giorgia meloni giancarlo giorgetti

STA MANOVRA POTEVA ESSE FERO E INVECE È PIUMA – LA TERZA LEGGE DI BILANCIO DEL GOVERNO MELONI È L’ENNESIMO ACCROCCO IMPROVVISATO SENZA VISIONE DEL FUTURO - L’AUMENTO DELLA SPESA SANITARIA È SOLO UN GIOCHINO CONTABILE: RIMARRÀ STABILE IN RAPPORTO AL PIL (DOPO DUE ANNI DI CALO) E QUEL CHE PASSA DA RIORDINO DELLE DETRAZIONI IN REALTÀ È UN AUMENTO DELLE TASSE - L'UNICO DATO STRUTTURALE È RAPPRESENTATO DAI TAGLI LINEARI AI MINISTERI, CHE RENDERANNO CRONICO IL SOTTOFINANZIAMENTO DI SERVIZI ESSENZIALI

Estratto dell’articolo di Emanuele Felice per “Domani”

 

LA SALA DEGLI SPECCHI DI PALAZZO CHIGI - VIGNETTA BY GIANNELLI

Questa è forse la manovra che meglio esprime la visione che Giorgia Meloni ha dell’economia e della società. […] Si tratta […] di una visione datata, incompatibile con le possibilità che il paese riprenda la via della crescita e dell’innovazione, o con le grandi sfide che abbiamo davanti, e pure insostenibile nel tempo; e che rivela parecchia improvvisazione, spacciata per decisionismo.

 

Circa metà dei 30 miliardi previsti serve a rendere strutturali il taglio del cuneo fiscale (a beneficio soprattutto dei dipendenti a più basso reddito, fino a 40mila euro) e l’accorpamento della terza e della quarta aliquota dell’Irpef (che rimarrà al 23% fino a 28mila euro, con una riduzione di due punti per la fascia da 15mila a 28mila euro). Tutto questo però c’era già, viene solo reso (forse) permanente: per i cittadini, non cambia assolutamente nulla.

 

LA MANOVRA DI GIORGIA MELONI - MEME BY GNENTOLOGO

A parte l’incremento del deficit, molto ridotto per star dentro le gravose regole europee negoziate da Meloni, i fondi necessari arrivano da quattro canali diversi: il contributo chiesto a banche e assicurazioni (3,5 miliardi), una ulteriore spending review per i ministeri (3 miliardi) e anche per gli enti locali (un miliardo), la delega fiscale e il riordino delle detrazioni (6 miliardi), gli esiti del concordato fiscale (1 o 2 miliardi?).

 

[…] Si pongono però diversi problemi. Primo: le entrate del concordato e il contributo a banche e assicurazioni sono temporanei, per definizione, non riusciranno quindi a finanziare le riduzioni fiscali previste dalla manovra, che saranno invece strutturali: l’anno prossimo che si fa? Si torna punto e a capo.

 

MANOVRA 2024 - LE MISURE E LE COPERTURE

Secondo, il concordato per l’ennesima volta non farà che incentivare l’evasione, premiando i più furbi o i più disonesti, il contrario cioè di quello che dovrebbe fare un paese avanzato, o anche soltanto civile. Anche la telenovela del contributo a banche e assicurazioni, mista di atteggiamento punitivo e negoziazioni sottobanco, è indicativa di un modo di procedere un po’ anomalo per un moderno stato di diritto, che dovrebbe fissare dei criteri trasparenti e uguali per tutti.

 

Terzo, la stretta ai ministeri, quella sì strutturale: si aggiunge ai circa 9 miliardi già previsti dalle ultime due manovre e viene imposta frettolosamente, di fatto con tagli lineari (del 5 per cento […]) […], che renderanno ancora più cronico il problema del sottofinanziamento in Italia di servizi fondamentali – per l’economia, il benessere, i diritti – dall’istruzione e ricerca alle infrastrutture, all’ambiente, al welfare.

 

Fa eccezione l’aumento della spesa sanitaria, che però servirà a mantenerla appena stazionaria in rapporto al Pil (6,4 per cento) nel 2025, dopo il calo dei due anni precedenti, non certo a farle raggiungere i livelli medi Ocse o dell’Unione europa (oltre il 7 per cento).

 

BORDELLA - POSTER BY MACONDO

Quarto, quel che passa come riordino delle detrazioni è, in realtà, un aumento delle tasse: a conti fatti, per i cittadini la pressione fiscale aumenterà, dato che (invece) i tagli fiscali c’erano già. Il contrario di quel che dice il governo.

 

Quinto, come un macigno: dov’è la politica industriale? Dov’è l’idea di sviluppo? Scomparse o, peggio, azzoppate: ad esempio viene abolito l’incentivo alla crescita economica delle imprese, mentre Industria 5.0 si è arenata nelle secche della burocrazia. […]

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

 

Qual è quindi la visione economica di Meloni? È un liberismo fiscale verso il basso, opportunistico, volto a mantenere lo status quo, corredato di misure propagandistiche e negoziazioni particolari; la cui contropartita è l’indebolimento dell’etica pubblica, della capacità di programmare e investire e dei pilastri fondamentali di ogni paese avanzato.

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 7giorgia meloni e giancarlo giorgetti 5

 

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")