marino ignazio marino

NON FATE VEDERE AI FAN DI MARINO GLI ARTICOLI DI ''REPUBBLICA'' SULLE SPESE DELL'ALLEGRO CHIRURGO QUANDO LAVORAVA PER L'ISTITUTO DI PITTSBURGH: ''CHIUDEMMO OGNI RAPPORTO PER COLPA DELLE SUE FATTURE. D'ALTRONDE IN 13 ANNI NON CI HA MAI QUERELATO, COME AVEVA PROMESSO''

1. NELL'OSPEDALE DOVE INIZIÒ IL CHIRURGO MARINO: "COSÌ CHIUDEMMO OGNI RAPPORTO. FATTURE DOPPIE E DIMISSIONI IMMEDIATE"

Corrado Zunino per ''la Repubblica''

 

Al 600 di Grant street dicono che quel nome - Ignazio Marino - vogliono solo dimenticarlo. "Era un chirurgo, trapiantava organi. Non era indispensabile, ci ha creato tanti problemi". Davanti alla fontana che spruzza acqua rosa, sotto la sede distribuita su venti piani, parlano due dirigenti del Medical center universitario di Pittsburgh, l'Upmc che gestisce venti ospedali nella Pennsylvania dell'Ovest e trentotto centri oncologici negli Stati Uniti:

marino l'allegro chirurgo marino l'allegro chirurgo

 

"Il dottor Marino si è formato da noi, ha iniziato a operare con noi, gli abbiamo affidato il centro di Palermo, una frontiera in Europa. Poi abbiamo scoperto le doppie note spese, i suoi rapporti con altri ospedali americani. Gli abbiamo imposto le dimissioni dall'Ismett di Palermo e non avremmo voluto più occuparci di quella storia, né del medico italiano. Avremmo solo sperato nel silenzio".

 

Invece quel medico italiano, 650 trapianti in carriera, 213 pubblicazioni, ambizioso non solo come clinico, a 51 anni è stato fatto senatore, a 54 si è candidato alla guida del Partito democratico  (perdendo) e a 58 si è lanciato nella campagna per diventare sindaco di Roma, mayor come dicono qui. E ha vinto. "Eravamo sorpresi che della storia degli ottomila dollari contestati non si fosse detto più nulla, ma noi non avevamo alcun interesse a sollevare un caso", dicono ancora gli amministrativi subito dopo aver chiesto di non essere citati.

ignazio marino su chi  3ignazio marino su chi 3

 

L'Upmc aveva chiuso ogni rapporto con il dottor Marino come tante volte succede, e invece a tredici anni di distanza "siamo di nuovo qui". A riprendere in mano vecchi dossier, rileggere audit interni che rimandano a scontrini fiscali. "Sì, dopo tredici anni confermiamo: il dottor Marino aveva creato una doppia contabilità per le spese di trasferta. Una richiesta di rimborso la consegnava al suo centro di Palermo, l'Ismett appunto, e una alla nostra sede.

 

ignazio marino su chi  2ignazio marino su chi 2

Avevamo prove evidenti che la cosa fosse andata avanti per mesi e che fosse una scelta consapevole, non un caso, tantomeno un errore. Abbiamo agito subito, allora. Il 6 settembre 2002 inviammo un fax all'ospedale di Palermo e il dottor Marino nell'arco di mezza giornata controfirmò tutte le nostre condizioni. Aveva chiesto lui di dimettersi alcune settimane prima, il sei settembre abbiamo accettato senza esitazioni. Abbiamo chiuso lì ogni rapporto: uno dei nostri quattromila medici aveva perso la nostra fiducia, ma la carriera politica del dottor Marino non ci ha mai permesso di abbandonare quel dossier".

 

E' qui, dove la confluenza di Allegheny e Monongahela forma il fiume Ohio, non lontano dal Canada, che Ignazio Marino ha conosciuto i primi guai con le ricevute per le cene, qui che ha subito un oltraggio alla sua carriera e al consolidato orgoglio. Cresciuto sfiorando un nume tutelare della trapiantologia moderna, Thomas Starzl, che nel 1963 innestò il primo fegato su un bimbo di tre anni, nel 1997 Marino riuscì a farsi affidare da Jeffrey A. Romoff la direzione dell'Istituto Mediterraneo per trapianti e terapie ad alta specializzazione, ottanta posti letto voluti a Palermo dal governatore Cuffaro e inaugurati due anni dopo.

 

GOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINOGOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINO

In quelle stagioni siciliane, oltre ad operare in sala, il dottor Marino iniziò a sperimentare l'arte dell'amministrazione pubblica, palestra per una futura politica già avvistata. "Gestivo venti milioni l'anno", ha raccontato. Ma è sulle minuzie che arrivano le contestazioni. Un precedente che tornerà negli anni da sindaco, una coazione a ripetere che taglierà le gambe prima a un chirurgo scalatore e poi a un intraprendente politico. Ottomila dollari contestati in nove mesi (in attesa di controllare a ritroso i cinque anni precedenti).

 

Ignazio Marino Ignazio Marino

Una piccola cresta. Messa così, nero su bianco il 6 settembre 2002, dal superpresidente Romoff: "Riteniamo di aver scoperto una serie di irregolarità intenzionali e deliberate con note scritte da lei a mano e sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi delle persone indicate sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all'Upmc di Palermo".

 

Dozzine di ricevute duplicate, scrisse il presidente. Irregolarità intenzionali e deliberate, sottolineò. Dimissioni immediate, da controfirmare seduta stante. "Come restituzione dei rimborsi spese doppi da lei ricevuti accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall'Upmc ai quali avrebbe altrimenti diritto, compreso lo stipendio per il mese di settembre 2002". Ci sono anche le ferie pagate, eventuali malattie accumulate. Nulla da pretendere per il futuro da parte del direttore Ismett per rientrare degli 8.000 dollari.

 

A Marino fu concessa una settimana per liberare l'ufficio di Palermo, gli venne indicato nome e cognome della persona a cui lasciare auto, chiavi dell'auto e dell'appartamento, telefonino, cercapersone, computer portatili, carte di credito aziendali, gli fu anche intimato di non fare ritorno a Pittsburgh. "Tutti i libri e i giornali acquistati da noi dovranno restare nell'ufficio di Palermo", scrisse Romoff, "e se lei deciderà di trattenerne qualcuno potrà acquistarli a un prezzo ragionevole".

IGNAZIO MARINO DAJE IGNAZIO MARINO DAJE

 

Oltre alle cene, si scopre oggi, il dottor Marino chirurgo di trapianti aveva l'abitudine - secondo gli accertamenti dell'audit dell'Upmc - di mettere in doppia contabilità tutte le spese personali. "C'è una fattura, rimborsata sia a Pittsburgh che a Palermo, sulla ricarica d'inchiostro per la penna stilografica del medico". Otto euro e quaranta, richiesti due volte.

 

Ignazio Marino successivamente avrebbe detto che, in realtà, quei fogli erano solo un fax di presa visione, che l'università di Pittsburgh gli era diventata ostile perché lui si era accordato per un nuovo incarico direttivo con l'ospedale Thomas Jefferson di Philadelphia, che era stata una sua scelta quella di dimettersi da Palermo quando aveva scoperto che in una gara d'appalto c'era un'azienda in odor di mafia e in corsia le pressioni per favorire alcuni clinici erano diventate opprimenti.

 

Ignazio Marino Ignazio Marino

Oggi i dirigenti dell'Upmc, qui a Pittsburgh, ribadiscono: "Nel 2002 il dottor Marino controfirmò una lettera di dimissioni immediate e quelle dimissioni dipesero soltanto dalla sua condotta contabile, non c'entrano Palermo né Philadelphia. Non è neppure vero che i controlli erano partiti dopo una segnalazione del medico, fu un'iniziativa del nostro audit di fronte a conti che non tornavano. Dopo quella lettera, sottolineiamo, non c'è stata alcuna transazione e, d'altro canto, il dottor Marino non ci hai mai querelato né per falso né per danni subiti". Querela che, pure, il medico aveva promesso.

 

Il chirurgo romano riottenne, con la mediazione dell'avvocato Vittorio Angiolini, il pc utilizzato all'Ismett, alcune pubblicazioni e studi in archivio a Palermo. Tre anni dopo il senatore sarebbe riuscito a prendere 90 mila euro di risarcimento da parte di quattro giornali italiani e tredici giornalisti. Il Tribunale civile di Milano aveva riconosciuto un danno alla sua carriera nei modi in cui l'offesa di Pittsburgh era stata raccontata.

 

 

 

2. L' INDAGINE SU IGNAZIO PER LE SPESE PAZZE COI SOLDI DEI SICILIANI

Giacomo Amadori per “Libero quotidiano

 

Tra gli aneddoti preferiti del professor Ignazio Marino c' è quello del suo ritorno in Italia in veste di ex cervello in fuga.

 

Ignazio Marino Ignazio Marino

Infatti nel 1997 venne incaricato dal Centro medico dell' università di Pittsburgh (Upmc) di fondare l' Istituto mediterraneo per i trapianti e le terapie ad alta specializzazione (Ismett) e il chirurgo lo condusse per un lustro nella doppia veste di direttore scientifico e amministratore delegato. Ma a Palermo il Marino manager conseguì pessimi risultati, almeno per le tasche dei contribuenti siciliani.

 

Infatti in cinque anni la Regione, senza avere voce in capitolo nella gestione, ha versato all' Ismett un fiume di soldi. Per esempio, secondo il quotidiano La Repubblica, 118 milioni di euro vennero corrisposti agli americani per pagare parte del personale, per la costruzione di una nuova struttura e per il trasferimento del know how a medici e infermieri (Circa 9 milioni di dollari l' anno).

 

ignazio marino laura boldriniignazio marino laura boldrini

A questo denaro bisogna aggiungere quello sborsato dalla Regione per la gestione ordinaria dell' ospedale. Questi esosi accordi vennero presi dalla giunta guidata da Giuseppe Provenzano di Forza Italia, con la benedizione del governo ulivista e del ministro della sanità Rosy Bindi. Nonostante questo Upmc Italy chiuse il bilancio semestrale del giugno 2001 con una perdita secca di 3,5 milioni di euro. Dopo pochi mesi il rapporto tra il medico genovese e la Upmc si interruppe e nell' occasione, come è ormai arcinoto, volarono gli stracci.

 

I dirigenti statunitensi rinfacciarono al Marino dimissionario la presentazione di note spese «gonfiate», lui replicò denunciando «oppressive e continue richieste di favoritismi» che «rendevano via via più difficile, e poi impossibile, la conduzione del centro secondo criteri di trasparenza e merito». Belle parole, anche se per qualcuno il vero oggetto del contendere tra l' Upmc e Marino era la conquista della primazia nel rapporto con la generosa giunta siciliana.

IGNAZIO MARINO VERSIONE NERONEIGNAZIO MARINO VERSIONE NERONE

 

Una magnanimità sottolineata, sempre da Repubblica, in un' inchiesta intitolata "Dai trapianti alle appendiciti ma quant' è cara Pittsburgh". L' articolo, del 2002, illustrava come i costi elevati delle operazioni all' Ismett, anche di quelle più semplici, fossero legati al pagamento dei cosiddetti «professional fee», i compensi per i medici riconosciuti dall' assessorato alla Sanità all' Università di Pittsburgh per ogni intervento effettuato all' Ismett. Un trapianto di fegato costava 83 mila dollari in «professional fee», quello di reni 27 mila.

 

In quegli anni il Servizio sanitario nazionale rimborsava agli altri ospedali 75 mila euro per il fegato e 13 mila euro per il rene, ma in quelle cifre erano compresi gli onorari dei medici, il trasporto degli organi e tutte le altre spese. Una disparità di costi che portò la procura di Palermo a investigare. I pm Antonio Igroia e Lia Sava aprirono un fascicolo contro ignoti con un' ipotesi di truffa ai danni della Regione per l' evidente sperpero di denaro pubblico.

ignazio marino ti amaignazio marino ti ama

 

Il sospetto degli inquirenti era che una parte di quei soldi, usciti senza controlli da parte dell' università americana, rientrassero in nero in Sicilia sotto forma di bustarelle. In una delle consulenze, citate da Repubblica, si puntava il dito sull' architettura societaria dell' Ismett: «È molto strano che la Upmc» dopo aver incassato i soldi della Regione, «deleghi in seguito le proprie attività a una società (Upmc Italy ndr) di cui non possiede il controllo ma che è posseduta al 95 per cento dalla "Upmc overseas", rimettendoci in tale modo un' ingente somma di denaro annuale.

 

Nulla escluderebbe la possibilità che si tratti di una società costituita ad hoc, nata per scopi differenti.(…) Ciò che lascia maggiormente stupiti è che i pubblici amministratori delegati dall' assessorato alla Sanità e appartenenti al cda dell' Ismett non segnalino l''investimento finanziario delle somme eccedenti le necessità aziendali».

 

Le indagini, come ammette un inquirente dell' epoca contattato da Libero, si concentrarono sul ruolo dell' ad Marino, sui rapporti dell' Ismett con i politici e sui flussi di denaro, ma le ricerche si arenarono Oltreoceano, per l' impossibilità di seguire i soldi, la regola aurea di Giovanni Falcone. La procura non trovando prove sufficienti, a fine 2001, archiviò il procedimento, ma ritenendo evidente il danno alle casse della Regione trasmise copia degli atti alla procura regionale della Corte dei conti. Poco dopo scoppiò la guerra tra Marino e l' Upmc e il sindaco di Roma trovò importanti sostenitori.

ignazio marino come steve jobsignazio marino come steve jobs

 

Primo fra tutti l' ex assessore alla sanità di Forza Italia Alessandro Pagano che lo difese a spada tratta. Anche il governatore dell' Udc Salvatore Cuffaro (sta finendo di scontare una pena di sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) spese belle parole per il chirurgo. Ma questo non bastò a farlo rimanere a Palermo. I vertici dell' Ismett non vogliono più sentir parlare di quella vecchia vicenda.

 

Il direttore sanitario Ugo Palazzo, prima sostenitore di Marino e successivamente suo avversario, taglia corto: «Preferisco occuparmi di questioni scientifiche». La cosa certa è che il Marino amministratore aveva contribuito alla presentazione di un conto molto salato per i cittadini siciliani. Lo stesso che adesso devono pagare i romani.

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