LA NOTTE MAGICA DI SIMEONE E SPALLETTI: IL NAPOLI VOLA VERSO LO SCUDETTO (+13 SULL’INTER) – EL SHAARAWY RISPONDE AL CAPOLAVORO DI OSIMHEN. POI SPALLETTI AZZECCA LA MOSSA: BUTTA DENTRO "IL CHOLITO" AL POSTO DELL’ATTACCANTE NIGERIANO E SIMEONE LO RIPAGA COL GOL DEL 2-1 (SULL’UNICO ERRORE DI SMALLING) – I CAMBI HANNO FATTO LA DIFFERENZA. MOURINHO HA CHIUSO LA PARTITA METTENDO IN CAMPO “I BAMBINI” BOVE, TAHIROVIC E VOLPATO. SPALLETTI, INVECE, HA SFRUTTATO LA FORZA DELLA PANCHINA...

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Massimiliano Gallo per ilnapolista.it

 

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Il Napoli è debordante. Ha vinto da squadra. Da grande squadra. Perché da è grande squadra sfruttare le occasioni a disposizione. Ed è da grande squadra avere in panchina un signore centravanti come Giovanni Simeone che a cinque minuti dalla fine si è girato in area e di sinistro ha segnato il gol che può davvero confermare la provocatoria sentenza di Mourinho sullo scudetto già vinto. È stato coraggioso Spalletti a togliere prima Kvara e poi Osimhen e a dare spazio alle forze fresche che lo hanno premiato. Il Napoli ha battuto un’ottima Roma probabilmente la squadra più forte affrontata dagli azzurri in campionato. In classifica per misurare i distacchi ci vuole il metro: l’Inter è lontana 13 punti, Lazio Atalanta, Milan 15, la Roma 16.

 

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È stata una bella partita, molto intensa. Ben giocata sia dal Napoli consapevole della propria forza sia dalla Roma che Mourinho ha disposto in campo in maniera perfetta. Proprio quando i giallorossi pensavano di averla pareggiata, dopo il gol di El Shaarawy al 75esimo, Simeone ha sfruttato l’unico errore di Smalling e ha chiuso match e probabilmente campionato. Il calcio lo decidono i calciatori. Ci sarà un motivo se quest’anno gli azzurri stanno dominando e lo scorso anno persero il campionato: i calciatori di quest’anno sono più forti.

 

 

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Il Napoli è la trasposizione calcistica della definizione che spesso viene data a proposito della guerra: lunghi momenti di stasi  che improvvisamente svaniscono per lasciare il posto a scariche di violenza. Al di là delle parole ripetute da Spalletti sull’importanza di giocare sempre al massimo e non abbassare mai la guardia, la realtà invece restituisce la consapevolezza del Napoli che – come tutte le grandi squadre – sa aspettare il momento giusto. E sa farlo perché è consapevole di poter far male e cambiare il match in venti secondi. Era già accaduto contro la Juventus. Si è ripetuto stasera contro la Roma. Sia in avvio, sia nel finale.

 

 

È profondamente cambiato il Napoli, ed è cambiato in meglio. C’era una volta la squadra che teneva il pallino del gioco, creava sei-sette palle ma aveva una capacità di realizzazione ben al di sotto del 50%. Era la squadra che vinceva l’Oscar dell’estetica e nulla più. Questo Napoli è diventato l’opposto. È spietato. Ha dimostrato ancora una volta di saper colpire alla prima occasione. Come già accaduto contro la Juventus quando dal nulla Kvara si inventò la sforbiciata e Victor segnò l’1-0.

 

Stavolta è stato ancora più evidente. La Roma ha cominciato la partita pressando a tutto campo. Sembrava addirittura aver costretto gli azzurri sulla difensiva. Ha persino sfiorato il gol, o meglio: l’autogol con un colpo di testa all’indietro di Kim che ha sfiorato il palo con Meret che nel frattempo era uscito.

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Ma il Napoli era lì. Con l’atteggiamento di chi sapeva che avrebbe potuto segnare alla prima occasione. Sornione, come i felini. All’improvviso Kvaratskhelia e Osimhen hanno confezionato il gol con la complicità di Mario Rui che ha servito il georgiano sul lato corto dell’area, cross e Osimhen ha offerto uno show alla Lewandowski: stop di petto in area, a ridosso dell’area piccola, palleggio di coscia e poi al volo destro sotto la traversa. Il tutto con due romanisti a venti centimetri. Un gol straordinario. Il 14esimo in campionato, senza rigori. Sono questi i passaggi che descrivono la forza del Napoli.

 

Perché la Roma stava giocando bene. E invece si è ritrovata al tappeto senza neanche sapere perché. I giallorossi hanno impiegato venti minuti per riprendersi. Ben sapendo che il Napoli avrebbe potuto raddoppiare in qualsiasi momento. Ci è anche andato vicino alla fine del tempo. E se non ha vinto, è proprio perché poi, nel corso del match, non è stato implacabile come nel primo tempo. Victor e Kvara non hanno concretizzato. Clamorosa, per lui (sia chiaro), l’occasione che il georgiano ha sbagliato nella ripresa su cross basso di Lozano.

 

Il Napoli ha dimostrato che si può vincere anche senza il solito debordante Lobotka (su cui si è sacrificato Pellegrini) e senza il solito Anguissa (ben fronteggiato da Matic).

 

La Roma non ha mai mollato. Ha continuato a giocare con intensità, a pressare, a verticalizzare. Mourinho ha tolto Spinazzola e inserito El Shaarawy. Meret ci ha messo la sua provvidenziale mano su colpo di testa di Cristante, poi è stato Rrahmani a deviare su tiro Ibanez da pochi metri. Quando ha avuto l’occasione, il Napoli è ripartito. Ha sprecato un contropiede tre contro due, Lozano ha tirato e Rui Patricio è stato bravo.

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Po, il pareggio del piccolo faraone. Sembrava finita ma Spalletti l’ha cambiata. Col suo coraggio e la forza della panchina. E ha vinto, con merito.

 

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