letta meloni salvini

SALVINI CHI? DAL QUIRINALE A ENRICO LETTA, OGGI IMPAZZA LA NUOVA GIORGIA MELONI - LO SPARTIACQUE È STATA LA RIELEZIONE DI MATTARELLA. MELONI HA SCELTO DI LASCIARE CAMPO LIBERO A SALVINI CHE NON HA PERSO NESSUNA OCCASIONE DI SBAGLIARE - LA DÉBÂCLE LEGHISTA È GIUNTA DAVANTI AI TENTENNAMENTI SULLA GUERRA IN UCRAINA, MENTRE LA DUCETTA HA PUNTATO SU UN FERMO ATLANTISMO. ANCHE L’ELEZIONE DI "GIGIONA" ALLA GUIDA DEI CONSERVATORI EUROPEI, LE STA DANDO SEMPRE PIÙ FORZA GRAZIE ALL’ECLISSI DEI SOVRANISTI SALVINI E LE PEN. MA PER CAMBIARE LO SCENARIO POLITICO OCCORRE CAMBIARE UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Giulia Merlo per Domani

 

giorgia meloni 9

Tra i due contendenti la leadership del centrodestra, Giorgia Meloni è quella che si sta muovendo con più abilità. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, sembra non essersi più ripreso da quell’appannamento iniziato con il voto per la presidenza della Repubblica.

Meloni, invece, sta invece sta portando avanti un preciso percorso di autoaffermazione sia in Italia che, soprattutto, all’estero.

 

Ma questo grande lavoro di posizionamento estero, sulle direttrici del patto atlantico e del conservatorismo europeo, ha permesso a Fratelli d'Italia di trovare un insperato interlocutore politico nel Partito democratico.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Fino a qualche mese fa, la geopolitica era qualcosa su cui il centrodestra poteva permettersi di non avere una linea comune. Prima venivano le questioni interne: dalle tasse, all’immigrazione e la giustizia. Oggi, con una guerra alle porte dell’Europa e le geometrie internazionali in movimento, ogni considerazione smette di essere pura teoria e diventa una presa di posizione che spezza il già precario equilibrio interno all’alleanza.

 

Tra i due contendenti la leadership, Giorgia Meloni è quella che si sta sicuramente muovendo con più abilità. Se il segretario della Lega Matteo Salvini sembra non essersi più ripreso da quell’appannamento iniziato con il voto per la presidenza della Repubblica, Meloni sta invece portando avanti un preciso percorso di autoaffermazione sia in Italia sia, soprattutto, all’estero.

 

giorgia meloni alla convention dei conservatori cpac 2022 4

In Italia lo spartiacque è stata proprio la rielezione di Sergio Mattarella al Colle. Meloni ha scelto di lasciare campo libero a Salvini, autoincoronatosi come regista e convinto di poter portare al Quirinale il primo presidente di centrodestra. La débâcle – dal pasticcio sulla candidatura della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, alle conferenze stampa in solitaria – hanno permesso a Meloni di capitalizzare al massimo l’occasione.

 

Prima con il voto di bandiera al giurista Carlo Nordio in segno di compattezza, poi con il mancato sostegno a Mattarella ma con la certezza della sua rielezione. Risultato: Meloni ha potuto ribadire il mito della «coerenza» come parola d’ordine di Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione, e ha visto crescere i sondaggi in suo favore, in parallelo con il calo della Lega.

 

lega mantova contro la meloni

L’ATLANTISMO

Davanti ai tentennamenti leghisti sulla guerra in Ucraina, Meloni ha puntato su un fermo atlantismo: il risultato è stato l’ordine del giorno sull’aumento al 2 per cento delle spese militari presentato come opposizione, che ha quasi aperto una crisi di governo.

 

Svolta dell’ultimo minuto strumentale al conflitto in corso? «Ma quale svolta atlantista: nel 2013 noi abbiamo scritto quelle che chiamiamo le “tesi di Trieste”», dice il senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma del partito e considerato il più affidabile consigliere di Meloni sulle questioni di politica estera.

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 15

«Lì abbiamo scritto che sosteniamo l’Italia come parte del blocco atlantico all’interno della Nato, ma anche che il rapporto dentro l’alleanza va riequilibrato. Noi crediamo nel modello di una colonna europea di difesa: la Nato è sì sovrapponibile agli Stati Uniti, ma non è più vero che gli interessi geopolitici statunitensi coincidono totalmente con quelli europei, visto che il loro baricentro si è spostato verso il Pacifico».

 

Da qui – e da tempi non sospetti dunque – nascerebbe l’idea della necessità di aumentare l’impegno per le spese militari, in linea con i parametri Nato. Concetto impopolare fino a quando in Ucraina non sono comparsi i carri armati russi, rendendo attuale la questione del riarmo e soprattutto riattivando gli arrugginiti ingranaggi della Nato.

giorgia meloni enrico letta atreju

 

Ma soprattutto da quelle valutazioni di quasi dieci anni fa avrebbe preso forma anche il progressivo spostamento di Fratelli d’Italia in Europa, culminato con l’elezione di Meloni alla guida del gruppo dei Conservatori europei. Una collocazione, questa, che le sta dando sempre più forza grazie all’eclissi della stella dei sovranisti europei e che la ha collocata fuori dalla lista che in Unione europea viene considerata dei cattivi: quella degli euroscettici come Salvini e Marine Le Pen.

 

GIORGIA MELONI BRUNO VESPA ENRICO LETTA

Proprio il primo turno di presidenziali in Francia ha reso palese la divaricazione dentro il centrodestra e l’assenza – confermata anche internamente – di un coordinamento in tema di politica estera e di visione generale.

 

Il quadro è singolare: Forza Italia, dentro il Partito popolare europeo, sostiene Emmanuel Macron; la Lega, dentro il gruppo Identità e democrazia, è vicina a Marine Le Pen; Fratelli d’Italia invece guida i Conservatori e aveva in Éric Zemmour il suo rappresentante.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Di qui la scelta di Meloni di non congratularsi con Le Pen per aver raggiunto il ballottaggio che, tradotta, ha significato una chiara presa di distanza dal sovranismo. E anche questa viene rivendicata come scelta strategica che viene da lontano. «Ci allontanammo da Le Pen quando eravamo al 4 per cento, pur se un partito come il nostro avrebbe avuto grande facilità e anche un grande vantaggio elettorale a sovrapporsi al movimento lepenista, sfruttandone la spinta», si ragiona nello staff di Meloni.

 

Invece, la scelta sarebbe stata quella di marcare la propria distanza da quel tipo di sovranismo oggi percepito come in declino: «All’epoca la scelta ci ha penalizzato, ma con il tempo quella lungimiranza sta pagando».

giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2)

 

Proprio la distanza dal sovranismo lepenista ha permesso a Meloni (e invece lo ha reso molto più complicato per Salvini) di collocarsi in modo chiaro in favore dell’Ucraina, rimanendo in linea con l’alleato privilegiato in Europa, i polacchi del Pis del premier Mateusz Morawiecki, che per ovvie ragioni guida un governo fortemente antirusso. Le Pen, Salvini e tutto il gruppo Identità e democrazia, invece, faticano ora a prendere le distanze dal legame con la Russia di Vladimir Putin.

 

IL FEELING CON LETTA

Proprio questo grande lavoro di posizionamento estero, sulle direttrici del patto atlantico e del conservatorismo europeo, ha permesso a Fratelli d’Italia di trovare un insperato interlocutore politico nel Partito democratico. Pur su posizioni opposte sia in Italia sia in Europa, il Pd di Enrico Letta considera Meloni un’interlocutrice privilegiata e in questo è ricambiato.

yo soy giorgia comizio della meloni a madrid 1

 

In questi giorni, sul Foglio, è stato pubblicato uno scambio a distanza proprio tra i due leader e Meloni ha addirittura detto che «c’è più di un punto di contatto fra il pensiero di Enrico Letta e il mio», riferendosi al manifesto in 7 punti sull’Europa del futuro presentato dal leader dem.

 

Il riconoscimento reciproco, secondo chi conosce Meloni, si origina nel fatto che le due forze parlerebbero un linguaggio simile sul piano politico, affondando entrambi in radici novecentesche. «In Letta, Giorgia vede un avversario ma anche un interlocutore perché il Pd è l’unico partito con una visione chiara, in un contesto nel quale tutte le altre forze politiche si muovono confusamente».

 

GIORGIA MELONI AI TEMPI DI AZIONE GIOVANI - ALLEANZA NAZIONALE

Quella di Meloni non sarebbe piaggeria. Nella visione della leader di FdI, descritta anche nella sua autobiografia, il futuro politico italiano è quello di un ritorno al bipolarismo, i cui poli graviteranno uno intorno al Pd e uno intorno a FdI.

 

Il punto focale della contrapposizione politica, infatti, sarà la visione di quale Europa costruire: da una parte il modello confederale di FdI, che riconosce la necessità di difendere l’identità nazionale e quindi la sovranità dei singoli stati; dall’altra il modello federato del Pd, che punta a superare gradualmente le identità nazionale per far confluire i singoli nazionalismi in una più vasta identità europea. Nessuno spazio, quindi, per il sovranismo che sta esaurendo la sua carica di rottura o per l’euroscetticismo ancora presente in ambienti vicini alla Lega.

giorgia meloni enrico letta

 

giorgia meloni con enrico michetti

Questo orizzonte sarà tanto più vicino quanto più i sondaggi ora favorevoli a FdI si tradurranno in voti alle prossime elezioni politiche. Lo scenario è in continuo mutamento, la legge elettorale potrebbe cambiare ma soprattutto l’alleanza con Lega e Forza Italia è ancora in piedi, almeno formalmente. Questo è il vero irrisolto che Meloni non ha ancora affrontato e sta abilmente nascondendo. Con due scenari possibili, legati al futuro politico di Salvini: FdI può diventare il partito leader oppure venir tagliato fuori.

giorgia meloni con paolo gentiloniGUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONIgiorgia meloni covergiorgia meloni francesco lollobrigida giorgia meloni con la sorella arianna fabrizio roncone giorgia meloni enrico letta foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...