IL VIRUS DELLA COMUNICAZIONE - IL PANICO PER L’EPIDEMIA STA DEGENERANDO ANCHE E SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA DELLE INFORMAZIONI E DELLE FAKE NEWS CHE IMPAZZANO SU FACEBOOK E WHATSAPP - NON SOLO, ANCHE I PARERI DEGLI ESPERTI SPESSO SONO CONTRADDITTORI E I CITTADINI NORMALI NON CI CAPISCONO NIENTE - SIAMO IN PIENA “INFODEMIA”, CHE STA METTENDO IN LUCE LE FRAGILITÀ E LE DEBOLEZZE DEL SISTEMA ITALIA - L’ANALISI DI ANDREA FONTANA

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Andrea Fontana per www.formiche.net

il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 12 il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 12

 

Abito a Milano da una ventina d’anni. Sono uno di quei milanesi adottivi – accolti dalla città meneghina – per lavoro. Milano mi ha dato molto: identità professionale e tante occasioni di vita. La Lombardia, ma in senso l’Italia – che giro in lungo e largo per motivi professionali – sono sempre state per me sinonimo di: speranza, futuro, bellezza. Tra sabato 22 febbraio e domenica 23 febbraio un terremoto comunicativo ha messo tutto in discussione. Da circa 48 ore siamo in piena e totale infodemia. Non solo siamo stati attaccati da un virus influenzale severo ma siamo anche sotto un’epidemia cognitiva.

ANDREA FONTANA 1 ANDREA FONTANA 1

 

COSA È UNA INFODEMIA?

 

Come ci ricorda la Treccani il termine infodemia compare per la prima volta nel dibattito pubblico nel 2003 a seguito di un articolo di David J. Rothkopf, il quale ne parla in questo suo scritto comparso nel quotidiano «Washington Post», When the Buzz Bites Back. Il termine Infodemic ricorrerà poi nei documenti ufficiali dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

David J. Rothkopf David J. Rothkopf

 

In sostanza è la circolazione eccessiva di informazioni contraddittorie. Spesso non vagliate con precisione, o che non possono essere verificate, che rendono difficile orientarsi su un determinato tema, argomento, scelta per la difficoltà di individuare fonti non solo affidabili ma anche certe.

maria rita gismondo maria rita gismondo

 

In queste ore però in Italia stiamo vivendo qualcosa di più profondo e rilevante. Mentre l’epidemia biologica avanza, e speriamo si fermi al più presto, l’epidemia cognitiva accelera con informazioni di tutti i tipi date da fonti rilevanti. Medici, virologhi, esperti della salute pubblica in queste ore hanno fatto affermazioni che sono poi state spesso riportate, dai mezzi informativi, in modo contradditorio tra di loro. Tra i tanti modi di diffondere notizie mi ha colpito questo: alcune dichiarazioni del prof. Fabrizio Ernesto Pregliasco e poi della prof.ssa Maria Rita Gismondo, prima diffuse dal Huffpost Italia e poi riprese anche da altre testate giornalistiche.

 

 

fabrizio pregliasco fabrizio pregliasco

Nel leggere queste notizie un cittadino non esperto in medicina come me ovviamente si sente abbastanza confuso e forse anche un po’ spaventato. Perché la notizia che arriva è totalmente contraddittoria: da una parte una rassicurazione dall’altra una sorta di minaccia necessaria per un bene superiore.

 

il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 13 il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 13

Nel frattempo, sempre quel cittadino – non esperto come me in questioni biologico-politiche – ha visto nella sera di sabato 22 febbraio, la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che riporta la decisione del Consiglio dei Ministri di approvare un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 18 il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 18

 

Nello stesso tempo sente amici o parenti nelle zone focalaio i quali manifestano ansie e preoccupazioni legittime. E domenica 23 febbraio 2020 ha sentito il Governatore della Regione Lombardia affermare: “Misure come a Wuhan se situazione degenera” mentre i supermercati sono presi d’assalto da cittadini che fanno provvista. Sembra un B Movie apocalittico degli anni Novanta, ma è la nostra attuale realtà.

 

COME SI FERMA UNA INFODEMIA?

ROBERTO BURIONI ROBERTO BURIONI

La questione non è banale. Perché la domanda rimanda al quesito: chi deve parlare nelle democrazie occidentali nel momento in cui queste sono sottoposte a eventi potenzialmente catastrofici che possono generare un danno collettivo enorme?

disinfestazione di massa a wuhan 8 disinfestazione di massa a wuhan 8

 

La risposta non è affatto semplice. Potrebbe essere: tutti visto che è un diritto democratico. Ma nello stesso tempo, l’epidemia cognitiva sta mettendo in evidenza i limiti dell’informazione nelle emergenze quando non è chiara, tempestiva ed univoca.

 

il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 19 il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 19

La domanda allora diventa: perché le agenzie informative prendono dichiarazioni così diverse con l’autorevolezza di un “camice bianco” che mette sempre in scena una competenza, senza però specificare chi è virologo, chi è infettivologo, chi è epidemiologo, chi è un analista di dati di laboratorio, etc.

 

La questione forse è che un’emergenza catastrofica si affronta anche a livello comunicativo e che in questo momento siamo tutti responsabili:

wuhan sospetti malati di coronavirus portati via a forza dalle loro case wuhan sospetti malati di coronavirus portati via a forza dalle loro case

 

i politici nell’avere una visione chiara del fenomeno e nel dare una comunicazione specifica alle loro comunità di riferimento;

i giornalisti nell’avere un’uniformità di messaggi verificati capaci di dare un quadro chiaro della situazione;

gli esperti del settore medico ed infettivologico nelle interviste che fanno;

noi cittadini che siamo chiamati a un esercizio di comprensione notevole e di pace sociale (anche nei nostri social media).

Dobbiamo fare sistema. L’infodemia cognitiva e forse anche l’epidemia biologica si batte in modo sistemico.

 

Oggi è lunedì 24 febbraio 2020. Le scuole saranno chiuse, gli Atenei lombardi e veneti anche. Una parte della pianura padana sarà isolata. Molte aziende applicheranno lo smartworking e altre cercheranno di capire cosa fare in questo momento di confusione informativa.

 

ANDREA FONTANA ANDREA FONTANA

Non so cosa succederà a Milano, in Lombardia o in Italia. Ma voglio provare a vivere con il massimo della speranza sapendo che solo se ci sentiremo uniti e faremo sistema potremo affrontare la sfida che ci attende.

 

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