saipem francesco caio

BYE BYE CAIO - IL DESTINO DELL’AD DI SAIPEM È SEGNATO DOPO IL PROFIT WARNING E IL TAGLIO DEL RATING DI S&P, È SOLO QUESTIONE DI TEMPO: PROBABILMENTE BISOGNERÀ ASPETTARE METÀ MARZO, DOPO IL CONSUNTIVO DELL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA - ANCHE LA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO PASSA DALLA CAPITOLAZIONE DELL’AD - ENI E CDP INTANTO L’HANNO GIÀ DI FATTO COMMISSARIATO AFFIANCANDOGLI PULITI E CALCAGNINI

FRANCESCO CAIO

Luca Di Carmine per www.tag43.it

 

Il destino di Francesco Caio in Saipem è segnato. Lo sanno tutti nei corridoi di San Donato Milanese, dove sorge la sede della società di ingegneristica controllata da e Eni e Cassa Depositi e Prestiti.

 

A metà marzo, dopo il consuntivo dell’assemblea straordinaria, ci sarà un ricambio ai vertici, anche perché a volerlo sono le banche impegnate in un duro lavoro di ristrutturazione del debito.

 

PAOLO CALCAGNINI

L’ex amministratore delegato di Poste, sostenuto da quell’area del Partito democratico vicina a Enrico Letta, aveva provato a inizio dell’anno a chiedere al ministro Giancarlo Giorgetti una nuova collocazione. Si era parlato di Invitalia o anche di Sace, due partecipate che andranno in scadenza in primavera. Ma Giorgetti, con il suo sguardo da duro di Cazzago Brabbia, l’aveva gentilmente accompagnato alla porta. Chissà che Caio non avesse già capito che per lui la situazione stava per precipitare.

ALESSANDRO PULITI

 

Eni e Cdp corrono ai ripari e affiancano a Caio Puliti e Calcagnini

Del resto, le ottimistiche previsioni del piano industriale di ottobre ormai sono diventate carta straccia. Il lunedì nero di Saipem, con il terzo profit warning in 10 anni, ha consegnato alla comunità finanziaria e politica italiana un’azienda in grave difficoltà e un management assolutamente inadeguato.

 

Non deve essere funzionato qualcosa nella catena di comando, da Caio al Cfo Antonio Paccioretti, arrivato nel giugno dello scorso anno da Italgas. Per questo Eni e Cdp (rispettivamente al 30,54 e 12,55 per cento del capitale) hanno deciso di affiancare alla coppia due manager.

francesco caio foto di bacco

 

Così venerdì 4 febbraio Saipem ha comunicato la nomina di Alessandro Puliti come nuovo direttore generale, con ampie deleghe operative. Puliti era direttore Generale Natural Resources di Eni. Si aggiunge al team di management Paolo Calcagnini a cui verrà affidata la nuova unità finalizzata a rafforzare l’attività di pianificazione e controllo finanziario delle commesse. Calcagnini era vicedirettore generale e Chief Business Officer di Cassa Depositi e Prestiti.

 

Il taglio del rating da parte di S&P

Il 23 febbraio in occasione della pubblicazione dei numeri del 2021, Saipem presenterà i risultati della revisione strategica. La situazione è più che mai critica. Dopo il profit warning è arrivata un’altra tegola.

 

L’agenzia S&P Global ha deciso di tagliare il rating da “BB” a “BB-“, ponendolo in creditwatch negativo in vista di un potenziale ulteriore downgrade nelle settimane a venire. Ci sono troppi rischi finanziari per Saipem. Gli analisti di S&P parlano di incertezze che potrebbero pesare nei prossimi tre o quattro mesi, e che potrebbero vanificare il tentativo di raddrizzare la situazione, in primis l’obiettivo della società di tornare ad essere redditizia.

saipem 5

 

La negoziazione del debito passa dalla capitolazione di Caio

Si sta pensando a un aumento di capitale, ma potrebbe non essere sufficiente. Sul tavolo infatti ci sarebbe la linea da 1 miliardo di 12 banche con in prima fila Intesa San Paolo e Unicredit. Ma tra gli istituti di credito c’è una certa freddezza, soprattutto se non avverranno dei cambiamenti significativi ai vertici.

 

La rinegoziazione del debito passa insomma dalla capitolazione di Caio. Certo, l’attuale amministratore delegato gode ancora della fiducia del numero uno di Eni Claudio Descalzi, ma da qui a un mese le cose potrebbero cambiare con una certa rapidità.

 

francesco caio

 Secondo quando si dice a San Donato, dopo il consuntivo dell’assemblea straordinaria di metà marzo, quando sarà approvato l’aumento di capitale, ci sarà il passaggio di consegne ufficiale con Puliti. In quanto a Caio, di sicuro, proverà a giocarsi le sue carte durante la prossima tornata di nomine. Quelle pesanti arriveranno però nel 2023. Quelle attualmente sul tavolo del governo (le poltrone ghiotte sono Snam, dove però l’attuale ad Marco Alverà quasi sicuramente verrà confermato, e Italgas) lo vedono fuori dai giochi.

saipem PAOLO CALCAGNINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”