1. SOLUZIONE “CIPRIOTA” PER EVITARE IL COLLASSO DELLE BANCHE NOSTRANE? 2. IL GOVERNO MONTI HA GARANTITO A BANCHE TEDESCHE E FRANCESI IL RIMPATRIO DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SU INVESTITORI DOMESTICI (BANKITALIA, ISTITUTI FINANZIARI E PRIVATI), SOLLEVANDO IL RESTO DELL’EUROPA DAL RISCHIO DI UN NOSTRO DEFAULT 3. GARANTITI GLI ALTRI, RESTANO LE NOSTRE BANCHE IN CRISI DI LIQUIDITÀ E INSOLVENTI 4. PER QUESTO C’È CHI PENSA A UNA “PATRIMONIALONA” DEL 15/20%: TASSARE LIQUIDITÀ E TITOLI PER EVITARE IL DEFAULT DELLE BANCHE, PRESERVARE IL DIRITTO A RIMANERE NELL'EURO, ABBATTERE IL DEBITO PUBBLICO SOTTO AL 100% DEL PIL, DIMINUIRE LA SPESA PER GLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO E ABBATTERE L'IMPOSTA MEDIA SUL PIL 5. UNA SOLUZIONE SIMILE FU PROSPETTATA DA PROFUMO, E ANCHE GRILLO NON LA ESCLUDE

DAGOREPORT
La recente vicenda di Cipro dimostra che i depositi bancari non possono più essere considerati una forma di risparmio sicura. In effetti la regola della riserva frazionaria delle banche, quella che permette alle stesse di prestare più soldi di quanti siano i mezzi propri e i depositi ricevuti, determina un'insolvenza teorica costante dove, in ogni momento, il ritiro dei depositi stessi oltre una certa soglia è in grado di rendere concreta tale insolvenza. Le norme di Basilea III, osteggiate dal sistema bancario, tendono a diminuire questi effetti ma non li annullano mai finché il modello bancario a riserva frazionaria persiste.

Il caso di Cipro è paradigmatico per almeno due motivi. Il primo, strettamente politico, evidenzia che la nascita dell'Euro, fortemente voluto dal blocco forte dell'Europa, anziché agire da forza centripeta, sottraendo i paesi dell'est (e Cipro stessa) all'influenza del gigante russo, ha ottenuto l'effetto opposto: spedire Cipro tra le braccia del "nemico" che sta aspettando il risultato del piano della Troika per poi decidere come recuperare le ricchezze dissipate.

Il secondo motivo, più generale, evidenzia gli errori di chi ha permesso ad un'economia praticamente inesistente, basata sull'espansione creditizia indotta da afflussi di capitali esteri e solo sui servizi bancari a clienti stranieri, di entrare nella zona Euro, "inserendo" nel sistema della moneta unica un paese con una leva finanziaria insostenibile (Attivi Bancari/PIL = 8).

In questo scenario non esistevano altre soluzioni percorribili rispetto a quella intrapresa, che coinvolge nel fallimento di almeno una delle principali banche nell'ordine: gli azionisti (i proprietari della banca) e gli obbligazionisti subordinati, gli obbligazionisti senior e i depositanti (i creditori della stessa).

L'alternativa, il default delle banche e del paese, avrebbe infatti immediatamente determinato l'uscita del paese dall'Euro ed una serie di pesantissimi effetti sui creditori del paese. Purtroppo questa soluzione, che evita il default a catena delle banche esposte verso Cipro (compresa la BCE, che ha circa 11 miliardi di Euro in collaterali ciprioti) non risolve i problemi dell'isola nel medio periodo.

L'adozione di restrizioni alla circolazione dei capitali unitamente al forte "haircut" adottato sui depositi (la decurtazione dei depositi che per coprire le perdite registrate dalle banche cipriote dopo la ristrutturazione del debito greco) determinerà la fuga dei capitali stranieri una volta che tali vincoli verranno allentati.

Le conseguenze saranno pesantissime per l'economia dell'isola. Licenziamenti a catena nel settore bancario che diverrà asfittico, crollo del turismo "finanziario" di investitori e società estere: la fine del modello economico attuale, che riporterà Cipro ad una economia di turismo (proprio come la Grecia). La politica europea è ben cosciente di questo e chi scrive ritiene che si prefigurino diversi anni di pianificazione dell'economia cipriota da parte di Bruxelles e del FMI (oltre che della BCE) con tutto ciò che consegue dal punto di vista delle libertà democratiche del paese.

La situazione di Cipro è però una pietra miliare e rappresenta uno spauracchio per tutte le economie europee ed in particolare per tutte quelle ad alto debito finanziario (Attivo di bilancio delle banche/PIL).

In particolare per l'Italia la situazione (dopo Cipro) diventa particolarmente delicata. Date le condizioni economiche attuali e nonostante la manipolazione dei tassi di interesse (al ribasso) sul debito pubblico di alcuni paesi europei da parte della BCE, le possibilità che una importante istituzione bancaria italiana entri in una spirale di insolvenza sono oramai altissime.

L'insolvenza di una grande banca italiana determinerebbe istantaneamente il default del paese sul proprio debito. Appare opportuno ricordare una pubblicazione del FMI che dichiarava che "le perdite nascoste nei bilanci del sistema bancario mondiale a fine 2008 ammontavano a 2,8 trilioni di USD a fronte di 1,6 trilioni di USD di mezzi propri. Come dire che il sistema bancario era già insolvente allora.

Se questi numeri, come pare, sono attendibili, per evitare una spirale deflattiva lunga 20 anni (sul modello del Giappone), determinata dall'esigenza di destinare risorse pubbliche (ovvero gettito fiscale e quindi tasse) verso un sistema bancario irrimediabilmente compromesso, il prossimo governo dovrà valutare soluzioni "cipriote", per terminare una volta per tutte una crisi che non è più assolutamente di liquidità bensì di insolvenza generalizzata.

Il governo Monti ha garantito (alle banche tedesche e francesi) il rimpatrio del debito pubblico italiano su investitori domestici (Banca d'Italia, banche commerciali e privati), sollevando le banche e gli investitori europei dai rischi di un default del paese.

Il default dell'Italia si trasformerebbe in una patrimoniale sui residenti italiani (banche e privati), con l'aggravante del default a catena di tutte le istituzioni bancarie estere che ancora hanno posizioni creditorie nei confronti delle banche italiane.

La soluzione "cipriota", con una tassazione dei patrimoni (liquidità e titoli) dell'ordine del 15/20% permetterebbe di evitare il default delle banche italiane, di preservare il diritto alla permanenza nell'Euro, di abbattere il debito pubblico al di sotto del 100% del PIL, di diminuire la spesa per interessi sul debito pubblico e di abbattere l'imposta media sul PIL.

Una soluzione simile fu prospettata da Alessandro Profumo a settembre del 2011 ed era probabilmente il compito di Mario Monti al momento della nomina a Primo Ministro nel novembre dello stesso anno.

Assomiglia molto alle proposte di Beppe Grillo sul default dell'Italia sul debito (almeno per gli effetti sull'economia) quando lui dichiara di non promettere facili arricchimenti ma anzi periodi di consapevole povertà, con la sola differenza che la ventilata uscita dall'Euro come proposta base per il ritorno alla sovranità monetaria sembra giustificata esclusivamente dalla necessità di battere moneta sovrana, presupposto per il ritorno a momenti di ulteriore distruttiva inflazione monetaria.

L'Italia è, insieme alla Germania, uno dei pochi paesi al mondo con avanzo primario. L'avanzo primario consistente (ed il miglioramento dello stesso) sono la garanzia di solvibilità sul debito pubblico, a condizione che questo non superi determinati livelli.

La riduzione del debito pubblico attraverso prelievo forzoso porterebbe un rapido peggioramento delle condizioni economiche ma garantirebbe una veloce uscita dalla costante situazione di insolvenza imminente in cui si trova il paese, grazie alle enormi risorse ancora presenti nel sistema industriale del paese.

 

 

PROTESTE A CIPRO - CIPRO NON E' IN VENDITACipro-dice-no-al-prelievo-sui-depositicipro bailout laiki ITALIA COMMISSARIATA - MONTI GRILLI DRAGHI MERKEL LAGARDE VAN ROMPUYMARIO DRAGHI MERKEL club bilderberg con monti draghi napolitano DRAGHI-NAPOLITANOSantoro e Profumo BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI

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