INTER, MISSIONE (QUASI) COMPIUTA! MILAN, NON È ANCORA FINITA – I NERAZZURRI ARRESTANO LO SHERIFF GRAZIE ALLE RETI DI BROZOVIC (IL MIGLIORE IN CAMPO), SKRINIAR E SANCHEZ E SI PRENDONO IL SECONDO POSTO. VINCERE CON LO SHAKHTAR POTREBBE GIÀ GARANTIRE LA QUALIFICAZIONE – SOLO PARI PER IL MILAN CON IL PORTO MA LA VITTORIA DEL LIVERPOOL SULL’ATLETICO TIENE ANCORA IN VITA LA SQUADRA DI PIOLI...

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Luca Taidelli per gazzetta.it

 

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Missione compiuta. Dopo il 3-1 del Meazza, l'Inter bissa il successo sullo Sheriff grazie alle reti di Brozovic (il migliore in campo), Skriniar e Sanchez, prima dell'inutile incornata nel finale di Traore, e lo scavalca al secondo posto. Prova di grande maturità dei nerazzurri, che dominano dall'inizio, sprecano molto ma concedono poco o nulla. A due turni dalla fine del girone, le prospettive sono ribaltate. Battendo il 24 novembre al Meazza lo Shakhtar fanalino di coda, i nerazzurri sarebbero certi della qualificazione. A meno che lo Sheriff non superi il Real capolista, ma non ancora qualificato.

 

LE SCELTE

Rispetto al match d’andata, Vernydub cambia il portiere (torna il titolare Athanasiadis, assente al Meazza per infortunio) e preferisce Yakhashiboev a Bruno. Inzaghi invece ripropone Darmian a destra e inserisce Dimarco a tutta fascia, al posto di Perisic e non in difesa per Bastoni come si ipotizzava alla vigilia. Con Barella e Brozovic c’è Vidal, davanti tornano Lautaro e Dzeko.

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ASSALTO VANO

   Lo Sheriff ha riscritto la storia della Champions alla voce (non) possesso palla - meno del 30% medio - e per attaccarlo serve la pazienza di Gandhi. I moldavi infatti sono tutti dietro la linea della palla e invitano l’avversario ad accamparsi nell’altrui metà campo, sperando di azzeccare una ripartenza. L'Inter non si tira indietro. Anzi, dopo avere rischiato su un blitz di Cristiano per Kolovos (5') inizia a macinare gioco ed occasioni da gol, senza subire quasi nulla perché il vero capolavoro di serata sarà la riconquista del pallone, sempre altissima. Pur avendo in panchina gli unici due che amano saltare l'uomo (Perisic e Correa), i nerazzurri sfondano in tutti i modi, tra cambi di gioco, sovrapposizioni e inserimenti centrali.

 

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Più che sulla fascia, Dimarco fa la spola tra le due bandierine per battere corner velenosi che però Dzeko (poi murato da Athanasiadis dopo un gran numero), Lautaro e Bastoni non trasformano in oro. Il problema è che nella prima frazione si contano dieci occasioni dieci per passare (di cui tre clamorose), ma il tabellone dice ancora 0-0. E sul destro dal limite di Lautaro (39') che si stampa sul palo il pensiero va ai regali sottoporta già visti contro Real e Shakhtar.

 

UNO DUE TRE —   Il secondo tempo riprende con una novità annunciata per la filosofia di Inzaghi: dentro Dumfries per l'ammonito Darmian. Il copione è sempre lo stesso, l'Inter preme e lo Sheriff si schiaccia in un 4-5-1 con Kolovos mezzala e Traore e Castaneda ad arrancare sulle fasce. E al 54' il muro crolla, complice l'ennesimo recupero palla molto alto di un Vidal guerriero e il sangue freddo di Brozovic che finta col sinistro facendone fuori due e non sbaglia di destro, complice un tuffo comico quanto efficace del compagno di camera Barella, che era sulla traiettoria. Ora lo Sheriff è costretto a reagire, anche se Vernydub al 61' toglie l'ammonito Addo per Radeljic, che sarebbe un difensore ma si piazza al fianco di Thill.

 

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Inzaghi risponde con Perisic per Dimarco. Mancherebbe il kicker, ma Brozo fa anche questo. Al 66' batte lui il corner su cui De Vrij colpisce a colpo sicuro. Athanasiadis fa il miracolo e si ripete sul tap-in di Skriniar, che alla fine sfonda comunque. L'ultimo quarto di gara diventa di pura gestione, con Inzaghi che fa entrare Correa e Sanchez. Il cileno impiega una manciata di secondi per calare il tris, complice un Dulanto impresentabile. Si può iniziare a pensare al derby, come dimostra l'amnesia finale su Traore. Un'altra partita da vincere per forza per riaprire anche il campionato.

 

 

 

 

MILAN PORTO

Marco Pasotto per gazzetta.it

 

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Soltanto un crudele prolungamento dell’agonia o un motivo concreto per crederci ancora in qualche modo? Il dibattito è aperto perché questo pareggio col Porto è un risultato dalla lingua biforcuta: da un lato – se l’Atletico non vincerà a Liverpool – l’aritmetica si diverte ancora a stuzzicare le ambizioni rossonere, raccontando che il traguardo non è sfumato del tutto.

 

Dall’altro la logica e la razionalità inviterebbero a prendere coscienza del coefficiente di difficoltà in questa impresa: lancetta a fondo scala. Ad ogni modo il campo ha sentenziato che il Milan, in attesa del risultato di Anfield, è incredibilmente ancora in gioco con un solo punto in classifica.

 

 

MISSIONE FALLITA

Così come al Dragao, questo avrebbe dovuto essere il match da vincere a tutti i costi per rimettersi davvero in pista. Missione fallita. E, così come a Porto, l’arbitro ha pesato sul risultato della sfida: sul gol biancoblù di Luis Diaz grava come un macigno un fallo di Grujic su Bennacer non ravvisato dal francese Turpin. Detto doverosamente questo, va però anche riconosciuto che il Milan si è scontrato con la durissima realtà di un girone proibitivo, dove il Porto, che teoricamente doveva essere l’avversario con cui raggranellare punti, si è rivelato una bestia quasi indomabile.

 

Stavolta il blackout non è stato totale come in Portogallo ed è durato “solo” un tempo, ma a questi livelli giocare 45 minuti non è sufficiente per mettere le mani sui tre punti. I biancoblù sono passati in vantaggio all’alba del match con Luis Diaz e sono stati raggiunti da un autogol di Mbemba nella ripresa.

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LE SCELTE—   Le riflessioni di Pioli sulla gestione delle forze in vista del derby di domenica hanno prodotto quattro cambi rispetto alla vittoria di Roma: Romagnoli per Kjaer, Tonali per Kessie, Diaz per Krunic e Giroud per Ibra. Particolarmente importante il rientro di Brahim a un mese dall’ultima apparizione. Conceiçao ha confermato non solo il consueto 4-4-2, ma in larga parte la formazione della gara di andata, soprattutto in fase offensiva. Ovvero Taremi al centro dell’attacco con Evanilson a supporto e Luis Diaz – autore del gol vittoria al Dragao – largo a sinistra. Nel riscaldamento si è però fermato Uribe rilevato in mediana da Grujic.

 

 

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Ripercorrendo la partita d’andata pareva una buona notizia per il Milan, ma in realtà il centrocampista serbo si è calato subito nella sfida, piazzandosi sul centrosinistra e appoggiando egregiamente Luis Diaz. Strapotere allo stato puro, il numero 7 colombiano. Tecnica, esplosività e una velocità doppia rispetto ai rossoneri che hanno provato a fermarlo, a partire dal povero Calabria, infilato ovunque e costantemente. Diaz peraltro è stato solo la punta di un iceberg portoghese che nei primi 45 è piombato contro la chiglia rossonera, aprendo falle ovunque. Un triste sequel, anzi un vero e proprio remake dell’andata, con un Milan incapace di uscire dalla prima pressione avversaria, feroce e ben gestita, e altrettanto incapace di trovare spazi le poche volte in cui ci è riuscito.

 

E così Leao non è mai stato armato in profondità, Brahim Diaz ha cercato con scarsi risultati di scrostarsi la ruggine della lunga assenza, mentre Giroud si è ritrovato a combattere una battaglia solitaria. In pratica gli uomini di Pioli hanno trascorso il tempo quasi esclusivamente a cercare di capire come disinnescare il Porto, e non come provare a fargli male. Impossibilitati a costruire dal basso e a palleggiare, in perenne apprensione ogni volta che i biancoblù si affacciavano nei pressi dell’area.

 

DOCCIA FREDDA—   Parecchie le armi a disposizione di Conceiçao: nessuna stella di prima grandezza, ma tanti validi coristi. Luis Diaz da una parte e Otavio dall’altra sono state spine costantemente infilate nei fianchi del Diavolo, Evanilson ha spaziato efficacemente su tutto il fronte d’attacco, Taremi si è confermato intelligente gestore delle trame offensive. Tutte difficoltà a cui il Milan è felicemente disabituato. Il gol di Luis Diaz peraltro è stato una doccia ghiacciata, arrivata dopo soli sei minuti e viziata dalla svista arbitrale. Un gol che ha spedito sottoterra entusiasmo ed energie mentali del Milan e agevolato la pressione portoghese.

 

PIOLI MILAN PIOLI MILAN

Occasioni in serie: Otavio alto al 10’, Tatarusanu si è superato su Grujic al 17’ e poi su Taremi al 25’. Per il Milan un unico squillo: delizioso sinistro a giro di Giroud che Diogo Costa ha smanacciato via dall’incrocio. La ripresa è iniziata con Kalulu al posto di Calabria, uscito intontito da un contrasto, ma è iniziata soprattutto con un altro approccio da parte dei rossoneri. Più coraggioso, più determinato, con il Porto che ha perso metro su metro col passare del tempo. Dopo dieci minuti la buona sorte ha assistito il Diavolo – traversa di Evanilson – e al 16’ gli ha permesso di agguantare il pareggio: punizione di Bennacer, girata in acrobazia di Giroud respinta non impeccabilmente da Diogo Costa e sinistro di Kalulu in area piccola deviato da Mbemba nella sua porta. La fortuna bisogna anche sapersela cercare. San Siro ha ripreso colore, i rossoneri anche.

 

PIOLI MILAN PIOLI MILAN

Ad accendersi in particolare Leao, sebbene il Porto sia comunque rimasto in grado di creare allarmi seri (Taremi fuori di poco al 26’). A un quarto d’ora dalla fine dentro Ibra per Giroud e l’impatto si è fatto sentire. Zlatan prima non è arrivato per un soffio su un suggerimento di Leao e poi si è visto annullare un gol per un fuorigioco di Hernandez. Situazioni che hanno spaventato il Porto, molto più prudente nell’atteggiamento con la palla fra i piedi. Prudenza che alla fine ha pagato: la diga ha retto e al Milan adesso non resta che un’ultima mano aggrappata alla scialuppa.

 

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