negozi chiusi 7

L'ITALIA DELLE SERRANDE ABBASSATE - OGNI GIORNO CHIUDONO 14 NEGOZI DI VICINATO: SONO ALMENO 35 MILA IN NOVE ANNI, CON UNA RICADUTA ECONOMICA DI CIRCA TRE MILIARDI DI EURO - I MOTIVI? SEMPRE I SOLITI: LO SHOPPING ONLINE, I CENTRI COMMERCIALI E CONTRAZIONE DEI CONSUMI – MA LA DESERTIFICAZIONE NON CREA SOLO DISAGIO ECONOMICO. LE BOTTEGHE SONO ANCHE LUOGHI DI SOCIALITÀ E PRESIDI DI SICUREZZA…

 

 

Daniela Uva per “il Giornale”

 

negozi chiusi 8

A Zumaglia, provincia di Biella, l' unico negozio di alimentari sopravvissuto alla crisi ha chiuso qualche mese fa. Poco prima era toccato alla panetteria e all' edicola. Nella più grande Follonica, in provincia di Grosseto, solo nel corso del 2019 sono stati 55 gli esercizi commerciali a dover abbassare la saracinesca. E poi c' è il caso di Trento, dove i locali un tempo occupati da negozi - vuoti e ormai degradati -, sono talmente tanti da aver spinto l' amministrazione comunale ad approvare una delibera che permetterà di trasformare le vetrine in luoghi da esposizione di quadri e opere d' arte.

 

negozi chiusi 1

Per dare vita a un museo a cielo aperto, in attesa che tornino i fasti di un tempo. Da Nord a Sud, la moria dei punti vendita di vicinato continua senza sosta. I piccoli commercianti sono schiacciati dalla crisi, dalla burocrazia e dalla concorrenza. Quella dei grandi centri commerciali, che attirano clienti grazie ai prezzi imbattibili, e quella del web, dove le piattaforme dedicate al commercio (...) (...) online sono diventati colossi in grado di condizionare il mercato e di mettere in difficoltà perfino la grande distribuzione.

 

mauro bussoni confesercenti

Il risultato è che borghi e paesi, soprattutto i più piccoli, spesso già spopolati, rischiano la definitiva desertificazione. Un fenomeno che nelle grandi città tocca le periferie, mentre il centro pullula invece di multinazionali e monomarca di brand globalizzati. A salvarsi, in qualche caso, solo alcune botteghe storiche e attività di nicchia, che sono riuscite a evolversi e ad offrire ai clienti prodotti e servizi su misura.

 

PICCOLI IN GINOCCHIO

negozi chiusi 5

La conferma di quanto la situazione sia allarmante arriva da una ricerca condotta da Confesercenti. Dallo studio emerge che nel corso del 2019 sono spariti almeno 5mila punti vendita al dettaglio: il ritmo è di 14 chiusure al giorno. Negli ultimi nove anni l' ecatombe ha coinvolto almeno 35mila negozi di vicinato, mandando in fumo qualcosa come tre miliardi di euro.

La prima causa, secondo l' associazione di categoria, è la contrazione dei consumi. Ogni famiglia spende in media 2.530 euro in meno all' anno rispetto al 2011. E questo non solo nelle aree più povere del Paese.

negozi chiusi

 

Basti pensare che le famiglie lombarde hanno ridotto le loro uscite del 3,5 per cento, mentre quelle venete del 4,4 per cento. I settori più colpiti da questa «spending review» fatta in casa sono alimentari e bevande non alcoliche (-5,6%), vestiario e calzature (-3,3%), mobili ed elettrodomestici (-7,5%), libri (-19,3%), giornali (-40,1%). Ma non è solo la maggiore propensione al risparmio a mettere in ginocchio il piccolo commercio. Il dito è puntato anche contro burocrazia, grandi centri commerciali e e-commerce.

 

paolo zabeo cgia

 «Uno dei settori più in sofferenza è l' abbigliamento conferma Mauro Bussoni, segretario di Confesercenti -. La concorrenza dell' online e degli outlet è troppo forte. Così come insostenibile è quella generata da iniziative di stampo americano, come il black friday. Ma questo non vuol dire che difendersi non sia possibile. Ci sono realtà di quartiere che ce l' hanno fatta, specializzandosi nella qualità, nella conoscenza dei prodotti e nei servizi per i clienti. E conquistando nicchie di mercato importanti».

mauro bussoni confesercenti 2

 

SHOPPING VIRTUALE

La maggior parte dei piccoli commercianti continua però a soffrire.Sempre secondo Confesercenti, lo scorso anno solo il 18 per cento dei dettaglianti ha chiuso con un bilancio positivo. Mentre la metà il 48 per cento ha paura del futuro. Un timore giustificato, visto che negli ultimi nove anni sono spariti 13.031 negozi di abbigliamento, 628 librerie, 3.083 edicole, 4.115 ferramenta, 1.034 giocattolai e 3.357 botteghe specializzate in calzature e articoli in pelle.

 

serrande abbassate

A fronte di questa emorragia di affari la concorrenza delle multinazionali dello shopping virtuale cresce sempre di più: secondo l' Istat lo scorso anno le vendite dei piccoli negozi fisici sono diminuite dello 0,6 per cento, mentre quelle del commercio elettronico hanno fatto un balzo in avanti del 16 per cento, con una spesa complessiva di 31,6 miliardi di euro da parte dei clienti italiani. «Le botteghe artigiane vivono della spesa delle famiglie. Se i consumi calano, e le risorse vengono utilizzate quasi solo su internet o nei centri commerciali, il destino di queste realtà non può che essere la chiusura spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell' Ufficio studi della Cgia di Mestre -. Se poi a questi problemi aggiungiamo il costante aumento delle tasse, soprattutto locali, la pressione della burocrazia e la crescita dei costi fissi è chiaro che la sopravvivenza diventa impossibile».

sandro castaldo bocconi

 

SINDACI PREOCCUPATI

Questo è vero soprattutto nei centri più piccoli e in montagna. «Ormai i borghi nei quali non esiste più un negozio non sono più una rarità, basta andare in alcune zone dell' Appennino per rendersene conto prosegue Zabeo -. Stiamo vivendo una progressiva desertificazione. Passeggiando si incontrano solo saracinesche abbassate e insegne spente. È un problema, non solo economico».

 

Le botteghe di vicinato sono luoghi di socialità, presidi di sicurezza. La loro presenza, le loro luci, il via vai di clienti rappresenta una risorsa della quale le città non possono fare a meno. «Se chiudono i negozi aumenta il degrado, diminuisce la qualità della vita, le strade sono meno sicure si infervora Zabeo -. Ci sono centinaia di sindaci preoccupati. E molti hanno iniziato a prendere dei provvedimenti. A Padova, per esempio, il Comune ha stretto un accordo con i commercianti per riportare alla vita un' area dimenticata a ridosso della stazione ferroviaria. Chi vorrà potrà aprire senza licenza, in modo da risparmiare mediamente 30mila euro.

negozi chiusi

 

A patto che accetti di lavorare fino a tarda sera, di mantenere accese le luci durante la notte e di occuparsi della pulizia del marciapiede». Su questa scia si stanno muovendo anche altre città, intenzionate a combattere desertificazione e spopolamento a suon di sconti sulle tasse. L' obiettivo è aiutare chi vuol mettersi in affari per aprire piccoli supermercati, ma anche librerie, negozi di musica e agenzie di viaggio.

 

«Anche questi settori sono in enorme difficoltà precisa Sandro Castaldo, docente all' università Bocconi di Milano -. Sono in assoluto quelli sui quali la concorrenza dell' e-commerce pesa di più. Nel caso dei libri la penetrazione delle vendite online supera ormai il 15 per cento. Nel caso del food, invece, la crisi dei piccoli punti vendita privati è causata soprattutto dalla nascita di negozi di prossimità legati a grandi catene. Stanno nascendo un po' in tutta Italia, e servono a portare sotto casa i marchi tradizionalmente legati alla grande distribuzione».

negozio chiuso

 

CI VUOLE MARKETING

 Nonostante le piccole dimensioni, queste realtà sono in grado di offrire prezzi estremamente concorrenziali, che pongono automaticamente fuori mercato le botteghe a conduzione familiare. Ecco perché oggi più che mai è necessario fare un salto di qualità, specializzarsi, distinguersi dagli altri. Puntando prima di tutto sulle eccellenze.

negozi chiusi 3

 

Per sopravvivere bisogna scegliere posizionamenti molto specifici e coraggiosi prosegue Castaldo -. Alcuni puntano sulla conoscenza diretta dei clienti, che apprezzano il contatto personale. Altri su servizi come la consegna a domicilio gratuita con una semplice telefonata. Altri ancora sulla scelta di prodotti di nicchia, qualitativamente eccellenti e difficili da reperire altrove». L' imperativo è non rimanere nel limbo, affidandosi anche alla tecnologia. «Anche se l' online sta creando problemi, la tecnologia non va demonizzata conclude Bussoni di Confesercenti -.

negozi chiusi 7

L' esempio estremo in qualche caso ha già avuto successo: c' è chi ha sviluppato app personalizzate per facilitare il rapporto con i clienti».

chiusure negozinegozi chiusi negozi chiusi negozi chiusi negozi chiusi negozio chiuso per sciopero

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?