Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per "la Repubblica"
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Prima l’usato sicuro del Pnrr, poi le materie scomode. Il governo Meloni sceglie uno schema a due tempi per le riforme inserite nel Piano strutturale di bilancio (Psb). Impegni obbligati in cambio di una correzione dei conti che così potrà essere spalmata su sette anni invece che su quattro. Ma il calendario scarica le questioni che scottano sul prossimo esecutivo.
Basta leggere il Piano. Fatta eccezione per il 2026, quando la legge annuale sulla concorrenza sarà chiamata ad occuparsi degli ambulanti, il carico delle riforme avverse al centrodestra è concentrato nel 2027-2029, negli ultimi due dei cinque anni a disposizione, in linea con la durata del Psb.
piano strutturale di bilancio - la stampa
Ma il 2027 non è un anno qualsiasi: è l’ultimo della legislatura. Ecco allora che sarà il prossimo governo a doversi occupare di tre leggi annuali sulla concorrenza chiamate ad intervenire su professioni, ferrovie, energia idroelettrica e servizi postali. «Tali impegni - si legge in un passaggio del documento - sono considerati ai fini dell’estensione del periodo di consolidamento del Piano», appunto da 4 a 7 anni. Il vantaggio di una correzione un po’ meno indolore è immediato: i compiti da fare a casa sono già indicati, ma toccherà ad altri mantenere la promessa. [...]
[...] Nel Psb si parla di «continuità» quando si passano in rassegna gli interventi che implementeranno le riforme già previste dal Pnrr. La concorrenza? L’impegno si limita ad adottare un’altra legge annuale, senza indicarne l’oggetto.
E poi il fisco, dove si punta a «consolidare» i risultati acquisiti con la riforma fiscale: l’unica novità degna di nota è la revisione delle spese fiscali, semmai si farà dopo anni di promesse mancate. Anche gli altri ambiti, dalla giustizia alla Pubblica amministrazione, non presentano azioni innovative rispetto a quelle che si stanno mettendo in campo adesso per rispettare la tabella di marcia del Pnrr.
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Almeno con queste riforme, la spinta al Pil può reggere. Se si sommano agli investimenti, sempre da implementare, del Pnrr e del Psb , oltre che alle nuove riforme, il beneficio a vantaggio della crescita può arrivare al 3,8% nel 2031. Le nuove riforme, invece, quelle posticipate al 2027, inizierebbero a produrre il loro effetto solo dall’anno dopo. Una fiammella: appena uno 0,1% di Pil in più. [...]