QUANDO LA CIA MANOVRAVA TANGENTOPOLI - ''UN PROTAGONISTA DI MANI PULITE È UN PUPAZZO MANOVRATO DAGLI STATI UNITI'', SI LEGGE NEI CABLO DELL'AMBASCIATA AMERICANA A ROMA. CHI ERA? DI PIETRO? IL DIPLOMATICO FINGE DI NON RICORDARE: ''IN QUEL PERIODO POTEVA ESSERE CHIUNQUE'' - ''FALCONE MI DISSE CHE ANDREOTTI NON ERA UN MAFIOSO''

tangentopolitangentopoli

Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

Nel febbraio del 1993 l' ambasciata americana a Roma invia al dipartimento di Stato un rapporto su Mani Pulite, in cui dice che un protagonista dell' inchiesta «potrebbe essere un pupazzo manovrato dagli Usa». Lo firma Daniel Serwer, incaricato d' affari e quindi capo della rappresentanza diplomatica. Ma a chi si riferisce? Al procuratore Di Pietro? Al ministro della Giustizia Martelli appena dimesso?

 

daniel serwerdaniel serwer

Lo abbiamo chiesto direttamente a Serwer, che oggi insegna alla Johns Hopkins University di Washington, e lui ci ha spiegato così l' atteggiamento di Via Veneto verso Tangentopoli: «L' impressione generale all' ambasciata era che fosse venuta l' ora di ripulire le cose. E se questo avesse significato cambiare la classe politica, non ci saremmo opposti».

 

Per capire meglio, facciamo un passo indietro. Il 10 febbraio del 1993 Martelli, raggiunto da un avviso di garanzia, si dimette. Il giorno dopo cade anche Bettino Craxi, protagonista dello scontro su Sigonella, e il 12 Giorgio Benvenuto viene eletto segretario Psi. Una rivoluzione, che preoccupa l' ambasciata americana.

 

mani pulite    mani pulite

Il giorno 12, infatti, Serwer invia a Washington questo "cable", che La Stampa ha ottenuto con altri rapporti: «Gli scandali che hanno coinvolto alcuni politici italiani prominenti immobilizzeranno il paese, prevenendo l' azione su altri problemi. Tanto il giudice incaricato dell' inchiesta, quanto il premier Amato, hanno chiesto una "soluzione politica", che includa la riforma elettorale».

 

il pool di  mani pulite il pool di mani pulite

Amato auspica che Martelli dimostri la sua innocenza, ma Serwer commenta: «Ciò non risolverebbe il problema basilare. Il paese è sempre più preoccupato per quanto sta accadendo e chiede un cambiamento, che è urgente perché la democrazia italiana, la credibilità del governo, del Parlamento, del sistema industriale e della sua competitività internazionale, sono tutti in gioco». Quindi nota che «i magistrati sono soggetti a critiche crescenti. Variano dall' asserzione che hanno ecceduto il loro mandato, a quella che cercano di assumere un ruolo politico».

Brosio davanti al palazzo di giustizia durante tangentopoliBrosio davanti al palazzo di giustizia durante tangentopoli

 

Qualche giorno dopo Serwer scrive ancora al dipartimento di Stato, per informarlo con un cable "confidential". «Craxi sembra deciso a mantenere una voce influente nel Psi, a detrimento degli sforzi di Benvenuto per ringiovanire il partito. Il sogno di una sinistra unita resta elusivo come sempre».

 

Il diplomatico nota che ormai circa 100 parlamentari su 956 sono stati incriminati, e quindi «Craxi potrebbe trovarsi in compagnia sempre crescente». Eppure riporta le dichiarazioni di Luca Josi, leader del movimento giovanile socialista, il quale «ci ha detto che Bettino non ha bisogno di una posizione ufficiale per esercitare influenza sul partito. "Craxi è Craxi", ha aggiunto. In effetti, l' ex leader ha manovrato per la sua successione da parte di Benvenuto, ma poi non gli ha neppure lasciato l' ufficio nella sede del Psi. Benvenuto non è tenuto in alta considerazione né come intellettuale, né come leader».

 

craxi mani pulitecraxi mani pulite

Subito dopo, Serwer riporta un severo giudizio raccolto dal senatore Gino Giugni, secondo cui «le dimissioni di Craxi probabilmente sono arrivate troppo tardi per salvare il partito».

 

L' incaricato d' affari nota che «secondo un sondaggio commissionato dalla Bicamerale, se si votasse con la legge proposta dal vice presidente Mattarella (60% maggioritario e 40% proporzionale), il Psi otterrebbe l' 8,5%, il Pds 17,3% e la DC il 57%.

BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI

 

Finché il sistema elettorale non sarà reso molto meno proporzionale, e il numero dei partiti ridotto, le prospettive per l' unione fra Pds e Psi resteranno distanti». Il rapporto conclude: «Il sangue continuerà a scorrere per un po', altre teste rotoleranno. Lentamente e dolorosamente la classe politica, di cui Craxi era la star, viene pensionata contro la sua volontà. Il futuro è incerto e la leadership di cui l' Italia ha bisogno non è identificata».

craxi e martelli GetContent jpegcraxi e martelli GetContent jpeg

 

Il 23 marzo Serwer ha una conversazione privata con Benvenuto: «Il nuovo segretario ritiene che il governo Amato non abbia più la maggioranza. Un esecutivo istituzionale potrebbe essere guidato dal presidente del Senato Spadolini, o della Camera Napolitano. Il Pds preferirebbe Prodi, ma Benvenuto non crede sia all' altezza. Pensa invece che Segni potrebbe esserlo». Il segretario dice che le elezioni condotte subito produrrebbero «risultati ermafroditi».

 

Benvenuto spiega che l' errore di Craxi è stato «perdere contatto con l' uomo comune. Un problema di tutti i politici italiani; non parlano alla gente, ma si posizionano uno contro l' altro». Poi lancia un avvertimento che fa sobbalzare Serwer: «Ha comparato la situazione di oggi a quella dei primi anni Venti, quando Mussolini sfruttò le preoccupazioni popolari per consolidarsi al potere. Ha anche accennato vagamente a timori riguardo l' affidabilità delle forze armate in una crisi».

IL CONSOLE Peter Semler IL CONSOLE Peter Semler

 

Il diplomatico riporta che Benvenuto vorrebbe un governo più autorevole per una soluzione politica, ma poi commenta: «E' improbabile che a questo punto qualunque esecutivo riesca a rimettere il genio nella bottiglia, ora che la magistratura ha scoperto la natura sistemica della corruzione».

 

Abbiamo chiesto a Serwer a chi si riferiva, quando scriveva che un protagonista di questo dramma «potrebbe essere in realtà un pupazzo manovrato dagli Stati Uniti». Lui ha risposto così: «Non ricordo con esattezza, ma, come sapete, chiunque potrebbe essere accusato di esserlo in Italia, specialmente durante quel periodo. Noi non abbiamo creato Mani Pulite e non l' abbiamo manovrata. I politici che cadevano, Andreotti, Craxi, Martelli, erano nostri amici, e questo ci creava seri problemi perché non sapevamo che futuro avrebbe avuto il paese.

daniel serwer daniel serwer

 

Però non facemmo nulla per proteggerli. L' impressione generale all' ambasciata era che fosse venuta l' ora di ripulire le cose. Tutti sapevano come andavano. Mi ricordo ad esempio di Poggiolini, che aveva murato lingotti d' oro nelle pareti della sua casa. Se la pulizia fosse avvenuta in maniera professionale, non ci saremmo opposti».

 

giovanni falcone e sergio mattarella giovanni falcone e sergio mattarella

Velato il discorso sugli aiuti offerti ai magistrati: «Io non ne ricordo, ma neanche avrei voluto saperlo. In situazioni del genere, l' ambasciatore preferisce non essere informato nel dettaglio, per avere poi il margine necessario a smentire, se qualcosa viene fuori». La collaborazione poteva avvenire a livello di Fbi o ministeri della Giustizia: «Certo. Se Di Pietro avesse chiesto aiuto lo avremmo dato, nell' ambito di ciò che consentivano le nostre leggi. Non siamo mai intervenuti per prevenire la collaborazione giudiziaria.

 

falcone giovannifalcone giovanni

Del resto c' era già una forte cooperazione con le inchieste di Falcone, al punto che in ambasciata avevamo un rappresentante della divisione criminale del dipartimento alla Giustizia, Dick Martin».

 

Facciamo notare a Serwer che Falcone indagava sulla mafia, mentre Di Pietro sulla corruzione politica: «Sì, ma non ci vedo una grande differenza, no?». Con Falcone il rapporto era strettissimo: «Andai a cena con lui un paio di giorni prima che venisse ucciso. Mi disse che Andreotti era stato colpevole di omissioni, non di commissioni. In sostanza non aveva fatto tutto quello che avrebbe potuto contro la criminalità organizzata, ma non era un mafioso».

giulio andreotti informalegiulio andreotti informale

 

Serwer non ricorda di aver mai incontrato Di Pietro, ma pensa che lo abbia fatto il console a Milano Semler. Infatti lo aveva proposto per un viaggio negli Usa, compiuto nell' autunno del 1992. Però ribadisce che se Di Pietro avesse chiesto aiuto, gli Usa lo avrebbero dato: «Assolutamente».

 

Appena Tangentopoli era esplosa, il responsabile di Via Veneto aveva visitato il capo della Procura di Milano, Borrelli: «Lo scopo era capire da dove veniva l' inchiesta, perché era cominciata proprio allora, e dove andava. Eravamo all' inizio, o alla fine? Borrelli, un giudice molto serio e professionale, chiarì subito che non avrebbe parlato di singoli casi. Però mi spiegò che l' inchiesta era molto ampia, e i giudici sarebbero andati ovunque li avesse condotti».

 

ACHILLE LAURO CRAXI REAGAN SIGONELLAACHILLE LAURO CRAXI REAGAN SIGONELLA

Serwer uscì convinto che l' Italia che conosceva fosse finita, ma non era dispiaciuto: «Se durante la Guerra Fredda c' era mai stata la tentazione di proteggere qualcuno di questi politici, ormai era scomparsa. Era venuto il momento dell' accountability. Se l' inchiesta veniva condotta in maniera appropriata e professionale, avremmo cooperato».

 

 

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO