claudio descalzi e luigi di maio in qatar

ENI A TUTTO GAS - IL CANE A SEI ZAMPE STA CERCANDO DISPERATAMENTE DI DIVERSIFICARE LE FONTI DI APPROVIGIONAMENTO DI ENERGIA: L’OBIETTIVO È DIVENTARE TOTALMENTE INDIPENDENTI DAL GAS RUSSO. CE LA FARÀ DESCALZI, CHE STA GIRANDO IL MONDO CON DI MAIO IN CERCA DI ALTERNATIVE? SERVONO 29 MILIARDI DI METRI CUBI ENTRO FINE 2023. MAGGIORI FORNITURE ARRIVERANNO DA ALGERIA, ANGOLA, CONGO E QATAR. POI CI SAREBBE LA PRODUZIONE NAZIONALE, CON LE TRIVELLE FERME PER MOTIVI BUROCRATICI…

Andrea Greco per “la Repubblica”

 

luigi di maio claudio descalzi in congo

Il nuovo "piano di sicurezza energetica nazionale" ha come soggetto attuatore l'Eni. Lo va congegnando l'ad Claudio Descalzi, tra soggiorni a Roma, dove ne parla con i vertici delle istituzioni, e mirati viaggi in Algeria, Qatar, Congo, Angola, dove l'azienda ha relazioni d'affari consolidate e peculiari.

 

L'obiettivo sarebbe porre fine alla dipendenza dal gas russo, trovando per fine 2023 forniture diverse per metà dei 29 miliardi di metri cubi "russi". Dato il contesto, è come fare un'inversione in autostrada: ma il manager da giorni si raccorda con la Farnesina e con Mario Draghi per approntare la sterzata geopolitica. Del resto, Eni intermedia gran parte del gas usato in Italia, e quasi tutto il russo, che copre il 40% del fabbisogno e risale a contratti del 1974.

luigi di maio claudio descalzi in algeria

 

Il percorso è inverso a quello che il fondatore Enrico Mattei avviò 70 anni fa, comprando a Mosca una fornitura di greggio. Seguirono decine di altri passi tra acquisti di gas, metanodotti paritetici, società miste sugli idrocarburi, raffinerie. Ma dalle sanzioni 2015 molto di quel blasone è stato smontato, e ora l'invasione dell'Ucraina forza a pensare futuri alternativi. «In due mesi riusciremo a dimezzare la dipendenza dal gas russo: non saremo più dipendenti da eventuali ricatti - ha detto domenica il ministro degli esteri, Luigi Di Maio -. L'Italia sta costruendo nuove partnership, con Algeria, Qatar, Angola e Congo abbiamo la disponibilità ad aumentare le quantità di gas».

vladimir putin

 

Le promesse del M5s vanno prese con le molle, per più motivi. Di quadro interno: tra un anno in Italia si vota, con esito incertissimo. Di scenario: nessuno sa come finirà la guerra, ma tutti sanno che le materie prime saranno sempre più preziose. Ci sono infine i vincoli tecnico-contrattuali: la maggior parte del gas italiano arriva via tubo, «un matrimonio indissolubile » come dice Massimo Nicolazzi, ex manager Eni che insegna economia delle risorse energetiche.

 

putin gas

E nella gara globale ad assicurarsi gas e greggio, i Paesi produttori danno priorità agli usi interni. Le istituzioni hanno chiamato Descalzi per i 41 anni di anzianità all'Eni, la maggior parte da operativo "a bocca di pozzo", di olio o di gas. Conosce bene i leader dei Paesi Opec, ed è tra i pochi italiani che possono sedere ai tavoli negoziali del caso. Così il 1° marzo Di Maio, che lo stima da anni, se l'è portato in missione ad Algeri.

 

claudio descalzi

I viaggi in tandem sono proseguiti in Qatar (il 5) e Angola- Congo (13 marzo). In ogni visita i due hanno chiesto maggiori forniture di metano, anche se i nodi da sciogliere sono tanti e servirà tempo. In Algeria il nuovo gas Eni va "sviluppato": l'azienda tornerà a investire, su una licenza ottenuta di recente quando il gas riaffiorerà potrà veicolarne in Italia pochi miliardi in più.

 

il servizio di fuori dal coro sulle trivelle 6

Simili trattative serviranno in Qatar ed Egitto (lì Eni produce molto, ma per gli egiziani). Anche un'altra clausola tipica sarà forse da rivedere: quella sulla diversion, per cui se il prezzo di mercato del Gnl liquido supera quello del gas via tubo, le eccedenze si possono vendere via nave a clienti terzi.

 

Il dossier Angola-Congo invece prevede due impianti di liquefazione, fino a 2 milioni di tonnellate l'anno che potrebbero, dopo il 2023, salpare verso l'Italia; il 10 marzo anche Mario Draghi ne avrebbe parlato, in una chiamata al presidente del Congo Dénis Sassou Nguesso.

le vie del gas russo

 

Infine, ci sono da ravvivare le produzioni in Libia, dove anni di guerra civile hanno più che dimezzato i 10 miliardi di capacità del tubo GreenStream. E c'è la produzione nostrana, scesa a 3,3 miliardi di metri cubi anche per veti politici e locali, ma che il governo punta a raddoppiare in tempi brevi con agevolazioni al varo.

 

Della nuova strategia si avranno ragguagli venerdì, nella presentazione del piano Eni 2022-2025. Giorni fa una portavoce ha annunciato la sospensione «di nuovi contratti di approvvigionamento di greggio o prodotti petroliferi dalla Russia».

 

claudio descalzi con il premier libico dbeibah

La mossa non tocca i vecchi contratti pluriennali, su cui Eni «sta svolgendo, caso per caso, opportune valutazioni commerciali e di logistica», aggiunge. Nel 2021 il 18% dei greggi lavorati da Eni era di provenienza russa, ma l'azienda «prevede di sostituire le quote ricorrendo al mercato internazionale, data l'ampia flessibilità di lavorazione delle raffinerie Eni e l'ampia qualità dei greggi lavorabili ».

 

claudio descalzi

Per ora non si parla del gas russo, ben più vitale per l'Italia. E in generale Eni dice che «l'attuale presenza in Russia è molto limitata e la società sta operando e opererà nel pieno rispetto delle decisioni eventualmente prese a livello istituzionale europeo e nazionale ». Tra l'altro, i prezzi stellari raggiunti da gas e greggio sui listini, su cui si fondano i contratti Eni-Gazprom, riducono molto i possibili ricarichi sui compratori italiani.

 

il servizio di fuori dal coro sulle trivelle 5

Nel bilancio 2021, il migliore da un decennio con 4,7 miliardi di euro di profitti, Eni guadagna molto dalla vendita di olio e di gas di produzione propria, ma solo 169 milioni dalla divisione "Global Gas & Gnl", che intermedia gas all'ingrosso. Dire addio al gas russo di Gazprom e rimpiazzarlo con gas Eni, finanziariamente, potrebbe essere un affare. E preparare la strada al quarto mandato di Descalzi ad, nel 2023. Un rinnovo nel segno dell'indispensabilità, che lo renderebbe il capo più longevo dell'azienda nata nel 1953.

il servizio di fuori dal coro sulle trivelle 7il servizio di fuori dal coro sulle trivelle 3claudio descalzi 3

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...