Paolo Baroni per “la Stampa”
Dopodomani, venerdì 10, scadrà un altro prestito: dopo il miliardo e mezzo che il 30 giugno doveva essere restituito al Fondo monetario, questa volta sono 2 miliardi di euro di titoli a breve che il Tesoro greco dovrebbe rimborsare. E ancora, lunedì 13 «maturano» altri 500 milioni da restituire all’Fmi: anche questo prestito, come quello che ha innescato la procedura di default, fa parte del piano di aiuti varato nel 2010. Il 17 un altro miliardo di euro di titoli del Tesoro e quindi il 20 luglio arriva il colpo che rischia di dare il «ko» finale alla Grecia.
20 LUGLIO, IL «D» DAY
Scadono infatti 2 miliardi e 95 milioni erogati nel 2012 dalla Bce, 1,36 miliardi arrivati dalla varie banche centrali dell’Eurozona e pure 25 milioni prestati dalla Banca europea degli investimenti. E via così, sino a fine anno, non c’è mai una sosta. Detto questo, a parte l’ultima rata destinata al Fondo, la Grecia sino all’altro ieri aveva sempre onorato i suoi debiti. Il «contatore» del Financial Times per il 2015 riporta la seguente fotografia: 18,927 miliardi pagati (compresi 5,2 miliardi di titoli del Tesoro rimborsati solo a giugno) e altri 18,668 ancora da pagare.
Ecco il guaio che si trova a dover risolvere Tsipras in queste ore: una montagna di scadenze che in base alle attuali condizioni dell’economia greca e delle casse statali non è possibile onorare. Solo per stare ai prestiti erogati negli ultimi 2-4 anni da Bce, Fondo monetario e istituzioni europee, nel 2015 la Grecia dovrebbe rimborsare qualcosa come 27-28 miliardi di euro. Poi dal 2016 la curva dei rimborsi scende in maniera verticale per viaggiare sempre all’interno di una forchetta compresa fra i 5 e gli 8 miliardi all’anno, con due soli picchi attorno ai 10 miliardi di euro nel 2019 e nel 2043.
In totale i finanziatori della Grecia vantano crediti per 280 miliardi: 22 miliardi il Fondo monetario, 27 la Bce, 53 direttamente i governi dell’Eurozona, ben 131 il Fondo europeo di stabilità, più 34 miliardi di banche soggetti privati e 15 sotto forma di certificati del Tesoro greco a breve finiti nei portafogli di banche e istituzioni finanziarie pubbliche e private.
SOSTENIBILE OPPURE NO?
Se il debito pubblico greco è insostenibile, come ha certificato a tempo scaduto, il 2 luglio, il Fondo monetario, non è tanto per il suo costo, visto che la media dell’onere del debito greco è pari al 2,4%, più basso di quello italiano e addirittura di quello tedesco; né la durata, visto che le rate finiscono addirittura nel 2067. Il problema vero è rappresentato dallo scoglio del 2015-2016, un biennio «terribile» che vede concentrati ben 35-36 miliardi di rimborsi. E soprattutto è insostenibile perchè nel frattempo l’economia greca è crollata e assieme a lei le entrate fiscali.
IL CROLLO DEL PIL
L’Fmi ha stimato in circa 50 miliardi il fabbisogno di rifinanziamento della Grecia di qui al 2018, perché negli ultimi tempi la situazione della Grecia si è ulteriormente deteriorata: quest’anno Atene doveva crescere del 2,5% ed invece è rimasta ferma al palo. Troppo lento il Paese a varare le riforme attese e decisamente insufficienti gli incassi da privatizzazioni (appena 3 miliardi anzichè 23). Tutto questo si è riflesso sul rapporto debito/Pil che è schizzato al 177,1% del Pil, a quota 312 miliardi.
sui muri di atene murale antimerkel murale contro euro in grecia