giuseppe conte pedro sanchez

ROMA-MADRID-BERLINO, SOLA ANDATA - PERCHÉ IL RENDIMENTO SUI BTP ITALIANI È DOPPIO RISPETTO AI BONOS SPAGNOLI, SE EPIDEMIA, RECESSIONE E DEFICIT SONO SIMILI (SE NON PEGGIORI A CASA SANCHEZ)? PERCHÉ A MADRID HANNO FATTO CAPIRE CHE IL MES-GUINZAGLIO SARÀ USATO, MENTRE CONTE, PER SALVARE LA POLTRONA, POTRÀ ATTIVARLO SOLO SE PORTERÀ A CASA UN ACCORDO SUL ''RECOVERY FUND'' DA VENDERE COME UN SUCCESSO

Federico Fubini per il “Corriere della Sera

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

Se non bastasse il resto, è il mercato che sta dicendo che il tempo adesso stringe davvero. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è tornato a salire di più di sessanta punti negli ultimi venti giorni, sulle scadenze a dieci anni. Da una soglia minima dell' 1,22%, raggiunta il 26 marzo quando la Banca centrale europea sfoderò il suo piano da 750 miliardi contro la pandemia, all' 1,88% di ieri. È un peggioramento più che doppio rispetto a quello della Spagna dove i titoli di Stato a dieci anni rendono meno della metà rispetto a quelli di Roma.

 

Eppure i due Paesi sono investiti con la stessa violenza dalla pandemia, sono soggetti alle stesse decisioni europee e subiranno recessioni di intensità simile, mentre il deficit pubblico di Madrid può essere persino più alto. La differenza dunque dev' essere nella politica. Entrambi i governi sono coalizioni complesse e fragili, ma solo in Italia è partito un dibattito sul fondo salvataggi Mes che - visto dal mercato e dalle altre capitali - ha un solo effetto: ricordare che la politica italiana può sempre finire ostaggio dei sovranisti e della loro rappresentazione della realtà. In Spagna invece è possibile che il governo attivi il nuovo strumento del Mes disegnato per le spese legate a Covid-19, senza però tirare fuori un solo euro. L' intento è di assicurarsi un po' di più sul mercato a costo zero.

 

CONTE MERKEL

Per l' Italia, la stessa scelta dipende da cosa accadrà fra sette giorni. È allora che i leader nazionali dell' Unione europea dovrebbero decidere se e come avviare un "Recovery Fund", un fondo per la ripresa da affiancare alle misure più limitate decise fino ad ora. Il governo di Giuseppe Conte può permettersi di attivare la linea di credito del Mes solo se sarà in grado di presentare un accordo europeo sul "Recovery Fund" come un successo. In caso contrario chiedere il sostegno del Mes - la proposta di Germania e Olanda dall' inizio - apparirebbe come una capitolazione tale da far cadere Conte.

 

La stabilità politica e finanziaria dell' Italia è dunque inestricabilmente legata al risultato del vertice europeo di giovedì prossimo. Da lì sembra ormai acquisito, anche a Berlino, che un qualche "Recovery Plan" vada lanciato.

 

conte gualtieri

Anche l' idea che possa valere almeno mille miliardi è ormai diffusa fra le capitali, anche se resta da capire distribuiti in quanti anni. Esistono poi idee per avvicinare la posizione di Roma, che chiede debito comune europeo, a quella di tedeschi o olandesi, che non vogliono farsi carico dei problemi dell' Italia. Una delle ipotesi prevede che ogni governo risponda per percentuali pari alla propria quota di prodotto lordo nell' economia dell' area euro di titoli di debito emessi in comune nell' area euro, anche se magari quel Paese riceve risorse in proporzione più ampia. È anche possibile che le compensazioni del dare e avere si facciano su lunghi periodi, con alcuni governi caricati di minori obblighi nei primi anni dopo la crisi. Di sicuro ci sarà un progetto, di sicuro non sarà un classico eurobond.

giuseppe conte roberto gualtieri

 

Manca però un tassello senza il quale il confronto fra capitali non entra nel vivo: come far partire quel "Recovery Fund", come alimentarlo di risorse e quando. Agganciarlo al bilancio Ue, come preferiscono Berlino e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, rischia di rimandare tutto al 2021 inoltrato: troppo tardi. Servirebbe una soluzione-ponte per raccogliere sul mercato finanziamenti già da quest' estate tramite la Commissione, la Banca europea degli investimenti o lo stesso Mes. Nessuna di queste strade è però priva di ostacoli. E all' ultimo ciascuna può rivelarsi il diavolo politico che, nei negoziati europei, si annida sempre nei dettagli legali.

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?