marco vallora - renato-corpaci

ADDIO A MARCO VALLORA - PERSONALITÀ ECLETTICA, È STATO UN APPASSIONATO CRITICO E STORICO DELL’ARTE – COSÌ RECENSÌ LA BIENNALE 2017: “BEH, DI BRUTTO C'È MOLTO, TROPPO. ANZI, DI INUTILE, DI PLETORICO, DI NOIOSAMENTE IMPIEGATIZIO. COME SE L'ARTE FOSSE UN DECOTTO MESTIERE BANCARIO. ESTETICA DA BAZAR, POLVERE, BUCHI NERI, FILI DI LANA. CON LE SOLITE STANCHE SAETTE SPUNTATE: ABBASSO PETROLIO, DOLLARI & COLONIALISMO. E BECERI RICATTINI SOCIALI, MAGARI INVISCHIANDO MIGRANTI IN CARNE ED OSSA’’

Angelo Mistrangelo per “La Stampa”

Marco Vallora

 

Marco Vallora è scomparso a 69 anni. Personalità eclettica, è stato un appassionato esploratore dell'arte, dal Rinascimento al Novecento, fino al XXI secolo.

 

Nato a Torino, il 1° gennaio 1953, Vallora sarà ricordato come una personalità poliedrica: critico cinematografico, curatore di mostre, professore universitario, si è ritagliato anche uno spazio prestigioso in qualità di consulente per la casa editrice Einaudi. Collezionista di libri, bibliofilo da sempre, grande amico di Vittorio Sgarbi, di recente aveva avuto un incidente domestico proprio a causa della sua passione: si era fatto male nella foga di spostare alcuni pesanti volumi d'arte da uno scaffale all'altro.

Marco Vallora

 

Critico d'arte de «La Stampa» da decenni, firma del quotidiano, ha percorso un lungo cammino all'insegna della cultura visiva, di cui è stato al tempo stesso storico e cronista, intrecciando con precisione i fili del passato e del presente.

 

La sua passione è stata tutt' uno con la sua vita: si laurea con dignità di stampa alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Torino nel 1976, con Gianni Vattimo come relatore e con correlatori nomi del calibro di Claudio Magris, Gianni Rondolino e Lionello Sozzi.

 

Marco Vallora -©-Renato-Corpaci

Da allora il suo percorso intellettuale ha percorso tante strade, tutte interconnesse, segnate dall'interesse per la fenomenologia degli stili e per i temi e i rapporti - evidenti e più sotterranei - tra le discipline artistiche. Non a caso, nelle sue «incursioni», dalla pittura alla musica, spingendosi fino all'architettura, ha dato vita a una lunga serie di mostre. Mentre scriveva cataloghi e biografie, ha indagato l'opera di personaggi come Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Felice Casorati, Alberto Burri, Carol Rama.

 

A riprova del suo eclettismo, ha curato con Gae Aulenti un volume sul rapporto tra architettura, scenografia, drammaturgia, in relazione alle strutture del melodramma. Ha scritto la voce «Arte ed estetica del Novecento» per l'Enciclopedia Utet diretta da Vattimo e non si può dimenticare un altro intervento decisivo, quale quello intitolato «La scenografia degli artisti» per la «Storia del Teatro», a cura di Guido Davico Bonino.

 

Marco Vallora

Insegnante di storia dell'arte all'Università di Urbino e di estetico al Politecnico di Milano, il suo ultimo commento è stato quello dedicato alla mostra a Capodimonte dedicato a Battistello Caracciolo (1578-1635): «Un caravaggesco verace, ma infedele, a scadenza».

 

BIENNALE 2017: NOMI PASSEPARTOUT E RICATTINI SOCIALI

Marco Vallora per la Stampa

Lo-speach-del-Leone-dOro-Anne-Imhof

 

Beh, di brutto c' è molto, troppo. Anzi, di inutile, di pletorico, di noiosamente impiegatizio. Come se l' arte fosse un decotto mestiere bancario, nei due sensi del termine. Estetica da bazar, polvere, buchi neri, fili di lana, «gutta caveat testicula».

 

Artisti perplessi sotto la tenda da circo, per disturbare il Kluge abbigliato Prada. Ma il peggio viene dalla prosopopea critica e da dida abborracciate, che fan nascere la Pop Art negli Anni 30!

 

Padiglione-Germania-foto-di-Irene-Fanizza-

Abusando sempre delle stesse formulette interscambiabili, sprecando innocenti nomi-passepartout, Pasolini, Borges, Foucault (persino Serres, new-entry!).

Con le solite stanche saette spuntate: abbasso petrolio, dollari & colonialismo. In termini copiati da Weekendpedia , tra usurate filastrocche «utopia-distopia-alterità-empatia-entropia». E beceri ricattini sociali, magari invischiando migranti in carne ed ossa.

 

 

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