PIANO B SENZA SILVIO B. – SE L’EX CAV TRACCHEGGIA SULLA LEGGE ELETTORALE, RENZI POTREBBE ALLARGARE LA MAGGIORANZA AL SENATO “COSTRUENDO” UN NUOVO GRUPPO CON EX GRILLINI, EX VENDOLIANI E PEONES DI COMPLEMENTO

Il presidente del Consiglio ha chiesto una risposta a Berlusconi “entro domenica” ma i suoi sondano i fuoriusciti dai Cinque Stelle per un nuovo gruppo - Della “pratica” si sono occupati, Lorenzo Guerini e Luigi Zanda - Ma non è facile federare tutti e 15 i senatori ex grillini, che tra di loro non si amano e ora sono divisi in quattro diverse aree…

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Fabio Martini per “la Stampa

 

renzi all assemblea degli industriali a brescia renzi all assemblea degli industriali a brescia

L’incontro a Palazzo Chigi, per una volta, non è stato idilliaco, ma i due si stanno simpatici e così, quando Matteo Renzi si è congedato da Silvio Berlusconi, non è stato scortese: «Su tutto quello di cui abbiamo discusso e sul quale oggi non abbiamo trovato un accordo, mi dai una risposta diciamo entro domenica?». Parole non taglienti ma chiare.

 

È come se Renzi, senza dirlo papale papale, avesse detto: sulla riforma elettorale non tiriamola per le lunghe, anche perché se Forza Italia dovesse tirarsi indietro, a quel punto il governo saprà come regolarsi. E qui c’è la novità, il piano riservato di Palazzo Chigi: allargare la base parlamentare della maggioranza al Senato (dove i numeri sono «ballerini»), aprendo a destra e a sinistra, con la formazione di un nuovo gruppo, nel quale potrebbero trovare ospitalità sia i parlamentari già usciti dal Cinque Stelle, sia quei senatori eletti in liste diverse dal centrosinistra e che nelle settimane scorse si sono avvicinati alla maggioranza.

lorenzo guerini lorenzo guerini

 

Finora Matteo Renzi non ha spinto su questo acceleratore, gli garba molto di più lo scenario delle larghe intese, ma certo, se Berlusconi non riuscisse a «tenere» nel patto, a quel punto il presidente del Consiglio è pronto ad aprire uno scenario del tutto nuovo: svincolarsi dal regime della doppia maggioranza con Forza Italia e consolidarne una tutta sua.


Della «pratica» si sono già occupati, con la massima riservatezza, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e il presidente dei senatori Luigi Zanda. Impresa non semplice, sinora, federare tutti e 15 i senatori «grillini» finora usciti - e quelli che potrebbero uscire - dal gruppo del Cinque Stelle, che tra di loro non si amano e attualmente sono divisi in quattro diverse aree, i 3 di Italia lavori in corso, i 4 di Movimento X, i 6 battitori liberi e i 2 nel Gruppo misto. Con una complicazione in più: che oltre a federare gli ex grillini, poi bisognerebbe trovare un amalgama per tenerli assieme agli altri senatori di diverse provenienze. Uno scenario che Renzi preferisce riservarsi più come deterrente che come prima scelta. 

renzi berlusconi ventriloquo renzi berlusconi ventriloquo


Anche perché l’ennesimo incontro a Palazzo Chigi tra Renzi e Berlusconi non è andato bene, ma neppure male. Il premier si è presentato col progetto di riforma elettorale che prevede un premio alla lista (e non più alla coalizione) che Berlusconi conosceva benissimo, visto che era stato lui stesso, nell’ultimo incontro con Renzi, a dargli l’ok. Salvo poi ripensarci. Non tanto perché il premio alla lista è ritagliato su misura sul Pd di Renzi: di questo «dettaglio» finora Berlusconi non sembra essersi preoccupato.

 

Luigi Zanda Luigi Zanda

Il Cavaliere lo ha spiegato al premier: «Capisci che se io dovessi fare una lista unica, nella quale far confluire quelli di Alfano e della Meloni, avrei difficoltà con i miei...». In altre parole ci sarebbero meno posti al «sole» per i fedelissimi di Berlusconi, quelli che non hanno seguito il Ncd e neppure la fronda di Raffaele Fitto dentro Forza Italia. Ma la vera delusione che Renzi ha riservato a Berlusconi è stata sul calendario. Al premier che chiedeva di «incardinare la riforma elettorale già nelle prossime ore», Berlusconi ha chiesto: ma per andare a votare quando? «Mi devi dare una risposta....».

luis alberto orellana luis alberto orellana

 

Domanda interessata: Berlusconi non vuole elezioni nel 2015, le vuole più avanti possibile e Renzi ha risposto con abilità: «Al voto non ci penso, ma con la legge elettorale approvata, mi trovo un’arma di pressione per domare la minoranza del mio partito..».

 

Ma il Cavaliere non ha avuto certezze da Renzi neppure sulla questione che più gli sta a cuore: Napolitano lascerà il Quirinale nel prossimo gennaio? Berlusconi ci spera perché in quel caso sarà determinante nella elezione del nuovo Capo dello Stato. Ma se Renzi puntasse ad elezioni anticipate e Napolitano restasse fino a giugno, teme Berlusconi, a quel punto Renzi si eleggerebbe il Presidente con i «suoi» parlamentari.

 

 

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