susanna ceccardi matteo salvini eugenio giani nicola zingaretti giuseppe conte

LA TOSCANA FARÀ CADERE IL GOVERNO? – ORMAI L’EX REGIONE ROSSA È CONTENDIBILE COME L’EMILIA ROMAGNA. MA GIANI NON È BONACCINI: FIORENTINO, E QUINDI MALVISTO DAGLI ALTRI CAMPANILI, NON È CAPACE DI ATTRARRE VOTI DAL MOVIMENTO 5 STELLE - “IL PORTABORSE”: “SUL TAVOLO DEL GOVERNO C’È UNA PROIEZIONE CHE INQUIETA. IL CENTRODESTRA POTREBBE VINCERE IN 6 REGIONI SU 7…”

La Toscana è sempre meno rossa, partita aperta tra Giani e Ceccardi

Roberto D'Alimonte e Lorenzo De Sio per ''Il Sole 24 Ore''

 

eugenio giani gel mascherina e pallone

La Toscana come l' Emilia-Romagna? Dopo decenni di dominio incontrastato del centrosinistra, in Toscana si profila una competizione aperta come lo fu a gennaio di questo anno in Emilia-Romagna quando l' attuale presidente di regione Stefano Bonaccini dovette faticare non poco per battere la candidata della Lega e del centrodestra, Lucia Borgonzoni.

 

Questo dice Il sondaggio Winpoll-Cise che registra una sostanziale parità tra il candidato di centrosinistra Eugenio Giani (con il 43,0%) e la candidata di centrodestra Susanna Ceccardi (con il 42,5%). Come in Emilia-Romagna il primo è esponente del Pd e la seconda della Lega.

 

enrico rossi

Molto distaccati ci sono la candidata del M5S Irene Galletti che ottiene l' 8,3%, e altri candidati minori cui è attribuito il 6,2% complessivamente. Considerando che altri sondaggi indicano una situazione simile, con distacchi a favore di Giani al massimo di pochi punti, è difficile in questo momento prevedere chi vincerà.

 

salvini ceccardi

La Toscana non sono le Marche, altra regione rossa in cui però il centrodestra appare nettamente favorito (si veda Il Sole 24 Ore del 30 agosto). E non sono nemmeno la Campania dove il centrosinistra con De Luca ha un vantaggio difficilmente colmabile dal centrodestra (questo giornale). Va da sé che una eventuale sconfitta del Pd e alleati in Toscana avrebbe un valore politico e simbolico enorme. La partita è aperta, come lo era alla vigilia del voto anche in Emilia-Romagna. Lì è finita bene per il centrosinistra. Ma lì c' era Bonaccini e qui c' è Giani.

 

Ma facciamo un passo indietro: da dove salta fuori questa Toscana competitiva ? La regione è stata da sempre amministrata dal centrosinistra, e nelle ultime due legislature ha avuto come presidente Enrico Rossi. Già assessore alla sanità tra il 2005 e il 2010 con la precedente giunta Martini, Rossi si era candidato nella prima volta nel 2010 (con una coalizione che comprendeva anche la sinistra radicale) vincendo con il 59,8% (contro il 34,4% di Monica Faenzi candidata da Pdl e Lega).

EUGENIO GIANI SI TUFFA IN ARNO

Nel 2015 si è ricandidato e venne riconfermato (stavolta con il solo Pd più una lista riformista) con il 48,0%, contro il complessivo 29,1% dei due candidati separati del centrodestra (Borghi di Lega e FdI con il 20,0% e Mugnai di Fi con il 9,1%), e il 15,1% di Giannarelli del M5S e il 6,3% di Fattori della sinistra radicale. Un distacco tra centrosinistra e centrodestra che quindi è cambiato nel tempo: da oltre 25 punti a ancora quasi 20 punti, e tuttavia oggi annullato.

 

matteo renzi foto di bacco (10)

Cosa è successo in Toscana? In termini di evoluzione delle preferenze politiche, le elezioni del 2018 avevano registrato un forte rafforzamento del M5S (salito al 24,7%) quasi totalmente a danno del centrosinistra. Poi le europee del 2019 (anche se con un' affluenza ben più bassa, quindi meno utili a fini di previsione) hanno addirittura visto il centrodestra superare il centrosinistra (con un M5S dimezzato rispetto al 2018). La conclusione che se ne trae è che anche in Toscana si sono fortemente indeboliti quei fattori sub-culturali e organizzativi che per decenni ne hanno fatto una delle regioni della cosiddetta zona rossa.

 

NICOLA ZINGARETTI STEFANO BONACCINI

È su questa evoluzione degli orientamenti politici dei toscani che si innestano alcuni potenziali punti deboli del candidato di centrosinistra Giani. Combinati con la forza impressa al centrodestra dalla linea più "populista" di Salvini e Meloni, capace di fare breccia già dalle europee del 2019, questi fattori di debolezza sono all' origine di questa situazione inaspettatamente competitiva.

SUSANNA CECCARDI CON LA FIGLIA AL PARLAMENTO EUROPEO

 

Anzitutto, Giani non è un incumbent, come lo era Bonaccini, e quindi non può beneficiare (come ad esempio De Luca in Campania e Zaia in Veneto) del giudizio positivo della maggioranza dei toscani per come il governo uscente ha amministrato la regione (54%) e per come ha gestito l' emergenza Covid (64%).

 

In secondo luogo, la sua limitata visibilità e capacità di attrazione personale gli permette di raccogliere solo pochi voti in più di quelli dei partiti che lo sostengono. Infatti la differenza tra i voti a lui come candidato presidente e quelli della sua coalizione è di appena +1,4 punti (43% contro il 41,6%).

i racchettoni di susanna ceccardi

 

Su questo piano nemmeno la Ceccardi va bene. Anzi, nel suo caso il bilancio è negativo, visto che le viene attribuito un 42,5% contro il 43,8% delle sue liste. E questo conferma che la sua competitività non è tanto dovuta alla sua popolarità quanto alla forza della Lega e alla crescita di Fratelli d' Italia.

 

ENRICO ROSSI CON LA MASCHERINA

In terzo luogo, Giani, socialista craxiano di formazione e in passato vicino a Renzi, non sembra avere il profilo ideale per attrarre né gli elettori provenienti dal M5S (molti dei quali in Toscana provenivano storicamente da sinistra) nè quelli della sinistra più radicale. Questo potrebbe essere per lui un grosso handicap perché il voto utile potrebbe risultare decisivo per dargli la vittoria. L' analisi dei flussi però non depone a suo favore.

 

eugenio giani nicola zingaretti

Tra gli elettori M5S delle Europee, chi non sceglie la Galletti ( M5S) si orienta in prevalenza verso la Ceccardi; e gli elettori ex Pd sono quelli che più degli altri risultano indecisi o potenziali astensionisti Giani tuttavia è favorevole al referendum sul taglio dei parlamentari; una posizione che forse potrebbe essergli utile per attrarre voti M5S nel finale della campagna elettorale.

 

Ma la questione e delicata. I toscani appaiono nettamente divisi, addirittura con una leggera prevalenza dei No (52% contro 48%). E anche qui, come in altre regioni che abbiamo analizzato, si distinguono i leghisti come fautori del No.

Una situazione competitiva, quindi, che lascia presagire un intenso finale di campagna elettorale.

vincenzo de luca

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”