giorgia meloni giancarlo giorgetti

SCORDATEVI "FLAT TAX" E RIFORMA DELLE PENSIONI: L'INFLAZIONE S'È MAGNATA TUTTO E NON C'È UN EURO PER LE PROMESSE ELETTORALI – L’AUMENTO DEL COSTO DEL DEBITO FA IMPENNARE GLI INTERESSI SUL DEFICIT ITALIANO: NEL DEF APPROVATO DA DRAGHI PER IL 2023-20255 AVREMMO DOVUTO PAGARE “SOLI” 186 MILIARDI MA IL CONTO È ARRIVATO A OLTRE 270 MILIARDI (+45,2%) - IL MOTIVO È STATO IL CAMBIO DRASTICO DI POLITICA ECONOMICA DELLA BCE, CHE AL RIALZO DEI TASSI FA SEGUIRE L'INVERSIONE DI ROTTA SULL'ACQUISTO DEI TITOLI DI STATO...

Gianni Trovati per “il Sole 24 Ore”

 

debito pubblico

Qual è l'anello debole dell'economia europea? «L'Italia», hanno risposto in modo quasi unanime gli esperti interpellati dal Financial Times. Bastano pochi numeri a spiegare le ragioni di tanta concordia, e le motivazioni alla base del pressing crescente che si avverte in Italia contro la prospettiva di un nuovo aumento dei tassi da parte della Bce. I numeri, come sempre, sono quelli del debito pubblico.

 

L'Italia, spiegano le Linee guida sulla gestione del debito pubblico 2023 preparate dal Tesoro, dovrà emettere nei prossimi 12 mesi titoli a medio-lungo termine fra i 310 e i 320 miliardi. La previsione considera l'erogazione puntuale delle rate attese per il Recovery (i 55 obiettivi del secondo semestre 2022 sono ora sotto l'esame delle autorità comunitarie insieme alla lettera che chiede il via libera alla terza rata Pnrr), senza le quali l'ammontare dei BTp di quest' anno può salire verso i 350 miliardi. Cioè ancora più lontano dai 278 miliardi collocati nel 2022.

 

debito pubblico in percentuale del pil

Considerando anche Bot e altri titoli a breve, il livello massimo delle emissioni definito dalla legge di bilancio si attesta a 510 miliardi: 86 in più dei 424 miliardi totali dell'anno scorso.

Il tutto avviene mentre l'era del debito (apparentemente) gratuito si è chiusa definitivamente. I BTp del 2022 hanno registrato un costo medio all'emissione dell'1,71%, cioè oltre 17 volte il minimo storico dello 0,1% (nel 2021 era allo 0,59%).

 

Per trovare un livello più alto bisogna risalire al 2,08% del 2013, nell'Italia appena uscita con affanno dalla crisi del debito sovrano che a fine 2011 portò alla crisi del governo Berlusconi e ai provvedimenti d'urgenza avviati dall'esecutivo Monti con l'introduzione dell'Imu, la riforma Fornero delle pensioni e così via.

 

DEBITO PUBBLICO

Questa dinamica ha imposto in questi mesi continui aggiornamenti al rialzo nei calcoli sul peso degli interessi sul nostro bilancio pubblico. Nel 2023-2025, secondo il Def approvato lo scorso aprile dal governo Draghi, l'Italia avrebbe dovuto pagare per interessi 186,066 miliardi.

 

Nelle tabelle allegate alla legge di bilancio, che poggia anche su oltre 21 miliardi di deficit aggiuntivo rispetto al tendenziale, il conto sullo stesso triennio sale invece a 270,207 miliardi, con un aumento del 45,2% che in termini nominali vale 19,4 miliardi sul 2023, 30 sul 2024 e 34,7 sul 2025.

 

Per capire la dimensione del problema, e l'entità degli spazi fiscali che si chiudono con la corsa della spesa per interessi, basta considerare che questo costo aggiuntivo vale solo nel 2023 il quadruplo dei fondi stanziati dalla manovra per il taglio al cuneo fiscale, mentre se si guarda al 2024 e al 2025 il rapporto sale rispettivamente a sei e sette volte.

 

DEBITO PUBBLICO

La differenza rispetto al 2011, e qui sta il punto, è però sostanziale. Perché ad alimentare l'onda del costo del debito non è la percezione di un rischio politico italiano, come mostra il fatto che il programma di finanza pubblica del governo Meloni (e la sua continuità con le politiche di Draghi) è stato accolto due mesi fa con una discesa di spread e rendimenti.

 

Il motore della spesa è stato il cambio drastico di politica economica prodotto dall'inflazione, che al rialzo dei tassi accompagna l'inversione di rotta dall'acquisto dei titoli di Stato alla riduzione del portafoglio da parte dell'Eurosistema.

 

GIORGIA MELONI ALLA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO

Il nuovo scenario aumenta tutti gli interessi sul debito, ma ha un effetto più pesante sui Paesi più indebitati. La quota aggiuntiva di rischio prodotta dai numeri del bilancio pubblico si può approssimare considerando il fatto che il rendimento del BTp decennale viaggia oggi 3,75 volte più in alto rispetto a 12 mesi fa, mentre nello stesso periodo lo spread con i Bund è cresciuto "solo" di 1,55 volte.

 

Si spiega così il fatto che la prospettiva di nuovi rialzi dei tassi si traduca in Italia più come allarme sui costi del debito che come speranza nell'efficacia anti-inflazione. «Sarebbe meglio evitare scelte peggiorative», ha detto la premier Meloni nella conferenza stampa di fine anno, pochi giorni dopo che il ministro della Difesa Guido Crosetto, vicinissimo alla leader FdI, aveva bollato come «regalo di Natale deciso con leggerezza» l'ultimo aumento di Francoforte (Giorgetti, invece, da quando occupa la stanza centrale del Mef non è andato oltre all'invito a Francoforte di «tener conto del rallentamento dell'economia» nelle scelte sui tassi). Ma al di là della battaglia sulle prossime decisioni congiunturali di Francoforte, c'è un dato più strutturale destinato a farsi sentire parecchio.

GIANCARLO GIORGETTI

 

La lunga era dei tassi piatti non è destinata a tornare nell'arco di questa legislatura, e la politica monetaria restrittiva stringe la gabbia del programma di finanza pubblica in cui l'Italia si è impegnata a una forte correzione del deficit, tale da far rispuntare l'avanzo primario nel 2024 per portarlo all'1,1% del Pil nel 2025. E in questa gabbia non sarà facile trovare il modo di far spazio alle misure per abbassare l'età pensionabile con Quota 41, tagliare le tasse con la riforma fiscale e dare gambe alle altre promesse del programma di governo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?