urbano cairo rcs blackstone corriere della sera

MILANO IN FIAMME - LA VITTORIA DI BLACKSTONE SU RCS-CAIRO POTREBBE DESTABILIZZARE LA PROPRIETA' DEL ''CORRIERE DELLA SERA'' – IL FONDO USA ORA CHIEDE I DANNI. TANTI: 300 MILIONI A RCS E ALTRI 300 A CAIRO - RCS VALE IN BORSA POCO PIÙ DI 400 MILIONI, MENTRE LA CAIRO COMMUNICATION, CHE CONTROLLA RCS E DI CUI CAIRO HA IL 67%, NE VALE 270 – SCHIERATI I GRANDI STUDI LEGALI: PER RCS C’È SERGIO EREDE, IL REALE IDEATORE DELLA BATTAGLIA PERSA PER VIA SOLFERINO. PER BLACKSTONE, GIUSEPPE IANNACCONE, MOSTRO SACRO DEL PENALE SOCIETARIO

cairo gazzetta

Marcello Zacché per “Il Giornale”

 

I grandi studi legali che ricordano quelli neworkesi del cinema e delle serie tv, come il memorabile di John Milton, alias Al Pacino ne «L'avvocato del diavolo», in Italia sono tutti a Milano. La capitale degli avvocati d'affari. Chi ha studiato legge e, nel civile o nel penale, vuole lavorare con il mondo corporate nel giro che conta, da ogni parte d'Italia provenga, deve convergere qui.

 

sede del corriere della sera in via solferino a milano 2

E in questi giorni, all'ombra della Madonnina, si è chiusa una battaglia legale con una posta in palio che, forzando un po' le cose, ma neanche troppo, potrebbe definitivamente destabilizzare l'editoria italiana.

 

Al centro del contendere c'era un palazzo che è un monumento nella storia della città: il «Palazzo del Corriere della Sera» di via Solferino 26, ideato da Luca Beltrami nel 1903, e venduto nel 2013 dal gruppo Rcs ai fondi Usa Blackstone.

 

jonathan grey - blackstone

Un'operazione che Urbano Cairo, dopo aver rilevato il controllo della Rizzoli-Corriere nel 2016, ha contestato, chiedendo di annullare o rivedere la cessione. Venerdì sera il verdetto, tramite un arbitrato, gli ha dato torto. Ma Blackstone - che ha dovuto rinunciare a rivendere il palazzo perché l'acquirente (Allianz) si è ritirato proprio a causa dell'azione intentata da Cairo - ora chiede i danni. Tanti: 300 milioni a Rcs e altri 300 al presidente del Toro.

BLACKSTONE

 

La causa, di fronte alla corte di New York, era in sospeso in attesa degli arbitri. Ora ripartirà e sarà lunga, ma va da sé che di fronte a tali importi c'è da tremare: Rcs vale in Borsa poco più di 400 milioni, mentre la Cairo Communication, che controlla Rcs e di cui Cairo ha il 67%, ne vale 270.

 

VINCENZO MARICONDA

Si fa presto a capire che nel peggiore dei casi - tutto da verificarsi - il sistema Cairo-Rcs non potrebbe resistere. E con quello, con i suoi oltre 3.200 dipendenti, di cui quasi 2mila in Italia con 760 giornalisti, l'intera editoria nazionale e la sua previdenza rischierebbero il collasso.

 

Dietro all'arbitrato che potrebbe cambiare una storia secolare si sono battuti una mezza dozzina di legali di grido. Nomi arcicontesi nelle cene, nelle gallerie d'arte, nei salotti delle residenze sei-sette-ottocentesche di Brera o corso Venezia. Gli arbitri stessi, Renato Rordorf (of counsel da Gianni & Origoni), presidente del collegio, Vincenzo Mariconda (nominato da Blackstone) e Vincenzo Roppo (per Rcs) sono tre pezzi da novanta.

 

VINCENZO ROPPO

E nell'occasione si sono divisi: Roppo, in minoranza, ha votato contro, e Rordorf è stato decisivo. Con Blackstone, che affida l'immobiliare alla Sgr milanese Kryalos di Paolo Bottelli, si sono battuti due tra i più quotati e temuti civilisti del momento, Carlo Pavesi e Francesco Gatti, meno che sessantenni, partner dello studio legale tributario insieme a Luigi Arturo Bianchi e Paolo Ludovici, sede nel palazzo di Piazza Borromeo.

 

Lo studio era quello di Carlo d'Urso, scomparso pochi anni fa, di cui i partner hanno raccolto l'eredità sia nel prestigio, sia nella sobria eleganza. Con loro Giuseppe Iannaccone, classe 1955, mostro sacro del penale societario, che domina dalla sua sede di Piazza San Babila.

Giuseppe Iannaccone

 

Personaggio vulcanico, bon vivant, una splendida compagna sudamericana con cui fa coppia fissa, Iannaccone è conosciuto anche per la sua eccezionale collezione di arte contemporanea, che qualche tempo fa ha riunito il jet set meneghino in una esposizione alla Triennale.

 

Sul fronte opposto, per il penale Cairo ha scelto Francesco Mucciarelli, classe 1952, cattedra alla Bocconi e docente in altri atenei della città. Studio in via Manin, figlio d'arte di Antonio, i Mucciarelli sono legali storici di grandi famiglie imprenditoriali milanesi.

 

Sergio Erede

Nella partita Mucciarelli ha lavorato con Sergio Erede, che di Cairo è il Richelieu fin dall'Opa del 2016 su Rcs, lanciata contro tipi quali Mediobanca, Pirelli, Della Valle, Unipol. Erede, 80 anni compiuti da poco, regista di tante operazioni in corso, come la scalata di Del Vecchio a Mediobanca, è il reale ideatore della battaglia per via Solferino, convinto che i conti non tornassero.

 

Al punto da non aver voluto accantonare risorse in vista della causa di New York. Lo si legge nel bilancio Rcs a proposito della partita con Blackstone: «La Società, acquisite le valutazioni dei propri consulenti legali, ha ritenuto che non sussistano i presupposti per l'iscrizione di fondi rischi». Per sua fortuna questo è solo il primo tempo. E tutti gli avvocati di questi affari possono ora rifiatare e incassare parcelle a sei zeri. In attesa del prossimo duello lungo le piazze, i palazzi e i salotti milanesi.

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)