matteo salvini giorgia meloni

SI SALVINI CHI PUO’ – IL ‘CAPITONE’ MINACCIA DI FAR SALTARE LA COALIZIONE CON LA MELONI“O SCEGLIAMO CANDIDATI CONDIVISI OPPURE LA LEGA È PRONTA A CORRERE DA SOLA IN TUTTE LE REGIONI” – IL TRUCE SI SENTE UN UOMO BRACCATO. PERCHÉ IL PROCESSO GREGORETTI SARÀ LUNGO E CON UNA CONDANNA DI PRIMO GRADO SCATTA LA SEVERINO, QUINDI FUORI DAL PARLAMENTO. DUNQUE HA BISOGNO DI…

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

matteo salvini e giorgia meloni alla foiba di basovizza per il giorno del ricordo 1

Il contraccolpo inizia a farsi sentire a metà pomeriggio, quando il voto su Matteo Salvini è ancora in corso ma Palazzo Madama si va già svuotando perché non c' è pathos né attesa per un risultato già scritto da giorni. Un epilogo al quale lo stesso leader della Lega ha dato il suo contributo. A gennaio, quando i senatori del Carroccio hanno votato in Giunta per le autorizzazione a favore del processo, di fatto ribaltando «l' onere della prova» nel successivo passaggio in Aula. E ieri, rivendicando nel suo intervento al Senato di volersi fare processare. Concetto su cui Salvini torna più volte. Con i suoi senatori che annuiscono e applaudono entusiasti.

 

Passata qualche ora, però, l' euforia del momento si va esaurendo. E restano i dubbi dei tanti senatori della Lega che per la prima volta ragionano sulla possibilità di ritrovarsi con un leader alle corde. I sondaggi, ci mancherebbe, dicono che l' ex vicepremier è ancora il Re Mida dei consensi, con il Carroccio che nei sondaggi resta sopra il 30%.

 

matteo salvini a palermo 4

Eppure l' autorizzazione a procedere sulla vicenda della Gregoretti ha il sapore di quello che potrebbe diventare uno spartiacque nella storia politica di Salvini e, dunque, della Lega. Lo sanno bene anche i big del Carroccio, che se in pubblico ostentano sicurezza granitica, in privato s' interrogano su come andrà a finire una partita che si annuncia lunghissima. «Il problema di Matteo è che ragiona sempre guardando al breve periodo. Quasi mai considera cosa potrà succedere fra tre, quattro o cinque mesi», è stata una delle obiezioni recapitate direttamente a Giancarlo Giorgetti da un colonnello leghista.

 

D' altra parte, non è la prima volta che accade. Andò così ad agosto, quando il leader del Carroccio aprì la crisi. E un copione simile l' ha messo in scena tra dicembre e gennaio. Prima volendo imporre la candidatura in Emilia-Romagna di Lucia Borgonzoni nonostante i dubbi di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Poi mettendo la faccia sulla campagna elettorale, convinto che avrebbe portato alla spallata definitiva al Conte 2.

 

matteo salvini e giorgia meloni alla foiba di basovizza per il giorno del ricordo

È finita, invece, che da quel voto ne è uscito ammaccato lui, che pur di imporre la Borgonzoni e portare a casa la presidenza del Copasir per Raffaele Volpi aveva dato il via libera alle candidature di Stefano Caldoro in Campania e Raffaele Fitto in Puglia. Un patto che ora Salvini disconosce, ben consapevole che avendo fallito la conquista dell' Emilia rossa le Regionali che si terranno in primavera potrebbero riscrivere gli equilibri del centrodestra. Alla Lega, infatti, spetta la Toscana, Regione al momento data per non contendibile.

 

Mentre se è scontato il successo di Luca Zaia in Veneto, appare più tortuosa la strada di Giovanni Toti in Liguria. E una sua eventuale sconfitta sarebbe politicamente messa in conto a un Salvini che in quella Regione ha un peso specifico non indifferente e che con il governatore ligure è andato lungamente a braccetto. In Campania e Puglia, invece, le candidature di Caldoro e Fitto farebbero da traino a Forza Italia e Fratelli d' Italia. Con il partito della Meloni che in Puglia finirebbe addirittura per scavalcare la Lega (Fitto è ormai un esponente di Fdi ed è evidente che il risultato di una sua lista del presidente sarebbe da sommare ai voti della Meloni).

meloni salvini

 

Di qui l' agitazione di queste ore e la minaccia di Salvini: «O scegliamo candidati condivisi, magari affidandoci alla società civile, oppure la Lega è pronta a correre da sola in tutte le Regioni». Insomma, a spaccare il centrodestra, come già accaduto quando diede vita al Conte 1 insieme al M5s.

 

Da ieri, d' altra parte, il leader della Lega si sente un uomo braccato. Perché il processo Gregoretti sarà lungo, probabilmente non sarà l' unico (vedi Open Arms) e con una condanna di primo grado c' è il rischio concreto che scatti la Severino. Salvini, insomma, potrebbe presto essere incandidabile e quindi perdere la leadership del centrodestra. Di qui la minaccia alla Meloni di far saltare il banco e correre da solo. Perché in questi mesi più che mai il leader della Lega avrà bisogno di consenso che gli faccia per quanto possibile da scudo ai processi. E l' unico consenso che conta davvero non è quello dei sondaggi, ma quello delle urne.

BERLUSCONI MELONI SALVINIsalvini meloni tesei berlusconimatteo salvini giorgia meloni 2matteo salvini e giorgia meloni alla foiba di basovizza per il giorno del ricordo 2

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO