diego maradona

DIEGO, UN BAMBINO INFINITO - “OGNI APPARIZIONE MARADONIANA, COME QUELLE DELLE MADONNE, È DESTINATA A SCONVOLGERE IL CONTESTO, A SEGNARLO E A RENDERLO PAGINA DI CRONACA. WASHINGTON CUCURTO, LO SCRITTORE PIÙ ANTICONFORMISTA D’ARGENTINA, DICEVA: “È L’UNICO MITO CHE MI RIMANE, ED È CAPITALISTA”” - L’ESTRATTO DEL LIBRO “MARADONA È AMICO MIO” DI MARCO CIRIELLO

Estratto del libro "Maradona è amico mio" di Marco Ciriello

 

MARCO CIRIELLO - MARADONA È AMICO MIO

C’è un Maradona per ognuno di noi che si ricongiunge in campo. Difficile spiegare tutto quello che è per i suoi tifosi, numerosi ancora oggi. Per gli argentini è andato oltre José Francisco de San Martín, per il continente sudamericano, a esclusione del Brasile, potrebbe essere identificato come Simón Bolívar, perché Maradona portava con sé un orgoglio caudillo che piaceva moltissimo ai capi di Stato dei primi anni del Duemila, da Chávez a Evo Morales arrivando perfino a Lula – andando in deroga all’orgoglio pallonaro del suo paese; ci sono foto che li vedono con sorrisi bambini giochicchiare con lui e altre che lo ritraggono in occasioni ufficiali, come il vertice contro George Bush a Mar del Plata, dove ho potuto vedere con i miei occhi che Maradona stava tra loro come un altro capo di Stato, uno Stato sovranazionale che dal mar dei Caraibi si cuciva all’oceano Indiano.

 

diego maradona il documentario di asif kapadia 7

Qualche anno prima a Buenos Aires chiesi a Washington Cucurto, forse lo scrittore più anticonformista d’Argentina, che cosa era Maradona, e lui mi rispose da sinistra: È l’unico mito che mi rimane, ed è capitalista. Estela Carlotto – la leader delle nonne di Plaza de Mayo – mi racccontò la sua felicità durante un Primo maggio a L’Avana quando scoprì che il calciatore non solo conosceva la sua storia, ma lasciava i giornalisti che aveva intorno, il codazzo di amici, per correre a renderle omaggio, sciogliendola ed euforizzandola; ed è curioso che nella scala d’importanza della signora Carlotto, lei si collocasse dopo Maradona all’interno della storia argentina, sicuramente un eccesso di umiltà, ma anche una spia dell’importanza del calciatore all’interno della storia emotiva del paese.

 

diego maradona il documentario di asif kapadia 6

Un’icona che se la giocava con altre icone abbastanza ingombranti come Carlos Gardel, Evita Perón e Ernesto Guevara, solo per citare quelle più note fuori dal paese. Maradona era difficile da marcare e difficile da decifrare nel suo continuo cambiare forma negli occhi e nei ricordi: da un quartiere all’altro di Buenos Aires e poi per ogni città argentina e risalendo fino agli Usa, dove è un po’ demone un po’ bandito, per arrivare in Africa dove invece è amatissimo, ricordo che in Sudafrica era l’unica rockstar giusto un gradino sotto Nelson Mandela, per riapprodare in Europa dove tutti fanno delle separazioni capillari tra l’uomo e il calciatore, come «France Football», che separò l’uomo dal bambino assegnando il pallone d’oro al bambino;

diego maradona il documentario di asif kapadia 5

 

viene scisso per essere salvato, si sottilizza, si smonta e rimonta per poi ammettere che sì, è il migliore, e nessun europeo si può paragonare a lui, quindi va s-categorizzato e portato oltre, divenendo il reperto non umano prestato al calcio. Molto probabilmente un Maradona al Real Madrid avrebbe suscitato un’eco diversa, a Barcellona non fu trattato bene e perfino uno come Montalbán scrisse un brutto saggetto su di lui, con una spietatezza e diverse ipotesi sulla camorra napoletana che si portano dietro più pregiudizi che prove, eppure c’è un dato sacrosanto: Maradona fu sogno, anche per loro.

MARCO CIRIELLO

 

Infine Napoli, alla quale ha dato gloria in cambio di amore, ha dato quello che mancava alla città sul piano calcistico e ha perfino avuto compassione per ogni errore, per ogni giudizio sbagliato, per ogni caduta; il mito si stropicciava un poco, ma c’era sempre qualcuno pronto a rimetterlo in sesto, rinverdendo quell’elettricità che Maradona aveva portato alla città. L’uso della fantasia per sottrarsi all’incombenza del quotidiano, un continuo carnevale rivoluzionario messo in scena sui campi di pallone.

diego maradona

 

Clown, foca, direttore di circo, trapezista, domatore, scenografo, sceneggiatore, attore, regista, scultore, pittore e via andando in una lunga sequenza che non lo vede mai impallato, mai in secondo piano, mai in ombra, nemmeno ora che senza il pallone appare come una caricatura.

 

diego maradona il documentario di asif kapadia

La sua fortuna è l’istinto, la grande capacità di non essere mai antipatico nemmeno nell’esercizio della prepotenza o nell’inseguimento dell’assurdo, come quando, nel corso di una partita della pace sotto la benedizione e lo sguardo di papa Bergoglio, si mise a litigare con un altro argentino, Juan Sebastián Verón.

 

Maradona è uno spasso, perché si porta dietro una capacità unica di trasformare la realtà collettiva degli stadi dall’ostilità al consenso, lui è il re assoluto ma è anche il giullare, e siccome è stato l’ultimo di tutti quelli che ora lo guardano, in una povertà betlemmesca, può liquidare ogni accusa con un sorriso e un palleggio.

 

Maradona è un’assoluzione continua, oscillando da un ossimoro all’altro, con la capacità di esercitare il potere rifiutandone le strutture, vivendo in un continuo impulso anarchico che però, uscito dalle aree di rigore, ha sbandato non poco: in panchina e in tribuna.

 

diego maradona il documentario di asif kapadia 2

Maradona è anche e soprattutto una contraddizione continua, con una ricerca di bersagli da colpire senza mai sottrarsi a giudizi, alle prese di posizione con una lunga lista di amici e nemici, che poi in fondo nemici proprio non sono, ma solo strumenti perfetti per esercitare la funzione da rapper alla Muhammad Ali, perché Maradona anche quando si sforza non riesce a essere cattivo: così Pelé può essere oggetto di strali, di prese in giro in una faida che dura da più di trent’anni e poi ricevere un bacio da figlio sotto gli occhi del freddo Putin che sembra pensare: Ma chi doveva dirmelo?

diego maradona il documentario di asif kapadia 3

 

Perché Putin non sapeva, e nemmeno la sua rete di servizi poteva prevederlo, che ogni apparizione maradoniana, come quelle delle madonne, è destinata a sconvolgere il contesto, a segnarlo e a renderlo pagina di cronaca. La capacità di Maradona di egemonizzare le scene è pari a quella che aveva un tempo di andare in porta col pallone, con una semplicità e una calma che ne segnavano la soprannaturalità.

 

Maradona è l’uomo a più dimensioni, quello che si articola fuori dagli schemi, che si staglia su tutti, in una separatezza totale dagli altri, il tempo che vive, e il muoversi e pensare (calcisticamente parlando). Maradona nega la razionalità, se ne fa gioco, in una impermeabilità a questa, che in campo è miracolo e fuori dal campo è solo marketing o i peggiori guai. Ma lui ha la fortuna di tirare dei lunghi sospiri di sollievo pensando a tutto quello che è stato capace di combinare, senza mai fare calcoli, senza mai pensare di assicurarsi qualcosa, solo continuando a essere quello che è sempre stato: un bambino infinito.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...