marshall

LA MITOLOGIA DEL PIANO MARSHALL - INUTILE FARE PARAGONI CON IL PROGRAMMA CHE RICOSTRUÌ L'EUROPA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE: FURONO MOLTI PIÙ SOLDI (E A FONDO PERDUTO), ACCOMPAGNATI DA TRE ASSI CHE RIVOLUZIONARONO IL SISTEMA INTERNAZIONALE. E SOPRATTUTTO, NESSUNO OGGI IN EUROPA È INTENZIONATO A PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DI GUIDARE LA DRAMMATICA TRANSIZIONE COME FECERO GLI STATI UNITI

 

Mauro Campus per ''Domenica - Il Sole 24 Ore''

harry truman george marshall e basil o connor

 

A qualunque latitudine, quando si verificano situazioni di emergenza, è abituale ricorrere a questo luogo comune del lessico politico: «Qui ci vorrebbe un piano Marshall». Era dunque immaginabile il ricorso alla mitologia dello European Recovery Program (Erp) anche nell' attuale situazione. Tale previsione, in sé banale, ha però superato ogni aspettativa, poiché ovunque la formula del piano americano è invocata con un' insistenza svincolata dal significato storico che ebbe quell' operazione.

 

Anche se il generale George Marshall non ne fu né l' ispiratore né l' estensore, il piano prese il nome di quel segretario di Stato dell' amministrazione Truman, che fu anche l' organizzatore della vittoria alleata senza però aver mai calcato il campo di battaglia. Con un breve discorso molto citato - anche se pochissimo letto - pronunciato all' Università di Harvard il 5 giugno 1947 Marshall ne fu piuttosto il latore.

 

contributi americani in europa piano marshall

Quel testo che riannodava la tela dell' idealismo wilsoniano e compendiava in poche righe anni di trasformazione del sistema politico statunitense è divenuto sinonimo di «intervento risolutivo e benefico per i momenti di crisi drammatica». Come chiarì la legge che lo rese effettivo - l' Economic Cooperation Act del 1948 - non si trattava di un piano generosamente elargito dal vincitore ai Paesi in macerie dopo il conflitto della Seconda guerra mondiale.

 

Esso si triangolava su tre assi connessi e destinati ad avere un significato costituente per il sistema internazionale. Il primo era la riorganizzazione dell' Occidente e il ritorno della dimensione "atlantica" dell' interdipendenza, naufragata con la Prima guerra mondiale, cioè con il collasso della prima globalizzazione.

 

Il secondo era il far funzionare attraverso la ricostruzione delle correnti di scambio il motore del Grand Design rooseveltiano, ossia il ventaglio di organizzazioni pensate a guerra in corso da Roosevelt (dall' Onu all' Fmi, dal Gatt alla Banca Mondiale), le quali avrebbero dato corpo all' idea di "governo del mondo" che costituiva lo sfondo di un sistema internazionale multilaterale. Il terzo era la creazione geografica di un campo economico omogeneo in funzione antisovietica: un blocco politicamente stabile proteso a combattere quella che si andava definendo come la Guerra fredda e che segnò i successivi 40 anni di vita internazionale.

 

Le ricadute dell' attuazione del Piano furono legate all' alba della cosiddetta Pax Americana, cioè la creazione di rapporti di forza che descrivevano anche attraverso il dollar standard il dominio egemonico degli Stati Uniti su un Occidente i cui confini dilatati avrebbero coinciso con l' affermazione delle strutture del capitalismo democratico.

bill clinton piano marshall anniversario

Per essere precisi, il Piano costituì la premessa di quella trasformazione.

 

Con la regia di Washington i Paesi dell' Europa occidentale - senza distinzione fra vinti e vincitori - si sedettero al tavolo dell' Organizzazione per la cooperazione economica europea (Oece, l' antenato dell' Ocse), nata allora per riprogrammare il sistema produttivo continentale e renderlo funzionale all' ottimizzazione dei beni e dei fondi messi a disposizione dagli Stati Uniti. Si formò lì il processo d' integrazione europea, che da allora prese una strada autonoma ma seguitò (e seguita) a riconoscersi attorno alle istanze economiche delle origini.

 

Il Piano fu molte cose, ma il suo valore materiale derivava sostanzialmente da due fattori. Anzitutto il suo importo - circa 13,2 miliardi di dollari, pari all' 1,1% del Pil americano e al 2,7 dei 16 Paesi riceventi - era finanziato con i soldi dei cittadini statunitensi, i quali furono spinti ad accettarlo sulla base di una campagna martellante nella quale si sottolineava il nesso tra la sicurezza economica della Repubblica americana e quello dell' Europa occidentale.

 

Secondariamente esso non era composto solo da prestiti agevolati (alla cui riscossione gli Stati Uniti poi rinunciarono), ma da beni e materie prime che i 16 Paesi incamerarono gratuitamente e poterono trasfondere nel sistema produttivo attraverso aste o assegnazioni strategiche. Il ricavato delle vendite di quei beni costituì un fondo vincolato al lancio di politiche di produttività e quindi, di fatto, all' adozione di uno straordinario aggiornamento tecnologico rispetto alla grammatica industriale europea.

annuncio del piano marshall harvard 1957

 

Questo meccanismo inseriva una doppia condizionalità per i Paesi che attuarono il Piano. La prima era protesa allo sviluppo e alla modernizzazione del sistema produttivo, la seconda, squisitamente politica, prevedeva l' allineamento dei Paesi Erp all' American way of life in termini di consumo e accesso ai beni e di adesione a modelli liberal-democratici costituzionali.

 

Fu l' implicita condizionalità politica a rappresentare l' oggetto principale del dissenso attorno al Piano. Esso fu, infatti, accolto in modo controverso non solo dalla sinistra ma da eterogenee parti della popolazione europea. Anzitutto perché esso si proponeva di vincolare e dividere. Sebbene formalmente offerto ai Paesi della costellazione sovietica, esiste un' ampia evidenza documentaria che tale offerta fosse poco meno che un ballon d' essai: neanche volendo, il socialismo reale si sarebbe potuto curvare ai precetti dell' americanizzazione sottintesi al Piano.

 

 È del pari eloquente che le critiche accese, dal 1947 in poi, contro un patto accusato di essere l' espressione più aggressiva del capitalismo statunitense siano state poi ribaltate in severe diagnosi rispetto al modo in cui gli aiuti furono utilizzati. Ciò, da un lato, spiega però perché il Piano sia il passaggio preliminare per comprendere la storia del conflitto bipolare, e dall' altro perché ogni paragone col presente sia impraticabile. A suo tempo, nemmeno i più accaniti cold warriors sostennero che il Piano fosse il frutto di una volontà filantropica degli Stati Uniti, ed esiste un generale consenso verso la tesi secondo cui esso servisse ai destinatari quanto ai promotori.

marshall

 

Le ipotesi di un piano per fronteggiare la crisi da coronavirus che ricalchi le aspirazioni globali dell' Erp, per come negli ultimi giorni sono state richiamate prima dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel e poi dalla presidentessa della Commissione Ursula von der Leyen, descrivono un' ambizione priva di legami con la realtà.

 

Il bilancio dell' Unione (circa l' 1% del reddito nazionale lordo) - perché sarebbe l' Unione a essere chiamata a organizzare il "nuovo Piano Marshall" - è insufficiente per affrontare un programma simile a quello del 1948-1952, e una contrazione dei bilanci nazionali a favore del bilancio dell' Unione pare in questa fase una prospettiva lunare. Sarebbero dunque necessarie misure (e visioni) straordinarie.

 

Vi è inoltre un crinale ancora più invalicabile della limitatezza delle risorse e della relativa contabilità ordinaria che appassiona alcuni strabici politici del Nord Europa, e riguarda l' assunzione di responsabilità politica che un Piano simile comporterebbe. Per essere davvero onesti, nessuno oggi nell' Unione è intenzionato a guidare la drammatica transizione che si aprirà a breve e sarebbe questo ciò di cui si sente il bisogno. Non dell' evocazione imbambolata di feticci storici.

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)