IL POPOLO DEI MAGNACCIONI - ECCO TUTTI I POSTI DELLA ROMA MAGNONA BATTEZZATI DAL PDL LAZIO, FRA CENE VISTA COLOSSEO E CONTI ESORBITANTI (PAGATI DAI CONTRIBUENTI) - LA CONSIGLIERA PARIOLINA VERONICA CAPPELLARO HA SPESO FRA I 7.000 E GLI 8.800 € AL “BAR MARTINI” E PIÙ DI 6 MILA € DA “PASQUALINO” - IL TUTTO CON RICEVUTE A DIR POCO “GENERICHE”…

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Alessandra Paolini per "la Repubblica - Edizione Roma"

FRANCO FIORITOFRANCO FIORITO

C'è il fascino della romanità dei centurioni, l'imponenza dell'anfiteatro Flavio, la convinzione che un bel piatto di pajata faccia salire i consensi come un buon bicchiere di vino il buon umore. E che importa se quel conto da 9.900 euro a pagarlo sia il Pdl con i soldi dei contribuenti.

In questa storia di fatture stratosferiche, cene luculliane e sperperi allegri, gettando la Regione Lazio nel fango, non ci sono solo le ostriche e lo champagne di Franco Fiorito da Anagni, il capogruppo alla Pisana accusato di aver prosciugato le casse del Partito della libertà, alla Pisana. Ci sono anche salami, ricottine e pajata. E tra tante, quelle due fatture da 7mila e 8.800 euro che Veronica Cappellaro, 31 anni pariolina doc e consigliera in Regione ha speso al Bar Martini con vista strepitosa sul Colosseo.

FRANCO FIORITOFRANCO FIORITO

Uno di quei locali in apparenza per soli turisti dove la maestà dell'anfiteatro riempie gli occhi, e la carbonara, il piatto. Ma dentro il locale, in mogano e tappezzerie rosse, l'atmosfera si fa più sofisticata. Alla cassa non c'è il titolare, ma un amico che in questi giorni sta dando una mano. «Non so nulla di queste cene del Pdl - dice - Sono un ex pilota dell'Alitalia prestato per caso e per poco tempo alla ristorazione».

VERONICA CAPPELLAROVERONICA CAPPELLARO

Poi, guarda le ricevute e storce un po' il naso. «Ma le sembrano fatture queste? Di solito, da noi, non si fanno così». Falsificate? Taroccate? Manipolate? Come ha sostenuto negli ultimi giorni Francesco Battistoni da Montefiascone, capogruppo subentrato a Fiorito e di Fiorito accusatore della prima ora in questo faida viterbese-ciociara.

Poco più in là, in via dei Santi Quattro, con il Colosseo nello scorcio, ecco "Pasqualino" tavolini all'aperto, tovaglie scaralatte, gricia e carciofi alla giudia tra i piatti consigliati. Ed ecco un'altra fattura intestata al gruppo consiliare Pdl alla Pisana: 6.363 euro più 636 di iva. E sopra il foglio scritto a penna spunta di nuovo il nome Cappellaro. Anche qui da Pasqualino all'ora di pranzo il titolare non c'è. A fare gli onori di casa c'è il direttore di sala. Non batte ciglio guardando la fattura. Scarna a dir poco: senza il numero di coperti e le portate. Settemila euro tondi tondi. Ma come si fa a spendere tanto per una cena?

VERONICA CAPPELLAROVERONICA CAPPELLARO

«Il nostro locale è molto grande e noi lavoriamo con gruppi corposi: stranieri, politici. Non sono autorizzato a parlare nello specifico, però - dice - lei capisce non sono il proprietario, però una cifra così alta si potrebbe giustificare con più conti di più sere sommati insieme».
Non ci allontaniamo troppo dalla zona del Colosseo. Via Cavour 198, accanto al rione Monti.

L'enoteca "Trucchi", piccola ed elegante, è un altro dei locali dove il Popolo della Libertà è andato a fare compere. La proprietaria Stefania Jade scrittrice, psicoterapeuta con la passione dei vini, ricorda esattamente quel giorno sotto Natale del 2010 quando un signore alto e ben vestito ha acquistato champagne per 784 euro. Riconosce la scrittura sul documento fiscale.

«Avevo aperto da poco l'enoteca e in pochi la conoscevano ancora. Devo dire che sono rimasta sorpresa che qualcuno mi facesse un ordine così consistente. Anche se a dir la verità le bottiglie acquistate erano tutte sui 50 euro, ad eccezione di una magnum di Primitivo. Il look del locale deve aver fatto colpo ho pensato. Che l'acquirente fosse un politico l'ho capito al momento della fattura. "La intesti al gruppo consiliare Popolo della libertà, mi ha detto il signore"».

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Nata e cresciuta sui Monti Parioli la consigliera Veronica Cappellaro ha organizzato una cena per quaranta persone anche all'Ambasciata d'Abruzzo, in via Pietro Tacchini dietro piazza Ungheria. All'entrata c'è un gran cesto di funghi porcini. Alla cassa il titolare Roberto Poggi. «Veronica la conosco fin da ragazzetta - racconta il proprietario dello storico ristorante famoso per i suoi infiniti antipasti di salami, ricottine e formaggi - da quando ha cominciato a fare politica qui nel quartiere. Da sempre viene da noi. E anche quella sera ha organizzato nella sala una cena».

L'assegno emesso dalla consigliera per la serata è di 1650 euro. «Erano in tanti e qui da noi non si spende molto, un range a persona intorno ai 40 euro. Si fa presto a fare il calcolo». Ma Poggi ricorda in altre occasioni anche Fiorito: «E' venuto un paio di volte, cene di lavoro, niente donne. Ricordo bene...quanto sudava».

E le ostriche? Tranquilli, ci sono. E' al ristorante Ottavio in via Santa Croce in Gerusalemme a Porta Maggiore che Andrea Bernaudo, presidente della Commissione bilancio le ha ordinate. Un conto da 174, e un altro da 140. Pesce crudo e ostriche francesi innaffiate dallo chardonnay. «I politici da noi? Sia di destra che di sinistra ci sono sempre stati», spiega Anna la titolare. A conferma che è bipartisan il palato da gourmet.

 

 

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