LA ROMA RIASSUME TUTTI I DIFETTI DEL CALCIO ITALIANO: L’ILLUSIONE GIOCHISTA, LA CONDIZIONE ATLETICA IMBARAZZANTE, I TANTI INFORTUNI (FONSECA HA AMMESSO: “ABBIAMO FATTO ERRORI CON VERETOUT E SPINAZZOLA”), I TROPPI "VECCHI" A BILANCIO (L'INDEBITAMENTO NETTO DEL CLUB GIALLOROSSO È PARI A 265,5 MILIONI DI EURO). L’ANNO PROSSIMO SI CAMBIA: IN PANCHINA ARRIVA SARRI (UN ALTRO PROFETA DEL "BEL GIUOCO", ANNAMO BENE…)

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Luca Valdiserri per il Corriere della Sera

 

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Si chiamano miracoli perché succedono di rado e la Roma ne ha già vissuto uno con la «remuntada» contro il Barcellona (1-4 all' andata e 3-0 al ritorno) nei quarti di finale di Champions League. Era il 10 aprile 2018 e Messi uscì distrutto dall' Olimpico. Sembra un secolo fa.

 

Il 6-2 subito contro il Manchester United nella semifinale di andata di Europa League rischia di aver cancellato l' Italia dalle Coppe con una settimana di anticipo. Il risultato e gli infortuni in serie rendono il ritorno una «mission impossible». La sconfitta è il simbolo di quello che è mancato alle squadre italiane in questa stagione: condizione atletica, coraggio, mentalità, gioco associativo.

 

1)Condizione atletica: la Roma aveva chiuso in vantaggio il primo tempo ed è crollata nel secondo, 5-0 per gli inglesi. La differenza di forza fisica e dinamismo è stata imbarazzante e ha ricordato la sconfitta della Lazio contro il Bayern: sempre secondi sul pallone, in balia dell' avversario. Veretout che va k.o. al primo scatto non è sfortuna, è mala gestione del recupero degli infortunati. Contro il Leeds, quattro giorni prima, Solskjaer ha mandato in campo 8 titolari su 10 che poi hanno rigiocato contro la Roma.

 

2) Coraggio: Solskjaer ha schierato tutta l' artiglieria per attaccare la Roma, mettendo insieme Rashford e Cavani.

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Fonseca ha lasciato all' avversario quasi il doppio di palloni giocati e 20 tiri contro 5 pur di non rinunciare alla difesa a tre. Visti anche gli infortuni, nella ripresa poteva passare al 4-1-4-1, con Cristante davanti alla difesa, ma ha preferito non cambiare. Eppure era arrivato in Italia con l' idea di dominare le partite attraverso il possesso palla. Un po' di coraggio in più sarebbe servito anche all' Inter di Conte per fare strada in Europa, ma Eriksen per esempio ha giocato 5' contro il Real Madrid e 6' nell' ultima e decisiva sfida con lo Shakhtar Donetsk.

 

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3) Mentalità: Fonseca ha centellinato per settimane i suoi giocatori, rinunciando al campionato per preparare due sole partite di Coppa. Ma perdere allena a perdere e adesso i giallorossi sono quasi fuori dall' Europa League e al settimo posto in Serie A.

Sembra impossibile per le nostre squadre accettare l' idea di giocare per più obiettivi. Nascono così rose ipertrofiche, spesso con calciatori di età avanzata, che incidono pesantemente sul monte ingaggi. In questo senso il Napoli poteva fare sicuramente di più in Europa League, un torneo alla sua portata. Però si pensa (quasi) sempre che andare avanti porti via energie alla lotta per un posto Champions. Le squadre non giocano più per vincere ma per piazzarsi. Una volta si festeggiavano i trofei, adesso i bonus Uefa.

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4) Gioco associativo: lo United ha macinato azioni, la Roma ha cercato soprattutto i singoli. È un vecchio problema del calcio italiano. La Juventus, la più grande delusione, per vincere la Champions ha pensato a Cristiano Ronaldo e non a un gioco davvero europeo. Come dice Arrigo Sacchi: all' estero se una squadra non segna si cambiano gli schemi di attacco, in Italia si compra un nuovo centravanti.

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