1. PD IN PEZZI SUL CASO LOTTI, L'IMPUTATO CHE VOLEVA DECIDERE IL PROCURATORE CAPO DI ROMA 2. ACCUSE GRAVISSIME DI FRANCO ROBERTI, NEOELETTO PD: ''NEL 2014 IL GOVERNO RENZI, ALL'APICE DEL SUO EFFIMERO POTERE, ABBASSÒ IMPROVVISAMENTE L'ETÀ PENSIONABILE DEI MAGISTRATI, PER LIBERARE IN ANTICIPO UNA SERIE DI POSTI DIRETTIVI E FARE SPAZIO A CINQUANTENNI RAMPANTI VICINI ALLA POLITICA E INFLUENZARE LE NUOVE NOMINE''. DE LUCA GLI DÀ RAGIONE - ZINGARETTI VEDE LOTTI MA COME AL SOLITO NON PRENDE UNA POSIZIONE NETTA
3. T.MONTANARI:''RENZISMO? FOGNA'' - ORLANDO:''HO SCRITTO QUELLA RIFORMA MA RENZI...''

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LUCA LOTTI MATTEO RENZI LUCA LOTTI MATTEO RENZI

 

  1. BUFERA PROCURE: ROBERTI,PD CONDANNI SUOI ESPONENTI COINVOLTI

 (ANSA) - "Chiedo al Partito Democratico, finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello stato costituzionale di diritto dell'aggressione leghista". Lo afferma in un post sui social network l'europarlamentare del Pd Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia, commentando il caso Palamara e gli sviluppi investigativi che coinvolgono tra gli altri anche l'ex sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo Renzi, Luca Lotti e il parlamentare dem Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia.

 

 

Franco Roberti sulla sua bacheca Facebook

 

Un mio pensiero, da ex Magistrato e Procuratore Nazionale Antimafia, sul caso #Palamara e #CSM.

Nel 2014 il governo #Renzi, all'apice del suo effimero potere, con decreto legge, abbassò improvvisamente, e senza alcuna apparente necessità e urgenza, l'età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni. Quella sciagurata iniziativa era palesemente dettata da un duplice interesse:

 

FRANCO ROBERTI FRANCO ROBERTI

1) liberare in anticipo una serie di posti direttivi per fare spazio a cinquantenni rampanti (in qualche caso inseriti in ruoli di fiducia di ministri, alla faccia della indipendenza dei magistrati dalla politica).

 

2) tentare di influenzare le nuove nomine in favore di magistrati ritenuti (a torto o a ragione) più "sensibili" di alcuni loro arcigni predecessori verso il potere politico.

 

franco roberti franco roberti

Il disegno è almeno in parte riuscito perché da allora, mentre il Csm affannava a coprire gli oltre mille posti direttivi oggetto della "decapitazione", si scatenava la corsa selvaggia al controllo dei direttivi, specie delle procure. Il caso Palamara ne è, dopo cinque anni, la prova tangibile, sebbene temo sia soltanto la punta dell'iceberg. Chiedo alla libera informazione (sperando che esista ancora) di non perdere l'attenzione su questo scandalo. Chiedo al Partito Democratico, finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello stato costituzionale di diritto dell'aggressione leghista.

 

 

  1. BUFERA PROCURE: DE LUCA, VICENDA GRAVE, FARE CHIAREZZA

(ANSA) "Roberti sull'inchiesta Csm ha espresso una valutazione del tutto ragionevole. E' una vicenda grave sulla quale non si può tacere e bisogna fare chiarezza nella maniera più rigorosa possibile". Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a margine della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione del Teatro San Carlo commentando le parole dell'europarlamentare Pd Franco Roberti sull'inchiesta che sta coinvolgendo la magistratura.

 

nicola zingaretti 1 nicola zingaretti 1

 

 

  1. PD: ZINGARETTI INCONTRA LOTTI, FOCUS SU BUFERA PROCURE

 (ANSA) - Incontro tra il segretario del Pd Nicola Zingaretti e Luca Lotti, uno dei leader di Base Riformista. L'incontro, programmato in precedenza doveva riguardare i futuri assetti interni del Pd, in vista della Direzione della prossima settimana e della nomina della Segreteria da parte di Zingaretti. Interpellate su quanto scritto da una agenzia, per la quale Zingaretti avrebbe espresso solidarietà a Lotti per la bufera sulle procure, fonti della segreteria hanno precisato: "nessuna solidarietà, il segretario nell'incontro ha solamente ascoltato la ricostruzione dei fatti dell'on. Lotti". Fonti vicine a Lotti, interpellate a riguardo, hanno riferito che Lotti ha spiegato quanto scritto mercoledì nel comunicato, ribadendo la propria estraneità ai fatti.

 

 

  1. BUFERA PROCURE: PD,AVANTI CON INDAGINI,FIDUCIA IN MAGISTRATI

Tomaso Montanari Tomaso Montanari

 (ANSA) - "Questa mattina il segretario del Pd Zingaretti ha incontrato l'onorevole Luca Lotti. Nel corso del colloquio, tenutosi presso la direzione del Pd, il segretario ha chiesto all'onorevole Lotti spiegazioni e chiarimenti circa le indiscrezioni uscite in questi giorni sugli organi di informazione relativi alle inchieste che riguardano la magistratura e il Csm". Lo rende noto un comunicato del Pd.

 

"L'onorevole Lotti ha ribadito quanto già ieri comunicato - prosegue il comunicato - e cioè l'assoluta certezza di aver avuto comportamenti corretti. Il Pd non può che ribadire l'assoluta fiducia nell'indagine della Magistratura che dovrà accertare la verità e le responsabilità individuali perché non rimangano ombre e sospetti su temi così delicati. Si vada dunque avanti nelle indagini. Il Pd sosterrà, con fiducia, questo lavoro di investigazione e di ricerca della verità".

 

 

5. PER ORLANDO, RENZI NEL 2014 ERA ''VERGINE'' AGLI OCCHI DEI MAGISTRATI E DOVEVA ANCORA ''STRUTTURARE UN RAPPORTO CON LORO'' (CIAO CORE)

 

Dall'articolo di David Allegranti per www.ilfoglio.it

 

(…)

 

Ora, è impossibile non leggere nelle parole di Roberti un attacco non solo all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ma anche all’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, oggi vicesegretario del Pd. La ricostruzione dell’ex magistrato, peraltro, trova il sostegno di Vincenzo De Luca, di cui Roberti come detto è stato assessore. Per il governatore campano, Roberti “sull’inchiesta Csm ha espresso una valutazione del tutto ragionevole. E’ una vicenda grave sulla quale non si può tacere e bisogna fare chiarezza nella maniera più rigorosa possibile”.

 

Nel Pd, intanto, segue dibattito. “Ho massima stima per Roberti. Mi sono anche adoperato per la sua elezione. Ma rispetto alla sua ricostruzione mantengo un aperto dissenso, per diverse ragioni”, dice Orlando al Foglio. “Anzitutto, l’esigenza di uno svecchiamento della magistratura era reale. Ricordo che la norma per far andare in pensione i giudici a 75 anni fu voluta da Berlusconi, all’epoca si diceva per orientare gli assetti della Corte di cassazione. Questo però ha prodotto un forte invecchiamento dei vertici di tutti gli uffici”.

 

  

 

Nel 2014 l’età di pensionamento fu abbassata dal governo Renzi da 75 a 70 anni e, dice Orlando circoscrivendo il dibattito interno all’esecutivo di centrosinistra, “io ero un sostenitore della gradualità, ma poi alla fine fu presa un’altra decisione, scegliendo un intervento più radicale che sembrava maggiormente in linea con l’impostazione che il governo provava a dare. D’altronde, all’epoca vigeva la parola d’ordine della rottamazione, applicata peraltro dappertutto. Quindi escluderei che quella nostra norma fosse finalizzata ad allontanare i magistrati più ‘arcigni’ come dice lui.

 

Certo, una maggiore gradualità, come io avevo proposto, avrebbe consentito di gestire meglio il percorso ma fra tenere tutto com’era e cambiare penso sia stato più giusto cambiare”. Orlando, nel proporre il decreto legge, si era ispirato al precedente delle università, dove avevano utilizzato un décalage più graduale, ma poi fu Renzi a spingere per un abbassamento dell’età pensionabile più marcato. Tuttavia, nel complesso, la ricostruzione di Roberti, osserva l’ex ministro della Giustizia, è sbagliata a partire dalla tempistica. “Roberti retroproietta un clima che nel 2014 non c’era; all’epoca, il rapporto tra quel governo e la magistratura si doveva ancora strutturare, Renzi non aveva legami né buoni né cattivi con i magistrati”.

 

Roberti fa anche un riferimento ai “cinquantenni rampanti” inseriti “in ruoli di fiducia di ministri” proprio grazie al decreto legge del governo Renzi. Non lo cita ma parla di Giovanni Melillo, napoletano come Roberti, già capo di gabinetto di Orlando al ministero della Giustizia, che però, osserva l’attuale vicesegretario del Pd “scrisse proprio con me la norma sulla gradualità. E’ anche per questo che la sua ricostruzione è sbagliata”. Che oltre alla guerra fra correnti del Pd ce ne sia anche una, tutta napoletana, dentro la magistratura?

 

 

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