giancarlo giorgetti matteo salvini luigi di maio giuseppe conte

SALVINI A ROTTA DI COLLE - IL “CAPITONE” APRE AL CONFRONTO CON TUTTI PER IL QUIRINALE: NON SOLO CON “L’ALLEATO” RENZI, MA ANCHE CON CONTE. IL MOTIVO È SEMPLICE: DEVE RICONQUISTARE CENTRALITÀ ALL’ESTERNO DOPO LA SETTIMANA DI ATREJU. E ALL’INTERNO PER CONTRASTARE LE MOSSE DI GIORGETTI, CHE MUOVE LE SUE PEDINE DA TEMPO SUL VOTO PER IL CAPO DELLO STATO - LO STESSO PROBLEMA CE L’HA PEPPINIELLO APPULO, CHE HA IL “SUO” GIORGETTI IN DI MAIO…

matteo salvini

Adalberto Signore per "il Giornale"

 

Nel tardo pomeriggio di giovedì scorso, incontrando deputati e senatori della Lega nella nuova aula dei gruppi a Montecitorio, Salvini non ci ha girato intorno. E ha annunciato ai suoi l'intenzione di aprire «a breve» delle interlocuzioni in vista dell'ormai imminente partita del Quirinale. Perché, ha sottolineato, «il prossimo capo dello Stato deciderà tre legislature».

 

salvini renzi

Intendendo, evidentemente, non solo le prossime due ma anche quella in corso. Non è un mistero, infatti, che la corsa al Colle potrebbe avere come appendice anche uno show down che avvicini lo scenario delle elezioni. Anticipando a deputati e senatori quel che avrebbe ribadito 48 ore dopo da Bari - «lunedì chiamerò i segretari di tutti i partiti» - Salvini ha quindi sottolineato che il confronto sarebbe iniziato da «i nostri alleati».

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI AD ATREJU

E via ad elencarli uno a uno in questo ordine: «Meloni, Berlusconi, Toti, Cesa e Renzi». Si, ha citato espressamente anche il leader di Italia viva, tra lo stupore di molti dei presenti. Che tra i due Mattei ci sia un canale privilegiato e che si sentano spesso, infatti, non è un mistero. Ma arrivarlo a definire «alleato» davanti a circa 150 parlamentari non è proprio la stessa cosa.

 

House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

Anche se il riferimento fosse solo rispetto alla specifica partita del Colle. Una sfida delicata, anche per la tenuta dei gruppi parlamentari rispetto alle indicazioni che arriveranno dai rispettivi leader.

 

Anche per questo, forse, Salvini ha scelto di sopire la polemica di alcune settimana fa, dopo la litigata su vaccini e green pass tra lo scettico Golinelli e il pro-vax Invernizzi. «Sul punto il nostro elettorato ha posizioni diverse, quindi - ha detto Salvini - evitiamo discussioni in proposito e anche di raccontarle ai giornali...».

 

giorgia meloni enrico letta atreju

Messaggio che i parlamentari della Lega hanno recepito, nonostante il curioso intervento di Golinelli che ha chiesto la parola per tornare a sostenere la linea no vax citando le sue personali competenze sul campo («in quanto allevatore» di suini, «sulla nocività dei vaccini non ho dubbi»). Fedele all'impegno, dunque, Salvini ha iniziato ieri il suo giro di tavolo proprio partendo dagli «alleati».

 

LA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI

Ha sentito Berlusconi, incontrato Toti e chiamato Meloni e Renzi. Ha preso contatto con i centristi Cesa, Lupi e Brugnaro. E, infine, chiamato Conte, Letta e Calenda. «Per invitarli a un ragionamento comune», spiega Salvini. Il cui obiettivo - malignano dentro Fratelli d'Italia - è riconquistare centralità dopo che per una settimana Atreju è stata la kermesse politica che ha dettata l'agenda del dibattito (anche in chiave quirinalizia).

 

Al netto della competizione interna al centrodestra tra Salvini e Meloni, però, il punto è dare un segnale anche in chiave interna. Salvini, infatti, ha necessità di legittimarsi nella trattativa sul Colle rispetto a competitor ombra all'interno del suo stesso partito. È noto, infatti, che Giorgetti si sta muovendo da tempo in autonomia su questo fronte.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

E, magari sarà un caso, proprio ieri sera nel giorno in cui il leader leghista ha messo in scena le «consultazioni» quirinalizie - si è lungamente dilungato sul tema con riflessioni su Draghi e sulle chances di Berlusconi.

 

Lo stesso problema di Salvini ce l'ha Conte, che ha il suo Giorgetti in Di Maio. Così, ieri si è arrivati al paradosso che l'ex premier e il suo ex ministro dell'Interno - che si detestano neanche troppo cordialmente dai giorni del Papeete hanno concordato sulla necessità di un confronto. Stesso ragionamento vale per Letta, con la differenza che nel Pd i competitor ombra fanno fatica a stare sulle dita di una mano.

 

giuseppe conte luigi di maio 2

Anche al segretario del Pd, dunque, può tornare utile la mossa di Salvini. Tanto che è l'unico che è intervenuto pubblicamente sul tema, facendo trapelare che «è disponibile a parlare con il segretario leghista, come del resto fa con tutti i leader di partito, ma solo dopo l'approvazione della legge di Bilancio».

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...