1- VELENI SU PERISSINOTTO: PERCHÉ L’EX-AMBASCIATORE USA A ROMA, MEL SEMBLER, SI È SCHIERATO A FAVORE DEL TROMBATO DI TRIESTE? QUANDO ERA IN ITALIA SEMBLER COMPRÒ DA GENERALI, PALAZZO COLONNA “DA LUI FATTO RIDENOMINARE PALAZZO MEL SEMBLER” (È UNA GOCCIA ACIDA DI VERITÀ CHE ZINGALES SUL “SOLE 24 ORE” HA VOLUTO DISTILLARE PER METTERE IN LUCE UNO DEI TANTI FAVORI FATTI DA PERISSIROTTO AGLI AMICI POTENTI) 2- FINIS MECCANICA: COME MAI GIUSEPPE ORSI SI SENTE FORTISSIMO E IPERPROTETTO (NON SI SA DA CHI) FINO AL PUNTO DI FAR PROBABILMENTE INCAZZARE I MAGISTRATI DI NAPOLI? 3- DRAGHI NON PUÒ PERMETTERSI DI BASTONARE L’AMERICA DELLE LOCUSTE E DI WALL STREET 4- SULLA STAMPA FRANCESE COMINCIANO A USCIRE ARTICOLI CHE DANNO PER MORTO MONTI

1- IL VELENO DI ZINGALES SU PERISSINOTTO
Mentre gran parte dei professori bocconiani al Governo sente puzza di bruciato e sta pensando a cosa fare dopo le elezioni, ce ne sono altri che puntano l'attenzione sulle vicende della finanza italiana.

Uno di questi è Luigi Zingales, il barbuto economista padovano che dopo la laurea alla Bocconi ha messo i piedi in America dove insegna all'università di Chicago. Da quell'osservatorio non smette di pronunciare il suo verbo con articoli al vetriolo pubblicati sul "Sole 24 Ore", e saltellando come un folletto da una parte all'altra dell'Oceano, è riuscito anche a diventare consigliere di amministrazione di TelecomItalia.

Nelle ultime settimane la sua attenzione si è concentrata sulle Generali dove sabato scorso è avvenuta la decapitazione di Giovanni Perissirotto contro il quale all'inizio di aprile Zingales aveva scritto un articolo micidiale.

Se il Leone non ruggisce - scriveva due mesi fa il barbuto giornalista - la colpa è del suo amministratore delegato che dopo aver raccolto il bastone del comando sulle spoglie di Cesarone Geronzi si è dedicato a una gestione finanziaria completamente sbagliata. I riferimenti di Zingales erano in particolare all'esposizione della Compagnia di Trieste sui titoli greci che Perissirotto ha continuato a tenere in portafoglio quando avrebbe potuto liberarsene all'inizio del 2011 evitando una perdita stimabile intorno ai 2,3 miliardi di euro.

Ad aggravare le colpe dell'allora capo di Generali, Zingales metteva il dito sul fatto che gran parte di questi titoli come di altre partecipazioni strategiche infelici, fossero state scaricate sugli assicurati della Compagnia con una mossa "stupida e sbagliata".

Il missile di Zingales si chiudeva con l'invito ai vertici di Mediobanca di riprendere il controllo delle Generali: "a questo punto Perissinotto non avrà più scuse: o migliora la gestione finanziaria o deve essere rimpiazzato".

Così è avvenuto sabato scorso, ma il 49enne economista che quando appare in televisione parla un italiano simile a quello dei pizzaioli di Manhattan, non è ancora sazio e oggi sempre sul giornale di Confindustria ritorna sulla vicenda triestina per difendere l'offensiva di Mediobanca e attaccare il "Financial Times" che con un errore madornale ha preannunciato catastrofi in Borsa per la destituzione del pacioso Perissirotto.

Il grido d'allarme era stato condiviso anche dall'ex-ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, che alle ore 20,50 di venerdì ha scritto una lettera al presidente delle Generali Galateri di Genola stigmatizzando la rimozione di Perissirotto. "L'iniziativa di rimuoverlo come Ceo di Generali - si leggeva nelle dichiarazioni del diplomatico - è mal concepita e trasmette un'immagine negativa al mondo esterno".

Nessun giornalista si è chiesto e ha spiegato per quale ragione l'ex-ambasciatore nominato da Bush nel novembre 2001 e sostituito nel febbraio 2005, abbia preso tanto a cuore il caso umano e professionale del manager che è stato liquidato da Mediobanca e dal "killer" Pelliccioli.

Tutti gli organi di stampa hanno riportato le dichiarazioni di Del Vecchio e la risposta piccata di Perissirotto, mentre è passata letteralmente in sordina la presa di posizione di Sembler, un uomo che oltre all'attività diplomatica ha fatto parte del consiglio di amministrazione di diverse banche americane e ha fondato la Sembler Company, una società per lo sviluppo e gestione dei centri commerciali.

Oggi finalmente è Zingales a dare una spiegazione, e con la malizia che coltiva come i peli della barba, spiega perché l'ex-ambasciatore, un soggetto estraneo al board di Generali e al giro dei cosiddetti poteri forti, abbia preso tanto a cuore la causa di Perissirotto. La ragione è semplice e lapidaria: quando era in Italia come ambasciatore Sembler ha comprato dall'Ina, uno dei polmoni assicurativi di Generali, l'ex-palazzo Massimo Colonna "da lui fatto ridenominare Palazzo Mel Sembler".

È una goccia acida di verità che il barbuto Zingales ha voluto distillare per mettere in luce uno dei tanti favori fatti da Perissirotto agli amici potenti.


2- COME MAI ORSI SI SENTE FORTISSIMO E IPERPROTETTO (NON SI SA DA CHI) FINO AL PUNTO DI FAR PROBABILMENTE INCAZZARE I MAGISTRATI DI NAPOLI?
Gli uscieri di Finmeccanica stanno ancora rileggendo le cinque righe del secco comunicato stampa con il quale ieri mattina il comandante supremo Giuseppe Orsi ha definito "farneticante" l'idea di aver affidato alla custodia di Gotti Tedeschi documenti relativi a indagini giudiziarie e a contratti in India o Panama.

Agli uscieri ha provocato un grande effetto la difesa dell'amicizia con Gotti Tedeschi che Orsi con parole ferme ha voluto ribadire in nome di un legame di amicizia e di stima. "Ci uniscono - si legge nel sobrio comunicato - una comune visione della vita e comuni valori".

Dietro queste parole si sente pulsare il cuore di un legame solido, ma gli uscieri si chiedono che cosa abbia spinto effettivamente Orsi a scrivere una lettera così carica di significati emotivi e del tutto indifferente ai movimenti della Procura di Napoli che ha già inviato un avviso di garanzia al capo di Finmeccanica.

Secondo gli uscieri il manager piacentino ha scritto la lettera di suo pugno e di getto senza nemmeno consultare i suoi avvocati e l'ufficio legale, ma questo è un dettaglio rispetto alla motivazione di fondo che può aver ispirato la sua mossa. Su questo punto gli uscieri si dividono in due scuole di pensiero. Da un lato c'è chi pensa che sia stato un gesto irrazionale che potrebbe ritorcersi un domani come un boomerang; dall'altro c'è chi ritiene che Orsi stia vivendo un'ebbrezza di potere che gli consente di sfidare il mondo intero.

Quest'ultima versione non è infondata se si pensa a ciò che è avvenuto nell'ultima Assemblea di Finmeccanica quando si dovevano rivedere le deleghe tra Orsi e il direttore generale Alessandro Pansa. In quella sede si presentò con tanto di carte in mano il rappresentante del ministero dell'Economia e delle Finanze, Francesco Parlato, un romano 51enne che dal 2007 rappresenta il Tesoro nelle imprese pubbliche.

Secondo tutti gli osservatori e gli analisti le deleghe in mano a Parlato prevedevano un netto ridimensionamento del ruolo di Orsi in favore di quel Pansa che sembrava appoggiato a spada tratta dal viceministro Vittorio Grilli.

Ebbene, non successe nulla di quanto si immaginava, e Orsi durante il consiglio di amministrazione successivo all'Assemblea e nei giorni seguenti continuò a relegare Pansa al suo ruolo di direttore generale con specifiche competenze nella finanza.

Queste cose bisogna ricordarle perché fanno bingo con la letterina di cinque righe distribuita ieri ai giornalini difesa dell'amico Gotti Tedeschi. Sono atti che dimostrano come Orsi si senta fortissimo e iperprotetto fino al punto di far probabilmente incazzare i magistrati di Napoli con quell'aggettivo "farneticante". Se poi a questi gesti si aggiungono le ultime decisioni aziendali allora il quadro diventa ancora più definito.

Dopo aver annunciato l'eliminazione di 45 manager, una settimana fa, ha spedito ai giardinetti l'amministratore delegato di Selex Elsag, Paolo Aielli, uno dei manager più conosciuti e apprezzati in Finmeccanica. E come non bastasse sta pensando di riorganizzare l'area delle relazioni esterne dove oggi operano d'amore e d'accordo Carlo Maria Fenu e il mite Marco Forlani.

Sembra infatti che sia scattata la ricerca di un direttore relazioni esterne in grado di tenere alta l'immagine di Finmeccanica e di difendere sui giornali quella del suo comandante supremo che parla di "discontinuità etica" e condivide i valori e la comune visione della vita di Gotti Tedeschi.

Così, mentre ai piani alti di piazza Monte Grappa i dirigenti dell'area finanza si stanno rompendo il capo per far quadrare i conti della semestrale, Orsi iperprotetto (non si sa da chi) difende la poltrona con le unghie e con i denti.


3- DRAGHI NON PUÃ’ PERMETTERSI DI ANDARE CONTRO L'AMERICA DELLE LOCUSTE E DI WALL STREET

Sembra di essere tornati alla Seconda Guerra Mondiale quando l'America decise di scendere in campo contro la Germania.

Le telefonate di Obama con Monti, Hollande e Cameron per mettere con le spalle al muro la massaia di Berlino Angela Merkel contribuiscono a rendere più forte questa analogia anche se al posto dei carri armati ci sono i signori del dollaro.

È una guerra sanguinosa di cui si vedrà l'epilogo soltanto alla fine del mese dopo una sequenza pazzesca di vertici che dovrebbero far respirare l'economia del Vecchio Continente. Nello schieramento internazionale c'è un italiano che cerca di barcamenarsi e di usare le parole con estrema prudenza. È Mario Draghi, il presidente della BCE che nel panorama dei personaggi al vertice delle istituzioni europee rappresenta forse quello più ricco di lucidità e intelligenza.

Ieri comunque anche lui ha dovuto combattere la sua battaglia dentro l'Eurotower per convincere il board della BCE a non variare i tassi e a non impegnarsi oltre i limiti della ragionevolezza. Nella torre di vetro e acciaio di Francoforte, che tra poco sarà abbandonata per una nuova sede in un immenso grattacielo, lo scontro con i cinque componenti che insieme a Draghi sono al vertice della BCE pare che abbia avuto toni particolarmente accesi.

Le poche indiscrezioni raccolte indicano nel vicepresidente portoghese, Manuel Ribeira Constancio, e nel membro dell'esecutivo Benoit Coeure i due personaggi che hanno dato filo da torcere a Draghi per arrivare alla decisione di non tagliare i tassi pur lasciando aperta la porta di una liquidità illimitata per le banche.

A parte lo scontro nelle segrete stanze dell'Eurotower ciò che più ha colpito gli analisti è stata la frase pronunciata da Draghi: "l'Europa ha le sue responsabilità per la crisi, ma anche gli altri Paesi hanno i loro problemi". In maniera precipitosa i giornalisti hanno interpretato queste parole come un attacco frontale all'America di Obama e del dio dollaro responsabile dal 2007 del terremoto sui mercati, ma bisogna fare attenzione perché l'ex-Governatore della Banca d'Italia pur ricordando che l'attuale situazione non è paragonabile a quella del settembre 2008 quando fallì Lehman Brothers, non ha affondato il coltello nel cancro del debito pubblico americano.

Ha parlato di altri Paesi che hanno i loro problemi, ma da qui a vederlo alla testa di un fronte antiamericano ce ne vuole parecchio.

L'uomo è troppo furbo e ha un passato alle spalle di grande intimità con il potere della finanza angloamericana, quindi non può permettersi di andare oltre riferimenti indiretti all'America delle locuste e di Wall Street. E questo compito è obbligato a farlo con equilibrio per mandare segnali alla massaia di Berlino con la quale la BCE deve fare i conti prima di prendere qualsiasi iniziativa.


4- SULLA STAMPA FRANCESE COMINCIANO A USCIRE ARTICOLI CHE DANNO PER MORTO IL GOVERNO DI MARIO MONTI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che sulla stampa francese cominciano a uscire articoli che danno per morto il governo di Mario Monti.

Oggi è la volta del quotidiano economico "La Tribune" che scrive testualmente: "lo stato di grazia di Mario Monti è decisamente finito".

 

 

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