CASSA DISINTEGRAZIONE - 160MILA FAMIGLIE IN ATTESA A ROMA: PER 45MILA LAVORATORI ROMANI LA PRATICA NON È ANCORA STATA NEANCHE LAVORATA ALL'INPS ALTRI 115MILA CITTADINI SONO RIMASTI DA APRILE SENZA LE MENSILITÀ DEL SUSSIDIO

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Francesco Pacifico per ''Il Messaggero''

 

 

 

Per 45mila lavoratori romani - e le loro famiglie - l' assegno della cassa integrazione non è ancora arrivato.

Di più, la loro pratica non è stata neppure autorizzata dall' Inps. E saliamo a 160mila, se consideriamo quelli che hanno ottenuto dall' istituto un via libera parziale ma che sono ancora in attesa da aprile delle mensilità. Si, perché una fetta delle domande è in giacenza, nel vero senso della parola, in uno degli uffici della direzione di Roma Metropolitana, dove i dipendenti sono pochi e già prima della pandemia c' erano 1,4 milioni di pratiche da vagliare.

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LE STORIE

Questi sono i numeri. Poi ci sono le storie, la carne viva di persone che con il Covid hanno visto totalmente cambiare la loro vita, non solo il tenore. Come Stefano, pulitore di 60 anni, che prima del Covid aveva «uno stipendio da 1.500 euro e adesso ho le ore dimezzate e il mio salario è sceso a 700 euro. Il resto dovrebbe metterlo la Cig in deroga, ma della pratica si è persa traccia: ho chiamato l' Inps per una settimana, poi mi hanno fatto sapere che la mia azienda non aveva inviato la pratica. Non era vero. Intanto ho dovuto pagare l' acconto per le tasse dell' anno prossimo».

 

Marco, cameriere, è stato fermo tre mesi, perché il «ristorante per il quale lavoro ha riaperto soltanto a luglio con l' arrivo dei turisti. Per quei mesi non ho avuto nulla. Lo scorso anno sono tornato a casa dai miei: pensavo fosse una sfortuna, invece è stata la mia salvezza». Pina, commessa 50enne e «tre figli», ha fatto la domande per il Fis (fondo integrazione salariale) «da 3 mesi. Ho sperato che mi richiamassero per i saldi, invece le vendite sono andate male. In casa, dopo l' euforia dei primi giorni del lockdown con qualche pizza e dolce, abbiamo mangiato pasta a pranzo e verdura e carne la sera».

 

Questo accade nella Capitale e nell' area metropolitana dove circa 900mila lavoratori hanno chiesto l' attivazione degli strumenti messi in campo dal governo contro la crisi. Il direttore del Coordinamento Metropolitano di Inps Roma, Sergio Saltalamacchia, ha scritto alla direzione generale 152 addetti in più, dopo aver convogliato sulle pratiche degli ammortizzatori legati alla crisi quasi tutte le strutture presenti. Non aiuta certamente lo storico deficit di personale dell' istituto.

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Anche se tecnicamente la produttività è salita del 60 per cento rispetto allo scorso anno, ci sono 45mila lavoratori tra Roma e Provincia che non hanno visto un centesimo, nonostante avessero diritto alla Cigs in deroga, a quella ordinaria oppure al Fis (il fondo integrazione salariale) al quale si rivolgono gli artigiani come i dipendenti delle ditte di trasporto.

 

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Quarantacinquemila di 160mila totali che hanno visto soltanto le briciole. Andando più nello specifico, e guardando soltanto alla cassa in deroga nella Fase 2, su quasi 110mila domande pervenute, ne sono state autorizzate poco meno di 70mila, con 39mila ancora in giacenza 38.834. Soltanto su questo fronte l' Inps, come si evince da un report interno, deve ancora autorizzare 42mila pagamenti tra aprile e agosto, mentre 123mila lavoratori aspettano l' autorizzazione per tutti i mesi finora. Sul versante della cassa ordinaria ci sono 5mila domande ancora da vagliare, quasi 25mila per il Fis. Sospese nel limbo della burocrazia 33mila domande per l' una tantum per partite Iva e Co.co.co e altre 37mila indennità richieste da artigiani e commercianti e coltivatori diretti.

 

Commenta Gigi De Palo, leader del Forum delle famiglie: «Sono numeri che fanno male e che meritano una soluzione immediata: non si può abusare ulteriormente della pazienza delle famiglie italiane, in particolare dove sono presenti i bambini. Non avere ancora ricevuto risposte dallo Stato dopo tutto questo tempo è umiliante e angosciante».

 

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