ORBAN LASCIA IL PPE MA LA “RIVERGINATION” DI SALVINI IN EUROPA È ANCORA LUNGA – ORBAN AVEVA CAPITO CHE CONTINUANDO CON LA SUA POLITICA AVREBBE COSTRETTO IL CAPOGRUPPO DEL PPE MANFRED WEBER (CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DEL PARLAMENTO UE) A ESPELLERLO E COSÌ HA PREFERITO GIOCARE DI ANTICIPO - WEBER PER ORA NON HA NESSUNA INTENZIONE DI IMBARCARE I 28 LEGHISTI, CHE DEVONO DIMOSTRARE CON I FATTI L'INVERSIONE A EU

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Stefano Folli per "la Repubblica"

 

È poco convincente l' equazione che recita all' incirca: siccome Orbán esce dal Ppe (partito popolare europeo), allora Salvini entra nel Ppe. Il sistema delle porte girevoli. Ma non è così: quanto meno bisogna riconoscere che la partita intorno ai Popolari di Angela Merkel è più complicata di quel che appare. Di vero c' è che qualcosa si sta muovendo sul palcoscenico europeo, probabilmente anche a seguito degli avvenimenti italiani.

 

MELONI E ORBAN MELONI E ORBAN

 

 

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Un quadro ingessato da tempo si è animato. Così il gruppo del Ppe al Parlamento di Strasburgo/Bruxelles ha rotto gli indugi: ha annunciato nuove regole a tutela dei valori civili che hanno indotto l' ungherese a scrivere una lettera di addio ai vecchi amici.

 

Peraltro è opinione diffusa che il partito orbaniano (Fidesz) troverà riparo sotto le insegne dei Conservatori e Riformisti, di cui Giorgia Meloni è stata eletta da poco presidente. Fin qui niente di clamoroso. Orbán era da tempo sotto accusa per la sua politica interna illiberale e autoritaria e i Popolari, alleati dei socialisti nel governo dell' Unione, mal tolleravano una destra interna così caratterizzata.

 

MANFRED WEBER VIKTOR ORBAN MANFRED WEBER VIKTOR ORBAN

La seconda parte dell' equazione - strada sgombra per la confluenza di Salvini nel Ppe - è invece tutta da verificare. Non tanto per la lettera di solidarietà scritta dal capo della Lega al premier ungherese, con il quale è in ottimi rapporti: in fondo una missiva amichevole non si nega a nessuno e Salvini ha bisogno di salvare le forme, cioè di tutelarsi rispetto al suo elettorato che vedrebbe con sconcerto una rapida adesione al popolarismo da parte di un leader che fino a poco tempo fa pretendeva di incarnare l' immagine più esplicita del sovranismo, al pari di Marine Le Pen e dei tedeschi di AfD.

 

Qui le ipotesi sono due. La prima è che Weber, il capogruppo del Ppe, abbia fatto in modo che Orbán se ne andasse perché intende rimodellare l' immagine del gruppo in vista della sua candidatura, tra meno di un anno, alla presidenza del Parlamento dell' Unione: ambizione per la quale ha bisogno del voto dei socialisti.

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

 

In tal caso avrebbe poco senso disfarsi degli 11 ungheresi per aprire le porte ai 28 leghisti, ugualmente marcati a destra. La seconda ipotesi descrive una situazione quasi opposta: il Ppe lascia andare il controverso Fidesz e si appresta ad accogliere, attraverso le dovute procedure, un partito come la Lega che ha appena votato la fiducia all' europeista Draghi, ha dato prove di voler abbandonare l' antico "sovranismo" ed è alleata di Forza Italia, a sua volta già compresa nel perimetro dei Popolari.

 

Anche se fosse vera la seconda opzione, è chiaro che il cammino di Salvini verso il Ppe è appena agli inizi. Se il gruppo europeo è diffidente verso il Carroccio, a sua volta la Lega deve tener conto dei propri elettori sballottati qui e là, nonché della concorrenza di Fratelli d' Italia sul fronte nazionalista e "orbaniano".

 

MARION LE PEN MATTEO SALVINI VINCENZO SOFO MARION LE PEN MATTEO SALVINI VINCENZO SOFO

D' altra parte, la svolta della Lega non può rimanere a metà, pena un' inevitabile regressione. Finora la nuova linea, di cui è fautore Giancarlo Giorgetti, ha prodotto il "sì" a Draghi; l' ingresso nel governo di unità nazionale con ministeri di peso utili a riacquistare un profilo nordista; il sostegno al "Recovery plan"; la rottura (da confermare) con i movimenti dell' estrema destra europea. L' ingresso nei Popolari permetterebbe di consolidare in via definitiva tale cammino. Non sarà né facile né rapido, anche da parte dei tedeschi, ma l' alternativa è il ritorno presto o tardi alla casella iniziale.

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