1- DEMOCRISTIANI E COMUNISTI, SENESI E CAMPANI, TUTTI UNITI DALLO SPAGHETTO "AMATO". ECCO A CHI ELARGIVA PRESTITI MPS SALVATA DA MONTI CON I MILIARDI DEI CONTRIBUENTI 2- DIETRO IL CRAC DI UNO DEI MARCHI STORICI DELLA PASTA ITALIANA, LA “ANTONIO AMATO & C.”, SPUNTANO STRANI INTERMEDIARI, POLITICI MASTELLIANI E DIESSINI, IL PRESIDENTE DEI COMMERCIALISTI SICILIOTTI E L’EX PRESIDENTE MPS, ORA ALL’ABI, GIUSEPPE MUSSARI 3- QUELLA CENA GALEOTTA DEL RE DELLA PASTA CON L’ALLORA PRESIDENTE MPS, L’EX SINDACO DI SIENA CECCUZZI, IL SINDACO DI SALERNO DE LUCA E L'ANDREOTTIANO PAOLO DEL MESE 4- MPS REGALA 20 MILIONI A UN’AZIENDA IN FALLIMENTO E DEL MESE (DI CASA A SIENA) FINISCE ARRESTATO DOPO AVER INCASSATO UN “FLUSSO CONTINUO DI DENARO” DAGLI AMATO

Luca Piana per "L'Espresso" - ha collaborato Camilla Conti

Fusilli e farfalle. Nei giorni passati è ripresa con due formati che più tradizionali non si può la produzione di uno dei marchi storici della pasta italiana, la "Antonio Amato & C". Dopo un anno e mezzo di blocco degli impianti, alcuni dei 140 dipendenti che erano finiti in mezzo alla strada hanno potuto riprendere il lavoro, sotto un nuovo titolare.

Nel frattempo, però, le indagini della magistratura stanno portando alla luce i retroscena di un crac da 100 milioni di euro che, partendo dalla periferia di Salerno e dalle difficoltà di una famiglia che sulla pasta aveva costruito un piccolo impero, è arrivato a coinvolgere una serie di personaggi di caratura nazionale.

Tutto ha inizio nel 2006, un anno che per l'azienda guidata dalla famiglia del cavaliere del lavoro Giuseppe Amato, classe 1925, avrebbe dovuto essere uno dei più luminosi della sua storia ultra-centenaria. Il pastificio, infatti, era sponsor e fornitore ufficiale della nazionale di calcio di Marcello Lippi, quella del trionfo ai mondiali di Germania.

Alla fine del 2006, poi, vengono gettate le basi di un'operazione immobiliare che, stando alle dichiarazioni ufficiali, avrebbe dovuto dare smalto ai conti dell'azienda, da qualche anno in profondo rosso, a dispetto dell'espansione del giro d'affari, arrivato al record di 108 milioni di euro proprio nel 2007, l'anno successivo alla vittoria degli azzurri a Berlino.

Nel dicembre 2006, infatti, un vecchio stabilimento dismesso dal pastificio viene venduto per 20 milioni a un'altra società di famiglia, la Amato Real Estate, in apparenza con l'intenzione di trasformarlo in appartamenti di lusso, grazie a un progetto affidato a un architetto francese di grido, Jean Nouvel. Peccato che la società immobiliare, intestata a una fiduciaria con sede a Malta, i 20 milioni non li abbia e, per reperirli, debba prenderli a prestito in banca.

E così, quando poco dopo la situazione economica precipita definitivamente, tutto va a carte quarantotto e l'operazione immobiliare si rivela un anodo per far fuoriuscire quattrini dall'azienda.
La storica "Antonio Amato" si ritrova infatti senza il suo immobile, che avrebbe potuto aiutare a rimborsare i creditori, rimasti a bocca asciutta. 120 milioni incassati, nel frattempo sono spariti, in gran parte intercettati da una serie di intermediari che la procura di Salerno ha messo sotto inchiesta.

E, infine, la stessa Real Estate si ritrova a mani vuote e fallisce,mentre lo stabilimento acquistato poco tempo prima finisce in pegno alla banca che ha garantito i prestiti necessari per la speculazione edilizia, il Monte dei Paschi di Siena.
Le sorprese, però, non finiscono. Scavando nella contabilità, gli uomini della Guardia di Finanza hanno infatti tracciato una mappa delle presunte responsabilità, che a vario titolo tocca numerosi nomi grossi.

Uno di questi è Claudio Siciliotti, il presidente dell'Ordine nazionale dei commercialisti, che si è conquistato una certa notorietà con le sue battaglie per un fisco più trasparente. Ebbene, è proprio con l'appoggio dello studio del commercialista di Udine che l'operazione immobiliare sarebbe stata portata a termine. Al punto che nei confronti di Siciliotti, stando all'avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pubblico ministero Vincenzo Senatore, gli inquirenti sembrano ritenere che esistano gli elementi per una richiesta di rinvio a giudizio, a causa del ruolo avuto nella bancarotta del pastificio.

Più delicata, invece, la posizione di un altro personaggio eccellente, Paolo Del Mese, finito agli arresti domiciliari. Del Mese, 66 anni, una vita nelle partecipazioni statali ai tempi dei governi Andreotti, nel 2006 ritornato in auge come presidente della commissione Finanze della Camera (in quota Udeur) con Romano Prodi premier, nel crac svolge un duplice ruolo.
Il primo è quello del lobbista di peso.

Come lui stesso racconta in un interrogatorio che è stato pubblicato sui quotidiani locali, è infatti Del Mese a presentare agli Amato il suo «amico» Giuseppe Mussari, all'epoca presidente del Monte dei Paschi, l'istituto che poi ci mette i quattrini, oggi numero uno dell'Abi, la lobby delle banche italiane. Un incontro che avviene alla presenza di diversi uomini politici, dal sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, al futuro primo cittadino di Siena, il diessino Franco Ceccuzzi, vicino a Mussari.

Il secondo ruolo di Del Mese è, invece, quello di destinatario - diretto o attraverso persone che gli investigatori ritengono parte del suo entourage - di un flusso continuo di quattrini che fuoriescono dalle casse del pastificio, quando già quest'ultimo boccheggia, al punto di non riuscire a pagare gli stipendi.
Perché questi versamenti, che non sembrano il corrispettivo di alcuna prestazione professionale?

Gli Amato - il cui rampollo più giovane, Giuseppe, 38 anni, considerato l'amministratore di fatto dell'azienda, è finito pure lui ai domiciliari - sostengono che si sentivano obbligati nei confronti di Del Mese. L'ex deputato dice invece di averli chiesti «per le mie esigenze, non sapevo a chi rivolgermi e chiesi aiuto agli Amato», spiegando che in parte gli sarebbero serviti per pagare debiti di gioco al casinò di Montecarlo.

Così, dunque, ha rischiato di uscire di scena un'azienda storica, che era riuscita a farsi un nome sui mercati internazionali e che, dopo il fallimento, è finita al centro di altri giri oscuri. Con imprenditori che si sono fatti avanti per rilevarla ma che sono finiti pure loro tra gli indagati.

Dal punto di vista industriale, la svolta è arrivata solo nel maggio di quest'anno, dopo il periodo di 18 mesi di stop seguito a un'ultima fase di gestione da parte della famiglia Amato già molto complicata, con le vendite che si erano dimezzate e una situazione dei conti che si era fatta drammatica. Le attività sono state infatti prese in affitto da un altro produttore, Giuseppe Di Martino, titolare di uno dei marchi della zona di Gragnano.

Dal punto di visita giudiziario, invece, il primo appuntamento è atteso dopo il ritorno dalle vacanze. La Cassazione deve infatti decidere se confermare la decisione del Giudice per le indagini preliminari, che ha concesso i domiciliari ai cinque indagati arrestati, oppure se dar ragione al tribunale del Riesame, che ha accolto il ricorso dei pm che hanno chiesto la custodia in carcere.

Poi toccherà all'eventuale processo tentare di chiarire i diversi punti oscuri che rimangono. C'è però un aspetto della vicenda che non ha nulla a che fare con la cronaca giudiziaria ma che riguarda, invece, gli istituti di credito. Banchieri indagati non ce ne sono. Ma gli spaghetti Amato confermano, una volta di più, l'urgenza del recente monito del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco: «Basta prestiti agli amici», ha detto. Vero in assoluto. Ma ancora di più se hanno sede a Malta e i conti in rosso.

 

 

AMATO - PASTIFICIOMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA ANTONIO AMATO - PASTIFICIOGIUSEPPE AMATO AMATO - PASTIFICIOCLAUDIO SICILIOTTI CESARE DE MICHELIS LUIGI BRUGNARO SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA ANTONIO AMATO - PASTIFICIOSICILIOTTIGIUSEPPE MUSSARI E ALESSANDRO PROFUMO jpegCECCUZZI PAOLO DEL MESEVincenzo De LucaPAOLO DEL MESE

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…