claudio velardi nicola zingaretti goffredo bettini massimo d'alema giuseppe conte

IL PEGGIORISMO DEL PD - L’EX "LOTHAR" CLAUDIO VELARDI SEPPELLISCE LA "DITTA" DEM: “NON CONCEPISCONO LA POSSIBILITÀ DI PERDERE IL POTERE. SONO BRAVE PERSONE. MA FUORI DAL MONDO. LA LORO INADEGUATEZZA DERIVA DALLA LORO CULTURA POLITICA MORTA E SEPOLTA. MA CONTINUANO A PENSARE DI SAPERLA PIÙ LUNGA DEGLI ALTRI” - “BETTINI, SENZA ESSERE STATO ELETTO, HA DETTATO E DETTA LA LINEA IN MANIERA SEMPRE PIÙ ESPLICITA E ARROGANTE. E DIETRO LA SUA SCHIENA SI INTRAVEDE L'OMBRA DI MASSIMO D’ALEMA”

CLAUDIO VELARDI IN VERSIONE RUNNER

Raffaele Marmo per “Quotidiano Nazionale - la Nazione - il Resto del Carlino - il Giorno”

 

Il gruppo dirigente del Pd poteva fare peggio?

Pausa.  «No». Altra pausa. Altra botta. «Sarebbe stato davvero difficile fare peggio. E, ora, fatto il governo, scoppierà un conflitto mai visto nel partito».

 

Bettini e Zingaretti

A bocciare senz' appello e senza fronzoli mosse, strategie e uscite di Zingaretti, Bettini & Co. è uno che li conosce bene, da vicino e da lontano: Claudio Velardi, gioventù comunista, l'Unità, eterno spin doctor e uno dei Lothar di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi («ma è roba di venti anni fa»), però anche riformista duro, puro e flessibile, sdoganatore a sinistra del lobbysmo all'americana, soprattutto eretico napoletano.

GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE

 

Perché questa deriva «peggiorista»?

«Dietro ci sono ragioni di fondo che attengono alla cultura politica dominante attualmente nel Pd: che è quella post-comunista, quella della 'ditta', per capirci. Una cultura straordinariamente politicista, regolata dalla logica ottocentesca e novecentesca della lentezza, dei processi, dei tempi lunghi. Mentre oggi la politica è veloce, è comunicativa.

massimo d'ALEMA rondolino VELARDI

 

È rapsodica, è fatta di momenti, di scarti. Tant' è vero che, quando hanno dovuto subire la guida di Matteo Renzi, con le sue sollecitazioni quotidiane, impazzivano. Ma, quando lo hanno potuto ridimensionare, è tornata la loro cultura. Dietro questi fallimenti, però, non c'è solo questo».

 

Quale altra ragione, più o meno oscura, c'è dietro?

«C'è che il Pd, dal '94 a oggi, in molteplici forme, è stato al governo per circa sedici-diciassette anni. Il Pd è nel bene e nel male l'architrave del sistema: il garante non solo della politica, ma anche dell'alta burocrazia pubblica e degli apparati dello Stato. Questa è tutta roba del Pd. E, dunque, il gruppo dirigente non concepisce proprio la possibilità di perdere il potere del quale è innervato».

goffredo bettini nicola zingaretti piero fassino

 

Tiriamo le somme.

«Mettendo insieme queste due cose, deriva che quelli che guidano il partito si muovono come un pachiderma. Mentre il mondo va velocissimo. E da qui tutti gli errori di questi mesi. Diciamolo, le hanno sbagliate tutte: O Conte o morte, mai più con Renzi, mai con Salvini, fino a Draghi. Non ne hanno imbroccata una».

 

Facciamo nomi e cognomi: perché la regia è stata in mano a Goffredo Bettini, che Renzi definisce il «capo della corrente thailandese del Pd»?

VELARDI E MASSIMO DALEMA

 «Goffredo Bettini, che è mio caro amico da quarant' anni, senza alcun titolo, senza essere stato eletto a nessun ruolo, ha dettato e detta la linea in maniera sempre più esplicita e anche in maniera arrogante. Dietro la schiena di Bettini si intravede l'ombra di Massimo D'Alema, che ha decretato all'inizio della crisi che non era possibile che l'uomo più popolare venisse cacciato da quello più impopolare».

 

E però è finita che «l'uomo più impopolare» ha cacciato «quello più popolare». Che cosa non ha funzionato nello schema degli ex comunisti di scuola romana?

«Sono brave persone. Ma sono fuori dal mondo. La loro inadeguatezza nella comprensione della realtà deriva dalla loro cultura politica morta e sepolta. E però continuano a pensare di saperla più lunga degli altri. Questa è la lue della sinistra: la presunta superiorità morale, che ha fatto diventare la conservazione del potere un assoluto totem, senza che vi sia un fondamento reale».

conte zingaretti

 

Abbiamo lasciato alla fine Nicola Zingaretti: che parte gioca?

«È una brava persona. Ma è una figura debole. Come gli altri della 'ditta' che guidano il partito, si tratta di professionisti dell'amministrazione e della politica, ma non hanno assolutamente né il taglio della leadership né una visione. Hanno fatto del Pd un partito di gestione, senza un'idea dell'Italia di domani. Ora, però, fatto il governo, si aprirà il grande conflitto nel Pd: gli ex renziani e quelli di derivazione cattolica non staranno né zitti né fermi».

MATTEO RENZI ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO – AMICI MIEIclaudio velardi Conte ZingarettiNICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTEdi maio zingaretti contegennaro migliore claudio velardiDALEMA VELARDI MINNITIClaudio Velardi

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...