carlo de benedetti

SDENG! E SUL PD ARRIVANO ANCHE I CEFFONI DI CARLO DE BENEDETTI: “È UN PARTITO DI BARONI IMBULLONATI DA DIECI ANNI AL GOVERNO SENZA AVER MAI VINTO UN'ELEZIONE. LA SEGRETERIA LETTA È STATA UN DISASTRO: NON HA SAPUTO INDICARE UNA SOLA RAGIONE PER CUI SI DOVESSE VOTARE IL PD, MA SOLO RAGIONI PER NON VOTARE GLI ALTRI - ESCLUDERE A PRIORI UN ACCORDO CON I 5 STELLE È STATA UNA PROVA DI ARROGANZA, OLTRE CHE UNA STUPIDAGGINE - LETIZIA MORATTI? UN CANDIDATO DEL PD IN LOMBARDIA NON VINCERÀ MAI. MENTRE CONTRO ATTILIO FONTANA LEI PUÒ FARCELA. SE IL PD LA APPOGGIASSE, CE LA FAREBBE E GLI ELETTORI DI SINISTRA NON SIANO SCHIZZINOSI - SE SALVINI PERDE LA LOMBARDIA, CADE. E SE CADE SALVINI, CADE IL GOVERNO”

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

carlo de benedetti otto e mezzo 5

«Le democrazie moderne sono minate da due mali che le divorano da dentro: le crescenti disuguaglianze e la distruzione del Pianeta. Un partito progressista che non mette in cima al suo programma questi due punti non serve a niente, e infatti fa la fine del Pd; che ha conquistato la borghesia e ha perso il popolo».

 

Ingegner De Benedetti, lei ha sempre una parola buona per tutti.

«Purtroppo queste non sono parole, sono fatti: con qualche eccezione, il Pd è un partito di baroni imbullonati da dieci anni al governo senza aver mai vinto un'elezione. La segreteria Letta è stata un disastro».

 

MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI

Perché dice questo?

«Perché in campagna elettorale Letta non ha saputo indicare una sola ragione per cui si dovesse votare il Pd, ma solo ragioni per non votare gli altri. Per la sua arroganza e supponenza il Pd ha corso da solo e ha determinato la vittoria della destra, che alla luce dei risultati non era affatto scontata».

 

Con chi avrebbe dovuto allearsi?

«Escludere a priori un accordo con i 5 Stelle è stata una prova di arroganza, oltre che una stupidaggine».

 

I 5 Stelle avevano provocato la caduta di Draghi.

GIORGIA MELONI ENRICO LETTA 2

«Ma identificare il Pd con Draghi è stato guardare al passato. Agli italiani bisognava parlare del futuro».

 

Parliamo del futuro. Chi dovrebbe essere il prossimo segretario?

«Quelli che si sono candidati non mi sembrano in grado di scongiurare la morte progressiva del Pd».

 

Bonaccini non le piace?

«Lo conosco poco. Ma sono rimasto legato alla teoria di Togliatti: gli emiliani sono bravi ad amministrare il territorio, pessimi a fare politica a Roma. Tranne Bersani, che per me è sempre il migliore».

 

elly schlein bonaccini

Nardella?

«È un ottimo sindaco, ha fatto bene a Firenze. Ma temo che metterebbe i due punti-chiave, le disuguaglianze e il Pianeta, in un pastone, anziché farne le priorità assolute».

 

Elly Schlein?

«Non ha neppure la tessera del Pd. Sarebbe il classico Papa straniero. È una figura interessante; non una leader».

 

E della candidatura Moratti in Lombardia cosa pensa?

carlo de benedetti 4

«Ho idee politiche da sempre opposte alle sue. Conosco la famiglia Moratti da una vita: da ragazzo andavo al mare a Stintino, l'hotel era loro. Ricordo Angelo: persona simpaticissima, il classico borghese milanese che si era fatto da sé, aveva cominciato commerciando olio usato dei motori e ha finito con due Coppe dei Campioni. Un uomo affascinante per personalità e simpatia. Ero amico dei figli, Gian Marco e Massimo. E ho visto arrivare in famiglia Letizia».

 

Che opinione ne ha?

«Le riconosco professionalità, capacità, onestà, passione, ambizione: tutte qualità. Il Pd in Lombardia non ha mai toccato palla. Ha sempre vinto la Lega».

 

LETIZIA MORATTI

Prima di Fontana vinceva Formigoni.

«Comunione e liberazione: peggio mi sento. Un candidato del Pd in Lombardia non vincerà mai. Saggiamente Cottarelli ha rifiutato. L'altra volta ho sostenuto Gori, anche finanziariamente: ottima persona, ma la sua corsa è stata un disastro».

 

È sicuro che candidare uno degli altri sia la soluzione?

«La Moratti ha avviato una profonda revisione del suo passato berlusconiano. Oggi non c'è più il centrodestra; c'è una destra dura, antieuropea, di matrice postfascista».

MATTEO RENZI - ENRICO LETTA

 

Addirittura?

«Questo governo è disastroso».

 

Non è un po' troppo severo?

«Lo sono troppo poco. È un governo obbrobrioso».

 

Il suo pare un giudizio ideologico.

«Al contrario: giudico i fatti. E il governo ha fatto solo stupidaggini. Una legge speciale, inutile e incostituzionale, quando la questione del rave era già stata risolta brillantemente dal prefetto di Modena. Una sparata sui contanti, il tetto a 10 mila euro, poi dimezzati.

 

Ora si annuncia un condono. Sui migranti il governo ha fatto una figura da cioccolatai: ha proclamato "non scenderanno mai", e li ha fatti scendere tutti. Con la Francia ha creato un caso, ci è voluto Mattarella per ristabilire un rapporto almeno formale, e La Russa anziché ringraziarlo l'ha attaccato».

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI NEL 2015 - MANIFESTAZIONE CONTRO RENZI

 

La reazione francese non è stata spropositata?

«Macron non deve governare l'immigrazione nel Mediterraneo; deve governare la Francia. E ha una forte opposizione di destra, con Le Pen e Zemmour. Era chiaro che gli sarebbero saltati al collo se avesse accolto una nave che era al largo delle coste italiane. Eppure l'ha fatto. E il governo italiano ha dimostrato un'ignoranza politica tremenda. Ha perso un alleato, con un errore che un bambino delle elementari avrebbe evitato».

 

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI NEL 2015 - FRONTE ANTI RENZI

Che lei sia contro la destra non è una notizia. Però ora sta criticando il Pd che chiude alla Moratti. È sicuro che possa vincere?

«Sono sicuro che un candidato del Pd non vincerebbe mai. Mentre contro Attilio Fontana la Moratti può farcela. Se il Pd la appoggiasse, secondo me ce la farebbe».

 

Ma nel Pd ci sono militanti che straccerebbero la tessera.

«Perché non l'hanno fatto quando il loro partito governava con Salvini? E ora fanno gli schizzinosi? Come mai questo pudore improvviso? Dopo la rotta del 25 settembre, ora la sinistra deve tornare a vincere. Per farlo servono coalizioni elettorali, che non sono necessariamente coalizione politiche. Lo scopo tattico di un partito all'opposizione è mettere in difficoltà il governo. E la Lombardia è una partita decisiva».

ENRICO LETTA MATTEO RENZI 1

 

Perché?

«Se Salvini perde la Lombardia, cade. E se cade Salvini, cade il governo».

 

Il Pd è frenato anche dal fatto che la candidatura Moratti viene da Renzi e Calenda.

«Non si fa politica pensando sempre ai nemici. Nella testa di Letta risuona ancora la campanella di Palazzo Chigi, che passò a Renzi con l'entusiasmo che tutti ricordiamo. Ma sono trascorsi quasi dieci anni. Il Paese affonda, e la sinistra è prigioniera dei risentimenti personali?».

 

enrico letta matteo renzi

Ultimi Dagoreport

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…