“MACISTE” BOLCHI, LA PRIMA FIGURINA PANINI: “MA IO CE L’HO SOLO SU WHATSAPP” – L’EX CAPITANO DELL’INTER PARLA DELLO SCATTO ICONICO DELL’AGOSTO ’61: “NON RICORDO NULLA, LO SEPPI SOLO ANNI DOPO” - "HO UN ALTRO PRIMATO. IN 56 ANNI DI MATRIMONIO, MIA MOGLIE NON HA MAI MESSO PIEDE IN UNO STADIO. QUANDO MI PRESENTARONO A MIO SUOCERO, LUI MI CHIESE: "BENE, MA DI LAVORO CHE FA?" – VIDEO

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Massimo Arcidiacono per il “Corriere della Sera”

 

bruno bolchi bruno bolchi

Bruno Bolchi è stato tante cose. Capitano dell'Inter di Herrera, per esempio. Tempi in cui a certificare la notorietà era un soprannome affibbiato da Gianni Brera e lui, con quella stazza e quella mascella, fu per tutti «Maciste».

 

Allenatore di lungo corso, poi. Bolchi, però, è soprattutto l'avanguardia di un piccolo miracolo italiano: è la prima figurina Panini mai stampata. Era il 1961, l'anno prima i fratelli Panini avevano acquistato le rimanenze di una raccolta in disarmo, infilando quelle immaginette residue nelle buste-sorpresa vendute nella loro edicola. Il successo inatteso li spinse al grande salto: farsi il loro album, iniziando da quella foto di «Maciste» in bianco e nero, colorata in neroazzurro e bordata di giallo.

bruno bolchi bruno bolchi

 

La foto era stata scattata il 27 agosto, prima giornata di campionato, che era il 60esimo: sessant' anni fa precisi. Bolchi, cosa ricorda di quella foto?

«Nulla, perché non ci fu nulla. Si potrebbe pensare che qualcuno venne a chiedere: "senta, facciamo una figurina con la sua foto?". Invece no. Oggi la Panini andrebbe dal giocatore, che la rimanderebbe all'agente o al club, che chiederebbero una barcata di soldi.

 

Allora fu tutto più semplice e io a lungo non seppi quanto la figurina fosse divenuta importante. Dopo anni ricevetti la telefonata di uno dei fratelli che mi invitava a una tal festa. Era di lunedì, io allenavo il Cesena, cercai di svicolare: "È l'unico giorno che passo in famiglia". "Lei è stata la prima figurina" implorò l'altro. Lo scoprii così».

 

Il giorno della foto era già capitano.

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«Scelse Helenio. Lo ero stato per la prima volta la stagione prima in Juventus-Inter, la partita dell'invasione di campo pacifica passata alla storia. Angelillo non giocava ed Herrera indicò me. Avevo 21 anni appena fatti, mi ritrovai in mezzo al campo attorniato di gente, con Italo Allodi che mi diceva "Bruno, stai tranquillo, vinceremo a tavolino". Andò diversamente...».

 

A 21 anni, milanese, capitano dell'Inter. Oggi sarebbe impossibile.

«Ed è sbagliato: penso che il capitano non vada scelto per età o militanza, ma tra chi ha più personalità. Ricordo che da ragazzino papà mi portava a San Siro. Se mi chiedeste la formazione dell'Inter di oggi farei fatica a metterla insieme: potrei anche dirle 15, 16 giocatori, non la formazione. Ma se mi chiedete quella che vinse lo scudetto del 53-'54, eccola: Ghezzi, Vincenzi, Giacomazzi Sì, fu bellissimo: nascere tifoso dell'Inter e diventarne capitano».

 

Segue ancora?

«Seguo, anche se la cosa dei cinque cambi non mi va giù. È uno stravolgimento: in 11 contro 11, se uno si faceva male, si rimaneva in 10. Saper dosare le energie era una qualità. Oggi si gioca 16 contro 16, in teoria un allenatore può dire a tre o quattro dei suoi: correte, tanto dopo vi cambio». Torniamo alle «figu»: ne ha mai comprate?

figurine panini figurine panini

«Mai. Ho un nipote, ma da piccolo non dava un calcio a una palla neanche a morire. Io, d'altra parte, ho un altro primato oltre alla figurina».

 

Dica.

«In 56 anni di matrimonio, mia moglie Paola non ha mai messo piede in uno stadio. Per dare un'idea: ero già all'Inter quando ci fidanzammo. Dopo un po' dovettero presentarmi a mio suocero, e lui: "Bene, ma di lavoro che fa?"».

 

Le figurine, però, restano nel suo destino.

«Eccome. Quella figurina fa parte della mia vita, ma io non l'ho mai avuta. Due anni fa ci fu un evento: c'eravamo io, Pizzaballa, promisero che me ne avrebbero mandato almeno una copia. Niente... Poco male, me la son messa come profilo di WhatsApp... A proposito: quale partita si giocò quel 27 agosto?». Era Inter-Atalanta, a San Siro, finì 6-0: gol di Corso, Suarez, doppiette di Hitchens e Bettini. Sei e zero, come 60 anni di figurine. Roba da giocarsi i numeri al Lotto.

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