mariana mazzucato vittorio colao

IL PIANO COLAO SCONTENTA ANCHE CHI CI HA LAVORATO - MARIANA MAZZUCATO HA RINUNCIATO A FIRMARLO! – L’ECONOMISTA ANTI-LIBERISTA VOLUTA DA CONTE A PALAZZO CHIGI COME CONSULENTE HA PRESO LE DISTANZE DAL DOCUMENTO DELLA TASK FORCE DEL SUPER MANAGER PERCHÉ “SI È DEDICATA MOLTO DI PIÙ AL LAVORO SULLA MISSION” (SIC!) – LE SLIDE DELL’EX AD DI VODAFONE SCONTENTANO PD E M5S MA NON RENZI E IL CENTRODESTRA. TE CREDO: DENTRO C’È IL CONDONO!

PIANO COLAO NON PIACE A PD M5S

Alberto Gentili per “il Messaggero”

VITTORIO COLAO

 

«Colao è stato scaricato quando la sceneggiata delle task force è finita». La sintesi brutale è di Carlo Calenda. Il leader di Azione non è lontano dal vero. Il giorno dopo che Vittorio Colao ha diffuso il suo piano con 102 proposte per la Fase 3, l'ex ad di Vodafone raccoglie ben pochi consensi nel governo. Certo, c'è Italia viva di Matteo Renzi che plaude al lavoro dell'amico, ma il più convinto sostenitore di scopre Matteo Salvini: «Molte delle sue proposte sono simili a quelle che avevamo presentato noi, il premier lo ascolti».

 

Un invito che difficilmente verrà accolto da Giuseppe Conte. Il premier avrebbe voluto tenere riservato il piano di Colao per evitare che conquistasse le luci della ribalta e già l'altra sera, parlando con i capi delegazione rosso-gialli, ha derubricato le proposte della task force a «contributo utile, una base di lavoro per arricchire il piano del governo per la ripartenza del Paese». Niente di più. E da palazzo Chigi aggiungono: «Alcune proposte di Colao verranno recepite, ma il governo non può delegare le scelte. E' la politica che deve decidere e fissare gli obiettivi».

 

l'ennesima conferenza stampa di conte by osho

Una linea in cui si ritrovano anche M5S, Pd e Leu. Tant'è che Anna Maria Bernini, capogruppo forzista in Senato, parla di «tiro a bersaglio». Diverse fonti accreditano inoltre la tesi in base alla quale Conte non intenda fare tesoro delle proposte di Colao per non far passare in secondo piano le ricette che illustrerà da venerdì agli Stati generali dell'economia. E perché teme, copione consolidato e consumato, la reazione dei 5Stelle.

matteo renzi con andrea marcucci 2

 

Tra le 102 ricette di Colao ce ne sono infatti diverse che fanno venire l'orticaria ai grillini: la deroga, per ampliare i contratti a termine, al decreto Dignità voluto da Luigi Di Maio; il condono per il lavoro in nero e i redditi non dichiarati; la proroga delle concessioni, Autostrade incluse; il divieto per Comuni e Regioni di opporsi alle opere pubbliche strategiche; l'eliminazione del codice degli appalti e dei limiti di spesa con il contante. Tant'è, che la viceministra grillina Laura Castelli mette a verbale: «C'è bisogno di un confronto politico, c'è un problema di evasione e va risolto». E il ministro Federico D'Incà, anche lui pentastellato, avverte: «Bisogna stare attenti a parlare di sanatorie».

 

mariana mazzucato

Niente applausi a Colao neppure dal Pd, anche se dal ministero dell'Economia guidato dal dem Roberto Gualtieri si fa sapere che «verranno adottate diverse proposte». Il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, al pari di Conte derubrica il piano della task force a «contributo alla discussione per la ripresa». E aggiunge: «La nuova fase richiede un cambio di passo, una svolta nel governo. Ho cominciato a leggere il piano Colao, alcune cose mi convincono, altre meno. La cosa che non mi convince per nulla è il fatto che l'Italia non può sempre far finta che non sia successo nulla.

 

giuseppe conte roberto gualtieri 9

Ad esempio l'edilizia scolastica: nel 2013, quando partì il governo Renzi, aveva 200, 300 milioni, adesso ha a disposizione quasi 9 miliardi. Perché alcuni Comuni, alcune Regioni, sono riuscite a realizzare i piani a altre no? Dobbiamo andare nello specifico per capire cosa non è andato in passato e perché». Sulla stessa linea il ministro per il Sud, Beppe Provenzano: «Nel rapporto della task force ci sono cose che mi piacciono altre che mi convincono molto meno. Mi piace la parte sullo sviluppo sostenibile. Quello che manca, ad esempio, è il tema delle aree interne».

 

CARLO CALENDA

Di diverso avviso è il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci, che parla di «piano molto interessante, capace di superare le arretratezze del Paese». Ma al pari degli altri dem e di Conte l'ex renziano corre a precisare: «Ora la decisione passa alla politica».

 

RENZI FUORI DAL CORO

Chi elogia, senza ma e senza se, il lavoro dell'ex ad di Vodafone è Italia Viva che apprezza che Colao abbia inserito tra le sue proposte il «piano choc per sbloccare le opere pubbliche». Maria Elena Boschi, capo delegazione renziana, afferma: «Molto bene, il piano va nella giusta direzione. Adesso passiamo dalle parole ai fatti, non possiamo perdere neppure un secondo». E il coordinatore Ettore Rosato si spinge a consigliare di «non fare» gli Stati generali dell'economia voluti da Conte: «Ora c'è il piano Colao». Della serie: basta quello. E non è il caso «di perdere tempo in riti, abbiamo bisogno di cose concrete».

le slide della task force di colao

 

Una stroncatura senza appello arriva da Leu. «Nel piano di Colao prevalgono ricette vecchie, che piacciono a Confindustria e che vengono sperimentate da 30 anni a danno del 99% dei cittadini. Il governo le lasci nel cassetto», tuona il portavoce Nicola Fratoianni. E i capogruppo di Camera e Senato, Federico Fornaro e Loredana De Petris si associazione: «Il comitato coordinato da Colao ha fornito contributi progettuali utili e altri francamente poco condivisibili, come i condoni e la svendita del patrimonio pubblico. Siamo fiduciosi che dagli Stati generali dell'economia potranno uscire altri spunti per la lotta alle diseguaglianze, la giustizia sociale e il contrasto allo svilimento del lavoro».

giuseppe provenzano foto di bacco

 

MAZZUCATO NON FIRMA IL PIANO COLAO

Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

 

Mariana Mazzucato

Il giorno dopo è difficile trovare qualcuno tra i 23 esperti (economisti, sociologi, manager) del comitato presieduto da Vittorio Colao che sia contento. Le reazioni suscitate dal loro rapporto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, su come rilanciare l'Italia sono state generalmente negative. Per ora nessuno reagisce ufficialmente perché, spiegano, «ci siamo dati la regola del silenzio e l'unico che può parlare è Colao».

 

vittorio colao vodafone

Ma, con la promessa dell'anonimato, si raccolgono commenti diversi, dettati anche dalle differenti provenienze professionali ed esperienze con le istituzioni. C'è chi è sorpreso di «tanta attenzione e tanta cattiveria» e chi invece, avendone viste molte, con una scrollata di spalle osserva: «C'era da aspettarselo, questo è il Paese delle polemiche e invece lo spirito del rapporto è proprio quello di invitare alla condivisione delle proposte, fatte con l'unico scopo di aiutare il Paese in questa fase difficilissima».

 

giuseppe provenzano foto di bacco (2)

Tutti sono stupiti, alcuni anche arrabbiati, del fatto che si rimproveri alla commissione di aver avanzato troppe proposte (102, a loro volta articolate in sottoproposte) invece di selezionarle. «Ma fare le scelte spetta alla politica, non agli esperti», è l'affermazione ricorrente. L'altra è che ci sono tante proposte perché si è seguito un «approccio sistemico», per offrire una ricetta completa sul da farsi «a partire dai punti di forza e debolezza del Paese», come si spiega nella stessa introduzione del rapporto.

 

Certo, in qualcuno il dubbio che il documento possa finire dimenticato in qualche cassetto, come per esempio accadde al rapporto Cottarelli sulla spending review, si insinua. Uno dei 23 esperti del comitato, Mariana Mazzucato, si è addirittura defilata, rinunciando a firmare il rapporto Colao. Ma in pochi si sono sorpresi, visto che l'economista dell'Università di Londra, è una paladina del protagonismo dello Stato nell'economia, molto più di quanto recepito nelle 102 proposte. Mazzucato comunque non fa polemiche e ieri, audita su altro nella commissione Politiche Ue della Camera, si è limitata a dire che «non ho firmato perché mi sono dedicata molto più al lavoro sulla mission che abbiamo con una nuova squadra, con dei giovani», cioè al ruolo di consulente del presidente del Consiglio che le ha affidato lo stesso Conte. C

 

le slide della task force di colao 3

ome dire: ho cose più importanti da fare, non proprio un complimento ai suoi colleghi. Ora molti professori del comitato Colao aspettano gli Stati generali dell'economia, annunciati dallo stesso premier, come una prova del nove. Sarà lì, nel confronto con le parti sociali, che si vedrà se e quanto il presidente del Consiglio userà il lavoro («ci siamo dedicati giorno e notte, senza soste», spiega uno dei 20) del comitato. Le premesse non sono le migliori, a sentire il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano: «È arrivato un contributo della task force di Colao, che ringrazio. Ma ci presenteremo alle parti sociali con una nostra proposta».

 

le slide della task force di colao 2

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."