putin scholz macron

LO SCHIAFFONE DI MACRON A SCHOLZ – L’ASSE FRANCO-TEDESCO SI È SPEZZATO DEFINITIVAMENTE: IL TOYBOY DELL’ELISEO HA ARCHIVIATO IL GASDOTTO MIDCAT, CHE AVREBBE DOVUTO PORTARE METANO RIGASSIFICATO AI TEDESCHI DA MADRID, ATTRAVERSO I PIRENEI – BERLINO È SEMPRE PIÙ ISOLATA DOPO L’OSTINATO NO AL PRICE CAP: ORMAI GLI SONO RIMASTI VICINI SOLO GLI STATI VASSALLI (OLANDA E DANIMARCA), E QUEL PUTINIANO DI ORBAN – MA SENZA DRAGHI, E CON PARIGI E BERLINO CHE LITIGANO, PER L’EUROPA SARÀ (ANCORA) PIÙ DIFFICILE TROVARE LA SINTESI SUI DOSSIER STRATEGICI…

EMMANUEL MACRON OLAF SCHOLZ

1 - SI SPEZZA L’ASSE FRANCO-TEDESCO. MACRON A SCHOLZ: “TI SEI ISOLATO”

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

Quando Francia e Germania non remano nella stessa direzione, per l'Unione europea è difficile trovare una sintesi. E infatti la distanza tra le posizioni di Parigi e Berlino sul dossier energia si è rivelata essere il principale ostacolo a un'intesa al Consiglio europeo.

 

DRAGHI - ORBAN - MACRON - MITSOTAKIS - VON DER LEYEN

Tanto che a tarda serata i capi di Stato e di governo Ue erano ancora rinchiusi nell'Europa Building per cercare un compromesso sul "price cap" per il gas e dare così un mandato alla Commissione per mettere in campo «il tetto al prezzo dinamico» proposto nei giorni scorsi da Ursula von der Leyen.

 

«I leader - spiegava ieri una fonte Ue - sono ben consapevoli del fatto che i mercati li stanno guardando e vogliono trovare una soluzione».

 

Olaf Scholz E Vladimir Putin

Ma il fronte dei contrari ieri sera si è barricato dietro a Olaf Scholz, capofila di chi teme che il price cap possa spingere i fornitori a vendere il loro gas altrove. Un fronte che in realtà si è assottigliato rispetto alle scorse settimane, ma sufficiente a tenere in ostaggio per tutta la giornata di ieri il via libera alle conclusioni.

 

Anche perché il cancelliere tedesco ha ripetuto le motivazioni del suo "no": «Gli strumenti per ridurre il prezzo del gas vanno discussi intensamente - ha ribadito -, ma bisogna trovare il modo di farlo evitando di rimanere senza gas». E ha chiesto espressamente di valutare il possibile impatto sui contratti in essere.

 

SCHOLZ RUTTE

Il premier belga Alexander De Croo gli ha però ricordato che «la solidarietà dev' esserci anche sui prezzi e non solo sulle forniture», riferendosi al meccanismo di solidarietà obbligatoria introdotto dalla Commissione proprio per andare incontro alle eventuali esigenze della Germania in termini di forniture. Il polacco Mateusz Morawiecki ha rincarato la dose e si è scagliato contro «l'evidente fallimento della politica tedesca sul gas» perché il metano di Mosca «doveva essere la benedizione per la Germania e invece si è rivelato una maledizione».

EMMANUEL MACRON OLAF SCHOLZ

 

Anche Emmanuel Macron ha preso di petto l'alleato tedesco con parole insolitamente crude: «Non è positivo che la Germania si isoli, né per sé stessa né per l'Europa». Negli ultimi giorni la tensione tra Parigi e Berlino è salita ai massimi livelli per le divergenze sulla politica energetica e sulla Difesa, tanto che la riunione del Consiglio dei ministri franco-tedesco, inizialmente prevista per mercoledì a Fontainebleau, è stata rinviata a data da destinarsi. Ieri i due leader hanno deciso di incontrarsi tra di loro, sempre mercoledì, per provare ad appianare le divergenze.

 

VIKTOR ORBAN MARIO DRAGHI

Ma durante la giornata di ieri la ricerca di un'intesa si è complicata. «Troviamo un accordo solo sugli acquisti congiunti e sul tetto ai prezzi lasciamo che sia la Commissione a esaminare le altre opzioni» ha proposto l'olandese Mark Rutte. Soluzione inaccettabile per il governo italiano guidato da Mario Draghi, che invece ha chiesto l'applicazione immediata del "price cap".

 

 Il tentativo di compromesso proposto da Charles Michel prevedeva un invito alla Commissione a «portare avanti urgentemente il lavoro». Frase volutamente ambigua che però secondo alcuni governi non dà un mandato sufficientemente chiaro a Ursula von der Leyen per definire il meccanismo di controllo dei prezzi. Il problema è che il tentativo di alzare il livello di ambizione è stato frenato dal gruppo dei contrari.

emmanuel macron olaf scholz

 

«Il price cap è un suicidio economico» ha sottolineato l'ungherese Viktor Orban. E anche il cancelliere austriaco ha ribadito la contrarietà di Vienna: «Piuttosto è meglio il price cap utilizzato nella penisola iberica». Anche sul fronte finanziario i due fronti si sono spaccati. L'asse capitanato da Draghi e Macron ha insistito sulla necessità di introdurre un nuovo fondo finanziato con debito comune per contrastare il caro-bollette.

 

Pedro Sanchez - che ha siglato con Macron l'intesa per un nuovo progetto di gasdotto tra i due Paesi - si è aggiunto chiedendo di replicare il modello del Next Generation EU. Ma su questo Scholz continua a rimanere vago: «Abbiamo già ottimi strumenti. Buona parte dei fondi del Recovery non è stata ancora utilizzata ed è destinata a ciò che è necessario ora».

olaf scholz

 

2 - BERLINO È SEMPRE PIÙ ISOLATA SALTA IL GASDOTTO CON MADRID

Estratto dell'articolo di Gab. Ros. per “il Messaggero”

 

Accerchiata, isolata, in difficoltà interna nell'affollata coalizione di governo. La Germania che tiene in ostaggio l'Europa non può contare su molti alleati, mentre si intensifica il pressing sul cancelliere Olaf Scholz per abbandonare il no a price cap e debito comune contro il caro-energia.

 

mario draghi abbraccia emmanuel macron

Spezzato il legame storico con la Francia - che ieri ha definitivamente archiviato il progetto del gasdotto Spagna-Germania - accanto a Berlino si vedono i vassalli frugali come Paesi Bassi e Danimarca, oltre alla Svezia al debutto con il nuovo esecutivo di centrodestra.

 

E pure una pecora nera del summit, cioè il premier ungherese Viktor Orbán, è tornato a vestire i panni del bastian contrario e, per una volta, a fare assist a Berlino (il che non accadeva da un po'): «La proposta della Commissione sul tetto al prezzo del gas è come entrare in un bar e chiedere che vuoi pagare la birra a metà prezzo. Una speranza vana: i compratori non possono ridurre i prezzi dell'energia», ha scritto su Twitter.

 

SCHOLZ RUTTE

[…] Mentre Emmanuel Macron si appella all'alleato tedesco invitandolo a evitare l'isolamento, non è passata tuttavia inosservata l'assenza di Scholz all'annuncio dell'accordo sul corridoio verde per l'idrogeno formalizzato ieri da Francia, Spagna e Portogallo, poco prima del summit.

 

Un passo in avanti che viene visto da molti come uno schiaffo alla Germania in un momento di forte difficoltà per i rapporti nell'Ue, visto che manda in soffitta la partita del gasdotto attraverso i Pirenei, il MidCat sui cui puntavano con insistenza i tedeschi per avere accesso al metano rigassificato di Madrid.

emmanuel macron olaf scholz

 

E anche oggi, quando i leader parleranno di Cina, Berlino rischia di finire al centro del fuoco amico: il governo sarebbe infatti favorevole all'acquisto di oltre un terzo di un terminal del porto di Amburgo da parte di Cosco, gigante della logistica di Pechino. Proprio mentre l'Ue mette in guardia dalle dipendenze dal colosso asiatico.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”