venezia cina bandiera cinese

LAGUNA GIALLA - VENEZIA ORMAI PARLA CINESE: 850 TRA NEGOZI, PUBBLICI ESERCIZI E HOTEL SONO PASSATI NELLE MANI DI CITTADINI PROVENIENTI DALLA REPUBBLICA POPOLARE. IL DATO È SOTTOSTIMATO, CONSIDERANDO ANCHE QUELLE AL NERO - IL SOSPETTO DELLA GUARDIA DI FINANZA È CHE NON SI TRATTI SOLO DELL'INIZIATIVA CASUALE E CONCENTRICA DI CENTINAIA DI IMPRENDITORI SLEGATI TRA LORO MA CHE DIETRO QUESTO ASSALTO CI SIA...

negozi cinesi venezia 5

Maurizio Dianese per www.ilgazzettino.it

 

Venezia ormai parla cinese. Bar e ristoranti. Ma anche agenzie di viaggio. E fra poco alberghi. Se nel 1998 le imprese attive registrate a nome di cittadini provenienti dalla Repubblica popolare cinese erano in tutto 45, adesso in città sono 850. Ma si tratta di un dato largamente in difetto sulla realtà dal momento che non sempre il passaggio di proprietà – da un veneziano ad un cinese – è registrato regolarmente visto che, tra l’altro, chi vende e chi compra maneggia molto “nero”.

 

negozi cinesi venezia.

Peraltro anche la parte in “bianco” normalmente non è tracciabile perché deriva il più delle volte da commesse estere e dunque la Guardia di finanza semplicemente non è in grado di controllare se il cinese di Shanghai che finanzia l’acquisto di un bar a Cannaregio sia una brava persona o un cinese legato a qualche organizzazione criminale che semplicemente ricicla i quattrini investendoli a Venezia.

 

cinesi a venezia 2

Ed è in questo periodo di grande crisi che gli investimenti cinesi invece di diminuire stanno aumentando. Soprattutto nel settore del turismo. Da qui l’impressione che i cinesi stiano letteralmente comprandosi Venezia. Si tratta solo di capire se è una strategia che ha una testa – nel qual caso si trova in Cina – o se l’attacco concentrico alle attività imprenditoriali veneziane sia frutto di una decisione che riguarda più persone, ma che lavorano indipendentemente una dall’altra.

 

negozi cinesi venezia 2

Il comandante regionale della Guardia di Finanza, il generale Giovanni Mainolfi, che Venezia la conosce meglio di un veneziano, ha messo a punto con i suoi uomini una strategia di studio e di monitoraggio che permette di capire molte cose e, volendo, anche di intuire come rischia di andare a finire.

 

BAR E RISTORANTI

Partiamo dallo studio degli esercizi commerciali. Ce ne sono qualche migliaio, ormai a Venezia, tra bar e ristoranti di proprietà o in affitto a cittadini cinesi. Ebbene, si sa che, fino a prima della pandemia, servivano patrimoni consistenti anche solo per aprire o rilevare o affittare un “bacarò” a Venezia.

 

cinesi a venezia 1

Basti dire che, un anno prima della chiusura forzata, una pizzeria-ristorante nei pressi di piazza San Marco è stata affittata da una donna cinese a 20 mila euro al mese. Del resto non è un mistero per nessuno che Venezia – fino a febbraio di quest’anno - era una gallina dalle uova di platino.

 

turista cinese a venezia

E i cinesi, anno dopo anno, sono entrati nel business miliardario del turismo veneziano. In punta di piedi, senza sgomitare, ma penetrando a fondo nel tessuto economico della città, ma guardandosi bene dal pagare le tasse. Basti dire che, secondo i dati della Guardia di finanza regionale, dal punto di vista erariale al 31 gennaio 2019 ci sono 10.214 codici fiscali di imprenditori cinesi che, a fronte di un debito complessivo iscritto a ruolo per oltre 900 milioni di euro, devono ancora 867 milioni di euro al Fisco.

 

I DEBITI COL FISCO

negozi cinesi venezia

Insomma si fa prima a dire che i cinesi che lavorano a Venezia versano al Fisco italiano uno zero assoluto. Ma il problema è ancora più a monte e riguarda la provenienza dei capitali perché, quando la Finanza va a controllare, scopre che «i soggetti che risultano titolari formali delle nuove iniziative imprenditoriali – sia quelle costituite ex-novo sia quelle frutto di passaggi di gestione – non presentano un profilo reddituale/patrimoniale tale da giustificare lo sforzo finanziario sotteso all’avvio delle attività».

 

cinesi a venezia

Vuol dire che troppo spesso ci si trova di fronte al dipendente cinese di un bar italiano, che porta a casa 800 euro al mese e che improvvisamente ha le risorse necessarie per diventare il titolare di quello stesso bar nel quale ha lavorato.

 

«Sul piano finanziario, poi, è stato rilevato che il pagamento delle operazioni avviene di norma attraverso il ricorso a disponibilità bancarie, dichiaratamente alimentate da prestiti di parenti e conoscenti non sempre facilmente identificabili e, talvolta, provenienti direttamente dall’estero – spiega la Guardia di finanza - Il che limita di molto le possibilità di concreta ricostruzione dell’origine della provvista». Bisognerebbe infatti che gli investigatori fossero autorizzati ad accedere ad una rogatoria internazionale, chiedendo l’intervento del Ministero della giustizia e di quello degli Esteri per andare a buttar un occhio in un conto corrente di una banca cinese. Figuriamoci. E così i soldi semplicemente vengono e vanno – i cinesi hanno riportato in patria finora quasi 600 milioni di euro – senza che nessuno sia in grado di controllare se si tratti di soldi puliti o sporchi.

negozi cinesi venezia7

 

 

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…