A ‘’REPUBBLICA’’ HANNO UN PROBLEMA. DI LINEA - IL COSTITUZIONALISTA GUSTAVO ZAGREBELSKY ROMPE IL SILENZIO, FIRMA L’APPELLO DEL ‘’FATTO’’ A SOSTEGNO DEI PM DI PALERMO E VERGA SUL GIORNALE DI EZIO MAURO, DOVE SCALFARI SI SBATTE OGNI GIORNO A FAVORE DI RE GIORGIO, UN EDITORIALE CHE STROZZA IL COLLE: “LA LEGGE È COI PM, NAPOLITANO CI RIPENSI. LA CORTE DARÀ RAGIONE AL PRESIDENTE ANCHE SE HA TORTO” – E TRAVAGLIO CANTA VITTORIA: DOPO SPINELLI, CORDERO, HA CATTURATO ANCHE GUSTAVO…

1- A ‘'REPUBBLICA'' HANNO UN PROBLEMA. DI LINEA.
Libero
- Gustavo Zagrebelsky, editorialista di punta di Repubblica e Sandra Bonsanti (sodale di Libertà e Giustizia, associazione di Carlo De Benedetti, editore di Repubblica) hanno firmato l'appello del Fatto a sostegno dei pm di Palermo sulla trattativa Statomafia e contro Giorgio Napolitano. Lo stesso che Scalfari, su Repubblica, ha vigorosamente difeso. Non sappiamo se il Fondatore coltivi in segreto l'ambizione di diventare senatore a vita e per questo sia molto vicino alle ragioni del Colle. Una cosa è sicura: a Repubblica hanno un problema. Di linea.

2- ZAGREBELSKY: "LA LEGGE È COI PM, NAPOLITANO CI RIPENSI. LA CORTE DARÀ RAGIONE AL PRESIDENTE ANCHE SE HA TORTO"
Marco Travaglio per Il Fatto

Il silenzio di Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Consulta, pesava più delle parole di tanti suoi colleghi. Il fatto che, unico fra gli ex presidenti della Corte, tutti schierati con il Colle, non avesse detto una parola sul conflitto di attribuzioni scatenato da Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo, faceva pensare a un imbarazzato dissenso.

Anche perchè il giornale con cui collabora, la Repubblica, si era subito adagiato sulla linea del Quirinale, da Scalfari a commentatori come Galli e Pellegrino (ma non Spinelli e Cordero). Ma ora Zagrebelsky quel silenzio l'ha rotto, e senz'alcun imbarazzo, dopo aver atteso un mese esatto che si depositassero la polvere e il polverone. Prima ha aderito all'appello del Fatto in difesa dei pm. E ieri, su Repubblica, ha spazzato via in un colpo solo il decreto Napolitano e gli argomenti dei "corazzieri" di complemento. Buon ultimo, ieri, il premier Monti.

Pm screditati, isolati, intimiditi. Forse, scrive il giurista torinese, Napolitano non l'aveva previsto, ma il suo conflitto contro i pm di Palermo è divenuto il "perno di un'operazione di discredito, isolamento morale e intimidazione di magistrati che operano per portare luce su ciò che, in base a sentenze definitive, possiamo considerare la ‘trattativa' tra uomini delle istituzioni e uomini della mafia".

Non la "presunta" trattativa, come dicono Scalfari & C., ma la dimostrata trattativa. Su cui le indagini di "straordinaria importanza" non vanno "intralciate, ma anzi incoraggiate e favorite" da chiunque sia convinto che "nessuna onesta relazione sociale possa costruirsi se non a partire dalla verità dei nudi fatti. Tanto è grande l'esigenza di verità, quanto è scandaloso il tentativo di nasconderla".

Nessun precedente. Il conflitto del Colle contro la Procura è un unicum "dai caratteri eccezionali", "straordinari", "senza precedenti", perché la Consulta non è chiamata a dirimere "una controversia sui caratteri d'un singolo potere", ma "della posizione nel sistema costituzionale del Presidente... tanto come istituzione, quanto come persona": non solo per le sue "competenze" (le "prerogative" invocate dal decreto Napolitano), ma anche per i suoi "comportamenti" (le incaute telefonate con Mancino).

E non c'è par condicio, davanti alla Corte costituzionale, fra il Colle e la Procura: "È un giudizio nel quale una parte getta tutto il suo peso, istituzionale e personale, che è tanto, sull'altra, l'autorità giudiziaria, il cui peso al confronto è poco"

Duello ad armi impari. A prescindere dagli "argomenti giuridici" dell'una e dell'altra parte, "l'esito è scontato": la Corte deve dare ragione al Presidente anche se ha torto, perché "Presidente e Corte, ciascuno per la sua parte, sono entrambi ‘custodi della Costituzione'. Sarebbe un fatto devastante, al limite della crisi costituzionale, che la seconda desse torto al primo".

Dunque, "nel momento stesso in cui il ricorso è stato proposto, è stato anche già vinto.Non è una contesa ad armi pari, ma, di fatto, la richiesta d'una alleanza in vista d'una sentenza schiacciante". Ma, oltre ai pm, uscirà sconfitta anche la Consulta: "se, per improbabile ipotesi, desse torto al Presidente, sarà accusata d'irresponsabilità; dandogli ragione, sarà accusata di cortigianeria". E dovrà comunque ignorare "il diritto". Perciò Napolitano faceva meglio a non "coinvolgere" la Corte "in conflitti di tal genere, non nell'interesse della tranquillità della Corte, ma del diritto".

Nessuna legge violata. Sul merito, Zagrebelsky non si pronuncia esplicitamente perchè "è bene che chi ha fatto parte della Corte si astenga", anche se è chiaro che dà ragione ai pm, in base ai "dati giuridici espliciti, e quindi incontestabili": "Una sola norma tratta delle conversazioni telefoniche del presidente e della loro intercettazione", quella che si occupa del Presidente "sospeso dalla carica dopo essere stato posto sotto accusa per attentato alla Costituzione o alto tradimento".

Nel caso di Palermo, nessuna accusa al Presidente, ascoltato mentre parlava con Mancino. Su questo caso la legge non dice "niente di niente": "Niente sulle intercettazioni fuori del procedimento d'accusa; niente sulle intercettazioni indirette o casuali; niente sull'utilizzabilità ... nei processi; niente sulla conservazione o distruzione". Dunque, se le norme non esistono, i pm di Palermo non possono averle violate e il conflitto non sta in piedi.

Ma per Napolitano il silenzio dei padri costituenti è dovuto a "una dimenticanza o una reticenza", "un vuoto che si deve colmare" interpretando "i principi" e ricavandone "le regole che occorrono". Altri invece, e Zagrebelsky fra questi, sostengono che quello dei costituenti fu un silenzio "consapevole", per "applicare al presidente della Repubblica, per tutto ciò che non è espressamente detto di diverso, le regole comuni valide per tutti i cittadini".

Il Presidente intoccabile. Il diritto qui cede il passo al sarcasmo: se avesse ragione il Presidente - argomenta Zagrebelsky - la sua "irresponsabilità" comporterebbe l'"‘inconoscibilità', ‘intoccabilità' assoluta", che obbligherebbe i pm a usargli un trattamento "particolare, "fuori dalle regole e delle garanzie ordinarie del processo penale": cioè l'obbligo di distruggere subito, in Procura, senza passare dal gip e dal contraddittorio fra le parti, tutte le conversazioni con la sua voce, in barba dalla Costituzione e al Codice di procedura.

Qualunque opzione scelga, la Consulta dovrà esorbitare dai suoi poteri, con una sentenza che non sarebbe "applicazione della Costituzione, ma legislazione costituzionale in forma di sentenza costituzionale"; e, se decidesse nel senso auspicato dal Colle, opererebbe una "revisione", un "mutamento della Costituzione", che per la stessa Carta (arti.138) è prevista solo con legge costituzionale.

Trasformando il Presidente in qualcosa di diverso da quello disegnato dai costituenti: un sovrano Ancien Regime "intoccabile" e "inconoscibile". Altro che trasmettere i suoi poteri intatti al successore, come dice di voler fare Napolitano citando le parole di Einaudi: parole - chiosa Zagrebelsky- "più monarchiche che repubblicane".

Presidente, torni indietro. Alla fine il presidente emerito invita Napolitano a "una riconsiderazione", cioè a rinunciare al conflitto con la Procura. Per tre motivi. 1) "Il ritegno del Costituente sulla presente questione suggerisce analogo, prudente, atteggiamento in coloro che alla Costituzione si richiamano".

2) Napolitano "non si lasci fuorviare dal coro dei pubblici consensi", cioè dei servi encomi: "una cosa è l'ufficialità, dove talora prevale la forza seduttiva di ciò che è stato definito il pericoloso ‘plusvalore' di chi dispone dell'autorità; un'altra cosa è l'informalità, dove più spesso si manifesta la sincerità. Le perplessità, a quanto pare, superano di gran lunga le marmoree certezze".

3) Le prerogative del Presidente non sono quelle di un Re, tagliate sulla sua persona e dunque ereditarie: "nella Repubblica, l'integrità e la continuità che importano non sono lasciti ereditari, ma caratteri impersonali delle istituzioni". Ecco la via d'uscita: lasciar perdere il "conflitto istituzionale" e ritirare il ricorso alla Consulta, tantopiù che i pm han dichiarato "le intercettazioni di cui si tratta totalmente prive di rilievo per il processo".

Dunque "cosa impedisce, nello spirito della tante volte invocata ‘leale collaborazione', di raggiungere lo stesso fine cui, in ultimo, il conflitto mira - la distruzione delle intercettazioni, per la parte riguardante il presidente - attraverso il procedimento ordinario (davanti al gip e alle parti, come intendono fare i pm, ndr) e con le garanzie di riservatezza previste per tutti? Forse che i magistrati di Palermo hanno detto di rifiutarsi d'applicare lealmente la legge?".

Perché di questo Zagrebelsky è certo: i pm di Palermo hanno applicato e applicheranno sempre lealmente la legge. Quella esistente, s'intende.

 

 

Gustavo Zagrebelsky foto La PresseLIBERTA E GIUSTIZIA GUSTAVO ZAGREBELSKY jpegSCALFARI NAPOLITANOSCALFARI E NAPOLITANO ALLA FESTA DEL 2 GIUGNOSCALFARI ZAGREBELSKY CONCITA DE GREGORIO SAVIANO NEL PARTITO DI REPUBBLICA - ILLUSTRAZIONE FUCECCHI PER IL FATTO INGROIA-TRAVAGLIO BY VINCINOTravaglio e PM Ingroia sotto l'ombrellone - Da PanoramaANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO VIGNETTA MANNELLI NAPOLITANO LITALIA E GLI APPELLI VIBRANTI jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegVIGNETTA MANNELLI - NAPOLITANO STIRO MANCINO

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…