jerome powell inflazione

C’È POCA FED NEL FUTURO – LA FEDERAL RESERVE ALZA I TASSI DI INTERESSE DELLO 0,75% PER LA PRIMA VOLTA DAL 1994 – RAMPINI: “È UN’AZIONE OBBLIGATA: L’INFLAZIONE È AI MASSIMI DA 40 ANNI E NON ACCENNA A RAFFREDDARSI. IL CAROVITA ASSEDIA JOE BIDEN COME TUTTI I GOVERNANTI DEL MONDO…”

JEROME POWELL

1 - FED ALZA TASSI INTERESSE DELLO 0,75%, PRIMA VOLTA DAL 1994

(ANSA) - La Fed alza i tassi di interesse dello 0,75% per la prima volta dal 1994 nel tentativo di fermare la corsa dell'inflazione, schizzata ai massimi da 40 anni. Il costo del denaro sale così in una forchetta fra l'1,50 e l'1,75%.

 

2 - FED, SUI TASSI UNA MOSSA OBBLIGATA. L’INFLAZIONE? NON È COLPA DELLA GUERRA

Federico Rampini per www.corriere.it

 

INFLAZIONE USA

Il nuovo rialzo del costo del denaro negli Stati Uniti è un’azione obbligata per la Federal Reserve: l’inflazione è ai massimi da 40 anni e non accenna a raffreddarsi. Il carovita assedia Joe Biden come tutti i governanti del mondo. Il presidente americano valuta anche l’opzione di abolire certi dazi introdotti dal suo predecessore sui prodotti made in China.

 

Questo non avrebbe l’effetto di placare l’inflazione che ha cause diverse: per due anni dopo l’introduzione di quei dazi l’indice dei prezzi rimase stabile. La Casa Bianca stima che abolire i dazi potrebbe ridurre l’inflazione dello 0,25% mentre il costo della vita sta salendo dell’8,6%.

 

federico rampini a piazzapulita 1

Però Biden è tartassato da pressioni di ogni genere – inclusa la lobby filo-cinese del capitalismo americano – per “fare qualcosa”, qualsiasi cosa. La storia insegna che purtroppo dai periodi di alta inflazione si esce con una stretta monetaria della banca centrale che imprime una frenata alla crescita, spesso fino alla recessione.

 

In Italia c’è chi associa le gravi turbolenze economiche del momento (shock energetico, penurie alimentari, carovita, problemi di finanziamento del debito) alla guerra in Ucraina e alle sanzioni sulla Russia. Il sottinteso, secondo alcuni, è che basterebbe rinunciare alle sanzioni e tutto tornerebbe come prima.

 

Si dimentica che le tensioni economiche erano cominciate molto prima della guerra e delle sanzioni. Le fiammate di rialzi sui prezzi del gas, per esempio, risalgono a un anno fa. All’uscita dalla pandemia c’è stata una convergenza di fattori: eccesso di liquidità e di deficit pubblici, errori nella transizione alle energie rinnovabili, fine dello “sconto cinese”. Se scomparissero le sanzioni contro la Russia quei problemi non verrebbero risolti.

inflazione negli usa

 

Il mondo galleggia su una liquidità enorme, conseguenza delle politiche monetarie audaci con cui furono curate la grande crisi del 2008-2009 e poi la breve recessione da pandemia. È da tredici anni che le azioni delle banche centrali hanno avuto un effetto equivalente allo «stampare moneta» a tasso zero (sia pure con dei momenti di pausa e inversione di tendenza come quella che portò alla crisi dei debiti nell’Eurozona). I profeti di sventura preannunciavano che quell’eccesso di liquidità avrebbe causato inflazione; per molto tempo quelle previsioni non si sono avverate e abbiamo finito per credere che si potesse creare moneta all’infinito.

joe biden

 

Anche la febbre delle criptovalute – che si conclude rovinosamente – era figlia di un’era in cui tutto sembrava possibile. Incluso il creare debito pubblico senza doverlo mai ripagare. Il futuro può riservarci nuove sorprese e «cigni neri», al momento si assiste a una rivincita di regole economiche meno creative e più tradizionali.

 

jerome powell

Rimase inascoltato anche un economista di sinistra, Larry Summers, ex segretario al Tesoro con Bill Clinton ed ex consigliere economico di Barack Obama, quando attaccò il suo partito per la sovrabbondanza di spesa pubblica anti-pandemia. Summers si scagliò contro Biden e i parlamentari democratici nel gennaio 2021, contestando la terza manovra di sussidi alle famiglie per 1.900 miliardi di dollari. L’economia americana era già uscita dalla breve recessione, era in corso una robusta ripresa post-pandemia.

 

jerome powell simposio jackson hole virtuale

Aggiunta alle manovre analoghe di Donald Trump, quella firmata da Biden portava a 5.000 miliardi di dollari il denaro pubblico messo in tasca agli americani: solo la seconda guerra mondiale vide livelli di spesa così elevati in proporzione al Pil. Il boom dei consumi Usa ha coinciso con il fenomeno della “grande dimissione”: protetti dagli aiuti di Stato molti lavoratori hanno abbandonato mansioni pesanti e non abbastanza remunerate. Il costo del lavoro ha cominciato a salire, altra causa d’inflazione.

 

inflazione 1

La Cina ha fatto la sua parte. I suoi lockdown prolungati hanno causato penurie di molti prodotti. Quando le fabbriche cinesi hanno ricominciato a lavorare a pieno ritmo, i listini sono rincarati. Nel settore dei trasporti si sono riversate altre strozzature. La scarsità è un’arma in mano a chi ha potere monopolistico: può imporre rialzi dei prezzi a piacimento.

 

È accaduto nel trasporto navale. Biden è andato al porto di Los Angeles a denunciare il ruolo delle compagnie di armatori, un oligopolio mondiale. È tardi per accorgersi che in molti settori dell’economia manca una vera concorrenza; l’antitrust non ha funzionato; quando si creano le condizioni – un eccesso della domanda rispetto all’offerta – alcuni poteri forti estorcono dei sovraprofitti fenomenali.

 

jerome powell simposio jackson hole virtuale 2

Poi c’è l’energia. Lì gli elementi di monopolio sono tanti: per decenni l’Europa ha regalato alla Russia un enorme potere legandosi con una dipendenza fatale. Va ricordato anche quel che accadde un anno fa nel Mare del Nord quando il vento soffiò meno del previsto. I maggiori produttori di energia eolica – come il Regno Unito – soffrirono ammanchi gravi.

 

Si scoprì quel che doveva essere noto: le energie rinnovabili non sono affidabili 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, hanno pause di erogazione che vanno compensate con l’uso del nucleare, o di fonti fossili come il gas. La transizione verso un’economia a zero emissioni carboniche è un processo lungo che va gestito con razionalità e pragmatismo; trasformarla in una dottrina ideologica non ci ha aiutati.

inflazione negli usa maggio 2022 vs maggio 2021

 

 I prezzi del gas impazzirono l’estate scorsa molto prima delle sanzioni sulla Russia. I rialzi dei tassi aggrediscono solo una causa d’inflazione: raffreddano la domanda, comprimono consumi e investimenti. La cura è dolorosa. Ma lasciar correre l’inflazione avrebbe effetti disastrosi sul potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. L’iperinflazione degli anni Settanta fu un periodo caotico, comandava la legge della giungla.

 

Quando i prezzi impazziscono, chi ha il potere per arricchirsi ne approfitta e i tentativi di mettere un argine politico alla speculazione di solito non funzionano: un esperimento di «prezzi amministrati» fallì perfino sotto il presidente repubblicano Richard Nixon. Allo stesso modo, la tentazione di curare l’inflazione concedendo una resa a Vladimir Putin e a Xi Jinping, è una terapia ideologica e interessata, che non ha nulla a che vedere con le cause del male.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...