bidenomics joe biden paul krugman

"LA PERFORMANCE ECONOMICA DURANTE LA PRESIDENZA BIDEN È MIGLIORE RISPETTO A QUELLO CHE I MEDIA LASCIANO INTENDERE" – IL NOBEL PAUL KRUGMAN IN LODE DI BIDEN E DELLE SUE RICETTE ECONOMICHE: “PERCHÉ NELLE ELEZIONI DI META’ MANDATO L'ECONOMIA IN CATTIVE ACQUE NON HA PORTATO AL PREVISTO “BAGNO DI SANGUE” PER I DEMOCRATICI? IL MERCATO DEL LAVORO VA A GONFIE VELE. E INSIEME AI PREZZI, ANCHE GLI STIPENDI SONO CRESCIUTI...”

Articolo di Paul Krugman* per “The New York Times”, pubblicato da “La Stampa”

 

JOE BIDEN SORRIDENTE AL G20 DI BALI

Perché nelle elezioni di metà mandato l'economia in cattive acque non ha portato al tanto anticipato "bagno di sangue" per i democratici? Ancora non è chiaro quale partito finirà davvero per controllare il Congresso, ma i democratici hanno eclissato la normale performance di Midterm di un partito che ha un suo presidente alla Casa Bianca. I democratici, infatti, non hanno patito niente di simile alla perdita di 64 seggi subita alla Camera nel 2010 o a quella dei repubblicani di 42 seggi nel 2018.

 

Che cosa è successo? Secondo le versioni correnti, tutto è dipeso dall'aborto, una tematica rivelatasi molto più determinante di quanto si prevedesse. Di sicuro, le preoccupazioni per l'aborto hanno contribuito a scongiurare una "ondata rossa". Gli exit poll, però, hanno lasciato intendere che altrettanto importanti sono state le preoccupazioni per il futuro della democrazia - che alcuni cinici osservatori hanno liquidato come inverosimili per molti elettori - e gli elettori hanno detto che questa è stata la loro considerazione principale, in egual misura rispetto a chi ha citato l'inflazione.

 

Può anche darsi che l'economia non abbia costituito un freno per i democratici, come ci si aspettava che fosse. Alcuni di noi da qualche tempo sostengono che la performance economica durante la presidenza Biden è migliore rispetto a buona parte di quello che i mezzi di informazione ci fanno vedere e lasciano intendere.

 

barack obama joe biden 7

Il mercato del lavoro è andato a gonfie vele, con un ritorno straordinariamente rapido ai livelli occupazionali antecedenti alla pandemia, in contrasto con la lenta ripresa che si ebbe dopo la crisi finanziaria del 2008. I prezzi in forte aumento hanno eroso il potere d'acquisto, ma anche gli stipendi sono cresciuti, facendo sì che i lavoratori a bassa retribuzione avessero la meglio sull'inflazione, sia da quando è iniziata la pandemia sia da quando Biden ha assunto l'incarico di presidente.

 

In linea generale, gli economisti che evidenziavano notizie positive riguardo all'economia sono stati liquidati come fuori dalla realtà: i normali cittadini, ci è stato detto, non ne hanno avuto sentore. Dopotutto, il tanto citato indice di fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan è precipitato a livelli che non si vedevano dai tempi della crisi finanziaria e, prima di allora, dalla stagflazione del 1980.

 

DONALD TRUMP

Vi sono però anche altri indicatori, e raccontano una versione completamente diversa. Un altro sondaggio in corso da tempo sui consumatori, condotto dall'indipendente Conference Board, mostra che l'inflazione mette a dura prova la fiducia dei consumatori - ma solo in misura tale da abbassarla ai livelli del 2015. Se volete sapere la mia opinione, le elezioni di metà mandato appaiono più rispondenti ai risultati dell'analisi del Conference Board che a quelli dell'Università del Michigan.

 

joe biden

Un sondaggio della Federal Reserve per il 2021 ha evidenziato che i nuclei familiari erano molto pessimisti nei confronti dell'economia nazionale, ma molto ottimisti riguardo la loro situazione finanziaria, e più o meno a metà strada per ciò che concerne l'economia locale che conoscono bene per esperienza diretta. Suppongo che i risultati del 2022 appariranno simili. Inoltre, la spesa dei consumatori è rimasta forte, il che non si concilia granché con chi ha espresso un forte pessimismo economico.

 

Sembra quanto meno possibile che gli americani abbiano riferito ai sondaggisti che l'economia versa in pessime condizioni perché dai media si sono sentiti dire questo, ma poi abbiano votato in base alla loro esperienza personale, molto più eterogenea. Inoltre, se è evidente che agli elettori l'inflazione non piace affatto, non è chiaro quanto ciò abbia influito sui loro voti.

 

ELEZIONI MIDTERM

È vero: gli elettori che hanno parlato di inflazione, loro massima preoccupazione, perlopiù hanno dato la loro preferenza al Partito repubblicano, più di sette su dieci, secondo l'exit poll della Cnn. A ben pensarci, però, questa statistica solleva problemi in termini di rapporto causa-effetto. Le persone preoccupate per l'inflazione sono state maggiormente propense a votare per i repubblicani, oppure chi era già deciso a votare per i repubblicani ha individuato nell'inflazione la questione più scottante e delicata? Probabilmente, entrambe le cose. Nbc News ha formulato una domanda per taluni aspetti diversa: in quale partito riponete maggiore fiducia ai fini di una gestione sapiente dell'inflazione?

 

joe biden 4

I repubblicani erano favoriti, ma soltanto nella misura del 52 per cento. Questo margine, sorprendentemente ridotto, mi ha molto colpito, tenuto conto della storica tendenza degli elettori americani a incolpare il partito alla Casa Bianca ogniqualvolta accade qualcosa di brutto. Forse, quindi, gli analisti politici non hanno dato abbastanza credito agli elettori. I prezzi in aumento infastidiscono gli americani, molto, ma è possibile che parecchi di loro abbiano guardato nel vuoto della retorica del Gop, rendendosi conto che i repubblicani non hanno un piano contro l'inflazione.

 

Questo mi porta a formulare un'ultima domanda: quali sono state le conseguenze politiche della Bidenomics, il programma di interventi economici voluto dal presidente Joe Biden? È opinione comune che le ingenti spese sostenute all'inizio della sua presidenza siano state disastrose sul piano politico, perché hanno alimentato l'inflazione e portato a un diffuso contraccolpo nell'opinione pubblica.

 

INFLAZIONE USA

L'American Rescue Plan ha contribuito a promuovere una rapida crescita nella creazione dei posti di lavoro, ma ci è stato detto che non era merito dei democratici. Tenuto conto dei risultati elettorali, tuttavia, sembra proprio che il cospicuo aumento dei posti di lavoro sia stato più che positivo per i democratici, più di quanto si lasci intendere. Pur essendo vero che le ingenti spese del 2021 probabilmente hanno concorso all'inflazione, buona parte dell'inflazione più recente - soprattutto l'aumento dei prezzi di benzina e generi alimentari, molto rilevante sul piano politico - è stata il riflesso di eventi su cui nessun presidente ha controllo (a meno che tale presidente non si chiami Vladimir Putin).

 

joe biden 1

Mettiamola così: se non ci fosse stato un rescue plan e l'inflazione fosse stata al sei per cento invece che all'otto per cento, ma i prezzi di benzina e generi alimentari fossero andati alle stelle nello stesso modo, i democratici si sarebbero trovati in una posizione politica più forte? Probabilmente no. Viceversa, se ci fossero stati meno posti di lavoro creati dallo stimolo fiscale, in verità i democratici avrebbero avuto un risultato elettorale peggiore.

 

INFLAZIONE NEGLI USA

Insomma, io credo che se le elezioni di metà mandato da un lato hanno dimostrato che gli elettori hanno a cuore anche altro, oltre l'economia, dall'altro hanno dimostrato altresì che i pungenti giudizi negativi sulla "Bidenomics" erano quantomeno prematuri. L'economia sotto Biden non è andata poi malaccio, e di sicuro non ha affossato il suo partito.

 

cheerleader per biden

*Traduzione di Anna Bissanti

JOE BIDENELEZIONI MIDTERM

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…