CERCASI DISPERATAMENTE 20 MILIARDI, MICA BRUSCOLINI - SERVONO ALLE BANCHE ITALIANE PER SCONGIURARE I FALLIMENTI - NON SOLO MPS, ANCHE UNICREDIT, LE 4 BANCHE “SALVATE” DAL GOVERNO, CARIGE E LE DUE POPOLARI VENETE - FONDO ATLANTE E CASSA DEPOSITI HANNO FINITO RISORSE: IL 5 DICEMBRE ARRIVA IL CRAC?

Camilla Conti per il Giornale

 

mpsmps

Alle banche italiane mancano almeno 20 miliardi. È questo l' assegno da staccare nei prossimi mesi se il sistema del credito vuole rimettersi in piedi senza sacrificare uno dei suoi pilastri sull' altare del bail in.

 

Partiamo da Mps che sta correndo il Palio della salvezza. Arriverà un cavaliere super danaroso a risvegliare la bella addormentata senese dall' incubo bail-in? Vedremo. Di certo, giovedì a Siena i soci dovranno votare un aumento di capitale da 5 miliardi. E la cessione al fondo Atlante di 27 miliardi di sofferenze.

 

TORRE UNICREDITTORRE UNICREDIT

Ma il mercato guarda già preoccupato alla vera banca sistemica, ovvero Unicredit, che il 13 dicembre presenterà il suo piano industriale e dirà quanto soldi le serviranno per non finire dietro alla lavagna della Bce - 13 miliardi come riferiscono gli ultimi rumors sul maxi aumento di capitale - o una cifra meno salata se la vendita di una parte dell'«argenteria» (Pioneer e Pekao) darà i frutti sperati all' ad Jean Pierre Mustier.

 

jean pierre mustierjean pierre mustier

Poi ci sono le quattro good banks: se, come si dice in Piazza Affari, giovedi Ubi formalizzerà l' offerta per rilevare almeno Etruria, Carichieti e Banca Marche, si stima che il sistema dovrà assorbire 1,8 miliardi di minusvalenze, cioè l' intero valore di carico delle quattro sul Fondo di risoluzione che dispone oggi di 760 milioni, troppo poco per gestire il contraccolpo.

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  11protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11

 

Anche il futuro delle due ex popolari venete salvate nei mesi scorsi dal fondo Atlante è tutt' altro che sereno: c' è chi scommette che a primavera servirà un altro miliardo per coprire le perdite 2016 della Popolare di Vicenza (ma la banca smentisce). Intanto Carige sta trattando con la Bce sul nodo di quasi 7 miliardi di crediti deteriorati per evitare un nuovo aumento di capitale che qualcuno stima attorno ai 500 milioni. Totale: 21 miliardi. Calcolo approssimativo, sia chiaro.

zonin popolare vicenzazonin popolare vicenza

 

Nel frattempo gli istituti nostrani continuano ad essere percepiti come i più rischiosi in Europa. Il «Risk Outlook» della Consob pubblicato ieri mette in luce come a settembre i Cds (Credit Default Swap) delle banche italiane, i derivati che coprono dal rischio credito, fossero in media di 100 punti superiori a quelli europei. Altro, triste, primato: abbiamo la più elevata incidenza delle sofferenze sul totale dei crediti, «pur mostrando un tasso di copertura tra i più alti nel confronto europeo e una graduale riduzione dello stock degli altri crediti deteriorati», scrive Consob.

 

fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoanfabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan

Chi metterà i soldi che mancano? Gli investitori che decideranno di sottoscrivere gli aumenti di capitale, i dipendenti (si stimano 90mila tagli per risparmiare) ma anche le stesse banche. Ovvero le otto big del sistema. In un solo anno il bail in è costato loro circa 5 miliardi di versamenti tra Fondo di risoluzione (3,6 miliardi), Fondo interbancario (400 milioni), Fondo volontario (finora 700 milioni), Fondo per gli obbligazionisti di Etruria & c. (200 milioni). Più gli oboli messi nel fondo Atlante cui hanno aderito tra gli altri Unicredit, Intesa, Mediolanum e Cdp. La Cassa controllata dal Tesoro si è inoltre impegnata a garantire fino a 1,7 miliardi laddove il Fondo di risoluzione non avesse risorse per coprire «gli oneri» del prestito ponte per il salvataggio delle quattro good bank in scadenza a maggio.

 

patuellipatuelli

Ora servono altri quattrini e le polveri sono bagnate: le rettifiche sui crediti asciugano i conti anche di quelle più sane e non è un caso se alcune di esse hanno cominciato ad aumentare i costi dei conti correnti scaricando una parte del peso dei salvataggi sui clienti. A sostenere il peso del sistema è infine chiamato il fondo Atlante 2 che dovrà comprare per 1,7 miliardi la zavorra di 27 miliardi di euro di sofferenze di Mps. Circa 900 milioni arrivano da Atlante 1, avanzati dopo gli aumenti di Pop Vicenza e Veneto Banca e dopo aver accantonato 800 milioni per un eventuale nuovo aiuto alle due venete.

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."