pinotti finocchiaro orlando

QUELLO CHE ZINGARETTI HA DEFINITO UN “ATTO D' AMORE NEI CONFRONTI DEL PD” POTREBBE DIVENTARE NELLE URNE LA CONDANNA A MORTE DEL PD – AL VIA LE MANOVRE PER SCEGLIERE UN REGGENTE, FRANCESCHINI PREOCCUPATISSIMO: “NON C’E’ TEMPO DA PERDERE” – IN CORSA TRE POST COMUNISTI: ORLANDO, PINOTTI E FINOCCHIARO - LA SFIDA CONGRESSUALE RINVIATA AL 2022. BONACCINI SCALDA I MOTORI – LE PROSSIME MOSSE DI ZINGARETTI: DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/retroscena-dimissioni-zinga-orchestrate-suo-paraguru-goffredo-263054.htm

 

Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera

 

NICOLA ZINGARETTI

Fino all' ultimo hanno sperato che Nicola Zingaretti non formalizzasse le dimissioni. E ora i maggiorenti del Partito democratico sono costretti a prendere atto della realtà. Ben sapendo che questo non è il tempo per un congresso. Infatti nelle frenetiche consultazioni di ieri per evitare un tracollo del Pd, i leader della minoranza di Base riformista e quelli della maggioranza interna hanno deciso di eleggere il successore di Nicola Zingaretti nella prossima Assemblea nazionale.

 

«Non c' è tempo da perdere», dice Dario Franceschini ai suoi, preoccupatissimo di mettere il partito al riparo dalla bufera che si è scatenata dopo le dimissioni improvvise di Zingaretti. «Dobbiamo salvare il Pd ed evitare i contraccolpi che queste dimissioni potrebbero provocare», ripete Lorenzo Guerini ai fedelissimi.

 

roberta pinotti ritiro del pd all'abbazia di contigliano 33

E Andrea Orlando è d' accordo. Il ministro del Lavoro - che, in quanto vice di Zingaretti, si era proposto come referente di Draghi nei dem - al pari degli altri suoi compagni di partito è ora in difficoltà. La preoccupazione è forte: le elezioni amministrative sono state rinviate a ottobre, ma comunque, dopo l' addio traumatico di Zingaretti, i dem rischiano: quello che il segretario dimissionario ha definito come un «atto d' amore nei confronti del Pd» potrebbe diventare nelle urne la condanna a morte del Partito democratico.

 

L' Assemblea nazionale è prevista per il 13 e 14 marzo e non si sa se si riuscirà a farla slittare. «Difficile», dicono al Nazareno. Ma comunque i big del partito ci provano.

 

anna finocchiaro foto di bacco

Non ci sarà però nessuna resa dei conti in quella sede e non si fronteggeranno due candidati alternativi. La corsa per la leadership del partito sarà rinviata a un congresso da tenersi nei primi mesi del prossimo anno. E sarà quindi in quei primi mesi del 2022 che scenderanno in campo i veri candidati alla segreteria del Partito democratico.

 

Alle assise lo scenario più probabile, al momento, vede da una parte Andrea Orlando e dall' altra Stefano Bonaccini.

 

O Dario Nardella. Ma all' Assemblea gli eserciti degli opposti schieramenti non si fronteggeranno. La clamorosa uscita di scena di Zingaretti, infatti, rischia di mettere in difficoltà un Pd che già negli ultimi sondaggi sembrava in affanno. Fermo al 18,5 per cento dei consensi, nel migliore dei casi. Ossia inchiodato alla stessa percentuale del Partito democratico di Matteo Renzi. O in caduta libera, intorno al 14, nelle ultime rilevazioni, quelle in cui si valutava il consenso elettorale del Movimento Cinque Stelle guidato da Giuseppe Conte, che stando ai sondaggisti sottrarrebbe voti ai dem.

andrea orlando

 

Perciò il Pd è alla ricerca di un segretario - o una segretaria - che consenta al partito di scavalcare la pandemia. I nomi che si fanno sono quelli di due donne. La prima è Roberta Pinotti, presidente della commissione Difesa del Senato: fa parte della componente di Area dem, che fa capo al ministro della Cultura Franceschini. La seconda è Anna Finocchiaro: non è più parlamentare, è una donna autonoma e indipendente rispetto alle correnti del partito, ma comunque potrebbe essere sponsorizzata dalla «Ditta».

 

dario nardella stefano bonaccini

C' è un terzo possibile candidato, che però non scalpita certamente per essere eletto nell' Assemblea nazionale. Si tratta di Orlando. Il correntone di Base riformista - in nome dell' unità del partito - sarebbe anche pronto a votarlo, ma al neo ministro del Lavoro converrebbe veramente intraprendere questa strada? Probabilmente no, perché dovrebbe reggere un partito in difficoltà, sotto schiaffo dopo le dimissioni traumatiche del segretario, con il rischio di perdere le elezioni amministrative.

 

E a quel punto Orlando rischierebbe di vedere vanificati tutti i suoi sforzi e di cedere la leadership al candidato alla segreteria che verrà. Nel 2022. Ciò nonostante non è improbabile che la scelta ricada su di lui. Anche se al momento si punta su una donna.

 

«Da sostituire quando sarà necessario eleggere un leader vero», commenta amara un' autorevole esponente dem. Ma così, a quanto pare, funziona nel Partito democratico. E nel frattempo c' è ancora chi spera in un ripensamento di Zingaretti, anche se il segretario dimissionario ripete a tutti: «Io non sto scherzando, quello che è fatto è fatto».

LE DIMISSIONI DI NICOLA ZINGARETTI BY OSHO

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”