ITALIA IN SALDO - COME SUL “BRITANNIA” NEL ’92, JP MORGAN RIUNISCE A MILANO I CAPI DEI MAGGIORI FONDI DI INVESTIMENTO PER FARE SHOPPING A PREZZO STRACCIATO DI AZIENDE ITALIANE

1. ITALY DAY, FONDI ESTERI ALLO SHOPPING

Federico Fubini per “la Repubblica

 

italia svendesi italia svendesi

L’incontro si è svolto in un gruppo di sale riservate al Four Seasons di Via del Gesù, nel cuore del quadrilatero della moda milanese. Organizzatore e padrone di casa, per un giorno, la prima banca al mondo per il valore delle sue attività: l’americana J. P. Morgan, un gruppo il cui bilancio è quasi pari al debito pubblico della Repubblica italiana.

 

L’accordo era che, fuori dalla cerchia dei circa 130 invitati, nessuno dovesse saperlo. Non perché il gruppo del Four Seasons, ricco di amministratori delegati di Piazza Affari e manager di punta di un centinaio dei grandi investitori del pianeta, avessero trame da tessere. Era giusto questione di lavorare in pace, in un’iniziativa coordinata senza precedenti per il Paese: discutere insieme, faccia a faccia, uno contro uno in centinaia di incontri privati, di cosa comprare in Italia.

 

L’idea dei presenti era che è meglio farlo ora che sembrano bassi i prezzi di Borsa delle imprese del secondo produttore manifatturiero d’Europa; meglio prepararsi nella speranza che la Bce immetta mille miliardi di liquidità che solleverà tutte le banche; meglio comprare un biglietto d’ingresso nell’ipotesi che questo governo realizzi — forse — qualcuna delle riforme si parla da vent’anni.

jp morganjp morgan

 

Ieri al Four Seasons sedevano migliaia di miliardi di dollari. Erano rappresentati dai principal di alcuni degli hedge fund e fondi istituzionali più ricchi e di successo al mondo: come quello di John Paulson, il newyorkese che registrò i più grandi e rapidi guadagni della storia dell’umanità scommettendo sul crollo dei mutui americani.

 

Con Paulson c’erano vere e proprie superpotenze dei mercati globali come Fidelity (1700 miliardi di dollari in gestione), campioni del private equity come Fortress (68 miliardi), giganti tranquilli come il Canadian Pension Plan (oltre 200 miliardi di dollari) e leader europei come Allianz Global. Non poteva mancare poi una miriade di più aggressivi e volatili hedge fund, dai newyorkesi di Tpg-Axon Capital, ai tedeschi di Lupus Alpha e decine di altri. Blackrock, con Fidelity l’altro colosso mondiale della gestione finanziaria, ha dovuto cancellare la sua presenza all’ultimo.

john paulson john paulson

 

Nella giornata di Milano, Jp Morgan ha offerto a ciascuno dei suoi clienti internazionale l’opzione di avere incontri faccia a faccia con una trentina di imprese italiane che si sono dette interessate. Bastava scegliere dal menù dei presenti.

 

I momenti di vera e propria conferenza in comune sono stati ridotti al minimo, in un unico dibattito con quattro amministratori delegati: Fabrizio Viola di Mps, Carlo Cimbri di Unipol (indagato nell’inchiesta sull’acquisto di Fondiaria dai Ligresti), il costruttore Pietro Salini di Salini Impregilo e Matteo Del Fante di Terna, la rete elettrica controllata dal governo. I quattro non hanno nascosto i punti di debolezza del Paese o delle loro aziende, ma hanno ancora sottolineato perché l’Italia resta appetibile per il capitale straniero.

LOGO FORTRESSLOGO FORTRESS

 

C’è stato a stento bisogno di ricordarlo. La giornata è entrata nel vivo quando i grandi investitori esteri hanno scelto fra i gruppi italiani presenti e hanno chiesto di incontrare ciascuno separatamente. C’erano capi azienda, capi della finanza o dei rapporti con gli investitori di almeno dieci gruppi finanziari: fra questi Intesa Sanpaolo (ma non Unicredit), Ubi, Banca Generali.

 

C’erano gruppi del settore media come Mediaset, municipalizzate dell’acqua e dell’energia come Acea, società a controllo pubblico come Fincantieri (ma non Eni o Enel), campioni globali della meccanica come Danieli, ex monopolisti della telefonia come Telecom Italia. Jp Morgan stima che ciascuno di loro abbia avuto almeno cinque sei incontri “uno a uno” con altrettanti investitori esteri. Chi fra le società quotate a Piazza Affari non c’era, mancava solo perché non ha espresso interesse all’invito di J. P. Morgan.

CARLO CIMBRI jpegCARLO CIMBRI jpeg

 

È stata una sorta di “fiera Italia” senza precedenti per la piazza finanziaria milanese. In questi anni c’erano state sìgiornate dedicate al Paese nella City di Londra: questa o quella banca riuniva gli investitori per qualche ora di discorsi pubblici tenuti da dirigenti del Tesoro, manager di banche e imprese a controllo statale, economisti e specialisti.

 

Non c’erano quasi faccia a faccia e la posta in gioco era semplicemente se investire in titoli di Stato o diffidare del debito, del governo, della direzione dello spread fra Bund e Btp tedeschi. Ora no. Spinti dall’attivismo della Bce, forse in parte da quello dell’attuale esecutivo, i cento del Four Seasons sono interessati alla parte produttiva del Paese. Non siamo ancora al punto in cui vogliono davvero investire. Ma comprare, magari perché l’Italia sembra loro a buon mercato, questo sì.

fabrizio violafabrizio viola

 

NEL GIUGNO DEL 1992 L’ITALIA IN VENDITA A BORDO DEL BRITANNIA

Da “La repubblica

 

Il 2 giugno 1992 il panfilo Britannia, di proprietà della Corona inglese, ospitò un convegno sulle prospettive delle privatizzazioni in Italia. Discorso introduttivo fu del direttore generale del Tesoro Mario Draghi. Sebbene i relatori si concentrarono sulle difficoltà del processo, il Britannia è visto come il momento in cui i fondi internazionali si accordarono per comprare a prezzi di saldo il patrimonio pubblico.

FINCANTIERIFINCANTIERI

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."