UFFICIO STAMPA MELONI, 'HA TOTALE FIDUCIA NELLA POLIZIA'
(ANSA) - "È priva di fondamento la notizia secondo la quale sono state date nuove disposizioni alle forze di polizia presenti a Palazzo Chigi nei confronti delle quali il presidente del Consiglio da sempre ripone piena e totale fiducia. Non è cambiato nulla".
Lo afferma il capo ufficio stampa della premier Giorgia Meloni, Fabrizio Alfano, conversando con i giornalisti a Palazzo Chigi, a proposito dell'articolo de La Stampa. "La polizia rimane quindi al primo piano. Non cambia il dispositivo di sicurezza - ha aggiunto Alfano -. L'unica variazione che potrebbe avere innescato questa assurda ricostruzione è il fatto che il presidente del Consiglio ha fatto presente al direttore dell'ispettorato di Palazzo Chigi di rivalutare la presenza di un agente di polizia destinato esclusivamente agli accompagnamenti in ascensore".
UFFICIO STAMPA MELONI, SICUREZZA AL PRIMO PIANO RESTA A POLIZIA
ELISABETTA BELLONI - FABRIZIO ALFANO - G7 BORGO EGNAZIA
(ANSA) - "È privo anche di fondamento quanto riportato nell'articolo, secondo cui la sicurezza al primo piano di Palazzo Chigi sia stata affidata agli agenti di scorta del presidente del Consiglio. La sicurezza al primo piano rimane quindi affidata agli agenti di Polizia di Palazzo Chigi".
Lo afferma il capo ufficio stampa della premier Giorgia Meloni, Fabrizio Alfano, conversando con i giornalisti a Palazzo Chigi, a proposito dell'articolo de La Stampa dal titolo 'Meloni teme complotti e fughe di notizie, via la polizia dall'ufficio di Palazzo Chigi'. "Inoltre - ha aggiunto - si precisa che il personale addetto all'anticamera non ha nulla a che vedere con la gestione della sicurezza e che la sua ordinaria organizzazione è di competenza dell'amministrazione. Smentisco nel modo più assoluto che ci sia stato un ordine di servizio verbale o scritto".
MELONI TEME COMPLOTTI E FUGHE DI NOTIZIE: VIA LA POLIZIA DALL’UFFICIO DI PALAZZO CHIGI
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
GIORGIA MELONI NELLA 500 SPIAGGINA INSIEME A PATRIZIA SCURTI E AL MARITO 2
È stato il primo ordine che ha dato al mattino appena arrivata a Palazzo Chigi. Via la polizia dallo spazio adiacente la stanza della presidenza del Consiglio, al primo piano. Giorgia Meloni ha deciso di privarsi del dispositivo di sicurezza che viene garantito dall’ispettorato in servizio permanente nel palazzo del governo.
Un inedito assoluto: mai era successo prima nella storia della Repubblica che il premier chiedesse di fare a meno degli agenti che stazionano in borghese al piano per controllare chi entra e chi esce dal suo ufficio, e in qualche caso anche per accompagnare gli ospiti.
patrizia scurti giorgia meloni
Una decisione che arriva in un clima per l’esecutivo intossicato da scandali, ombre, sospetti, veleni, cospirazioni immaginarie, che la presidente del Consiglio ha quasi sempre assecondato, senza mai nascondere una sua preoccupazione personale, anche se mai fornendo prove pubbliche a sostegno di queste tesi. […]
Meloni ha comunicato la sua decisione al cerimoniale e all’ispettorato, senza dare spiegazioni ufficiali. Avrebbe anche chiesto, in aggiunta, un maggiore filtro sui commessi più vicini al suo ufficio, sul piano dove stanno anche il capo della segreteria Patrizia Scurti, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il capo ufficio stampa Fabrizio Alfano.
Questa dei commessi non è del tutto una novità, perché già Mario Draghi chiese una selezione maggiore tra i dipendenti, pare dopo aver notato, con un certo orrore, uno di loro scamiciato e con il berretto della Roma.
giorgia meloni tra patrizia scurti e il marito capo scorta
Da quanto La Stampa è riuscita a ricostruire attraverso due diverse fonti di Palazzo Chigi, la premier sostiene di fidarsi ormai solo della propria scorta. Non vuole nessuna persona attorno alla sua porta che non sia di strettissima e provata fiducia, come gli uomini che la seguono ovunque e, in Italia o all’estero, vigilano sulla sua tutela.
Tra di loro, com’è noto, c’è Giuseppe Napoli, detto Pino, marito di Scurti, l’ombra di Meloni, la segretaria storica che tutto vede e tutto controlla.
Napoli è arrivato come caposcorta ed è stato lui a selezionare personalmente il resto degli uomini al seguito, lasciando fuori - lontano dalle missioni o in ufficio, a guardare le pareti - molti addetti alla protezione personale dei presidenti del Consiglio che a Palazzo Chigi lavoravano da anni.
PATRIZIA SCURTI E GIORGIA MELONI
Ieri, come ogni mattina, gli agenti di polizia si sono diretti al posto loro assegnato, al primo piano. Poco dopo, il superiore li ha chiamati e li ha fatti scendere. Nuove disposizioni, nient’altro da sapere. La polizia non può che prenderne atto […]
Già questo giornale, a fine aprile, aveva raccontato di uno sfogo della premier, con un amico direttore tv a cui aveva confessato di «non fidarsi di nessuno». Una predisposizione caratteriale che nel partito e nel governo hanno imparato a conoscere bene.
ROMA - CONTROLLI DI POLIZIA A PALAZZO CHIGI PRIMA DELL ARRIVO DI ZELENSKY
D’altronde è stata lei, nel corso di questi 23 mesi di potere a Palazzo Chigi, a spargere sul dibattito pubblico italiano le tesi di opache manovre e regie oscure ai suoi danni. Il terrore della ricattabilità e di essere osservata fin dentro il portone di casa è emerso in più occasioni. Nella conferenza stampa di inizio anno ha evocato un complotto ai suoi danni, ordito «da chi in questa nazione ha pensato di dare le carte», «affaristi, lobbisti e compagnia cantante».
Con chi ce l’ha? le viene chiesto. «Non fatemi dire di più», è la risposta. Meloni non dirà di più neanche nei mesi a seguire, ma lascerà intendere. Evocherà. Due sono i fatti su cui baserebbe queste convinzioni avvolte nella nebbia, ed entrambi tirano in qualche modo in ballo i servizi segreti.
Nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2023 – ma si verrà sapere solo ad aprile 2024 – gli agenti della scorta notano ad armeggiare vicino alla Porsche dell’ex compagno Andrea Giambruno, parcheggiata sotto la villetta dove vivono la premier e la figlia, due uomini che si qualificano come colleghi.
Poi c’è l’inchiesta di Perugia sui dossieraggi, partita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto e che ha portato a due indagati: un tenente della Guardia di Finanza e uno 007.
Meloni ha ricordato questa inchiesta sabato, a Cernobbio, due giorni prima di privarsi dei poliziotti in servizio davanti al suo ufficio, a Palazzo Chigi. Lo ha fatto per deviare l’attenzione dal caso di Sangiuliano, parlando di «funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali alle banche dati per ricattare la gente».
[…] Meloni sta pensando a un superconsulente della comunicazione, che dovrebbe affiancare Fazzolari, il quale resterebbe coordinatore ma più nelle vesti di stratega politico.
giorgia meloni alfredo mantovano Fazzolari alfredo mantovano giorgia meloni