NON CI MANCHERAI: “REPUBBLICA” DÀ IL BENSERVITO A VITTORIO GRILLI, AI SUOI CONTI OFF SHORE E ALLE “MAGAGNE” DELLA EX MOGLIE …

Alberto Statera per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Nel giorno in cui la settimana scorsa moriva Antonio Maccanico, grand commis dello Stato che per un trentennio aveva ricoperto nella generale stima importanti incarichi istituzionali - da segretario generale del Quirinale con Pertini a presidente di Mediobanca - 'Il Sole-24Ore' pubblicava un'inchiesta assai imbarazzante su Vittorio Grilli, alto civil servant di nuova generazione.

Ministro dell'Economia nel governo Monti, dopo aver ricoperto gli incarichi di ragioniere generale dello Stato e di direttore generale del Tesoro, due delle posizioni più importanti nella pubblica amministrazione, Grilli disponeva di cinque conti esteri a lui riconducibili nei paradisi fiscali delle isole del Canale e, secondo le rivelazioni di Claudio Gatti, avrebbe pagato in nero parte della ristrutturazione di un lussuoso appartamento ai Parioli, acquistato ad un prezzo dichiarato assai inferiore ai livelli di mercato.

Grilli si è difeso il giorno successivo con la lettera di un avvocato che rivendica la correttezza di ogni suo atto, ma che non smentisce il pagamento della casa con fondi di un conto offshore, né l'evasione delle imposte sulla ristrutturazione attraverso pagamenti in contanti.

Purtroppo, per il ministro uscente proveniente dall'alta amministrazione dello Stato non è il primo inciampo: mesi fa emersero notizie, sempre smentite, di finte consulenze Finmeccanica alla moglie, da cui ha divorziato, e di richieste a Mediobanca di finanziamenti alla signora, attraverso il direttore della stessa Finmeccanica Alessandro Pansa, poi nominato amministratore delegato.

Una registrazione telefonica rivelò anche che Grilli era ricorso al presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini, poi finito agli arresti, per avere un aiuto nella possibile nomina a governatore della Banca d'Italia. Ora è piuttosto evidente che se si chiede aiuto a un proprio 'vigilato' o a un proprio 'nominato', si compie un atto che rivela un cortocircuito tra pubblico e personale che configura una rete di connivenze.

Il pubblico diventa privato, l' 'amicizia' diventa complicità, l'imparzialità interesse personale e il senso dello Stato, da tutti invocato a parole, un'espressione priva di senso. In tutti questi mesi Grilli non ha sentito il bisogno di dimettersi dal governo dei tecnici, cosa che sarebbe accaduta in ogni altra democrazia funzionante, accampando scuse come l'antica amicizia con Ponzellini, che hanno persino aggravato i fatti, rivelando un diffuso deficit culturale ed etico che ormai permea purtroppo buona parte della Pubblica Amministrazione, a cominciare dai suoi vertici.

Ne esce una sorta di metafora di una società adusa se non incardinata sugli abusi di potere, sugli arbitri e sulle connivenze di una classe dirigente chiusa in un proprio bastione di potere, interdetto a chi non ne faccia parte.

Persino il mito dei tecnici vacilla. Non è soltanto la politica a manifestare un deficit etico che ha condotto l'Italia ai primi posti nella classifica dei paesi corrotti, ma anche e talvolta soprattutto l'alta amministrazione dello Stato, quella che dovrebbe essere una élite garante di competenza e imparzialità al di là delle temperie della politica. Ma purtroppo sembra che di servitori dello Stato come Antonio Maccanico non ne nascano più.

 

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