mustier padoan elkette unicredit

UNICREDIT, DA PREDATORE DIVENTA PREDA? - LE ATTENZIONI SONO FOCALIZZATE TUTTE SULLA PARTITA MONTEPASCHI, MA UNICREDIT DOVREBBE GUARDARSI LE SPALLE DA UN EVENTUALE ATTACCO STRANIERO - IL TALLONE D’ACHILLE È LO SCARSISSIMO VALORE DI MERCATO, DIMEZZATO RISPETTO A INTESA-SANPAOLO (GRAZIE ALLE CESSIONI DI MUSTIER). E QUANDO PERDI VALORE SUL MERCATO, RISCHI DI ESSERE PAPPATO - I FRANCESI DI BNP PARIBAS SI SFREGANO GIÀ LE MANI…

 

 

Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it

unicredit

 

C’è fibrillazione ai piani alti di UniCredit. Mai come in questo momento la banca è a un bivio cruciale.  La scelta del nuovo amministratore delegato per sostituire Jean Pierre Mustier darà le prime indicazioni sul futuro strategico dell’istituto. Che è spinto fortemente dal Tesoro alle nozze con Mps tra il malumore di molti dei suoi azionisti. Contro il matrimonio “spintaneo” si è già schierato il nocciolino duro dei soci italiani, da Del Vecchio alle due Fondazioni azioniste.

JEAN PIERRE MUSTIER

 

Ma contrarietà, non ancora manifesta per ora, arriva anche dai fondi stranieri. Non va dimenticato infatti che UniCredit è di fatto una public company con azionariato diffuso su una miriade di fondi istituzionali, per lo più stranieri.

 

I PONTI D’ORO DEL GOVERNO PER SIENA

Certo, il Governo sta facendo ponti d’oro a UniCredit per spianare la strada alla fusione con la banca senese. Dalla dote da 5 miliardi, alla cessione delle sofferenze ancora in capo a UniCredit nel segmento non core a prezzi d’affezione alla società pubblica Amco.

PIERCARLO PADOAN CON ELKETTE DI UNICREDIT

 

Del resto i vertici della banca di piazza Gae Aulenti hanno messo le mani avanti. La fusione deve essere neutra sul piano del patrimonio. Cioè l’acquisto di Mps non deve impattare minimamente sui requisiti di capitale di UniCredit. Ancora meglio se dal Governo titolare del 68% delle quote di Mps arrivasse qualche dono a rendere meno riottosi i suoi soci stranieri.

 

MUSTIER MESSINA

E non va dimenticato che a favore della fusione gioca anche il goodwill negativo. UniCredit comprerebbe, come avvenuto con Intesa-Ubi, una banca che vale 1 miliardo sul mercato, ma ha patrimonio netto per 6 miliardi. Un bel viatico sui conti di UniCredit nel caso della prospettata fusione.

 

MA COME STA UNICREDIT?

Ma mentre la partita su Mps sta catalizzando tutte le attenzioni, pochi si soffermano sulle condizioni di UniCredit. La banca più che guardare in avanti dovrebbe cominciare a guardarsi le spalle. Da un eventuale attacco straniero da parte di qualche banca, in particolare francese. Un’ipotesi tutt’altro che remota.

monte dei paschi di siena

 

VALORE DI MERCATO DIMEZZATO RISPETTO A INTESA-SANPAOLO

Il tallone d’Achille di UniCredit è, non da oggi, il suo scarsissimo valore di mercato. La banca capitalizza infatti poco più di 17 miliardi che sono meno di un terzo del valore del suo capitale che è di 60 miliardi. Per la seconda banca italiana valere solo il 30% del suo patrimonio indica una ormai protratta disaffezione degli investitori che certo hanno pagato a caro prezzo la fiducia riposta in UniCredit.

Leonardo Del Vecchio

 

Negli ultimi 12 mesi ha lasciato sul campo in borsa il 38% del suo valore. Sei volte di più di quanto ha perso l’indice delle blue chip italiane il Ftse Mib. A tre anni ha più che dimezzato il suo prezzo. E a 5 anni la caduta di valore è stata del 60%. Tanto per dare un’idea Intesa-Sanpaolo che ha dimensioni di attivo analoghe capitalizza oggi più del doppio di UniCredit.

 

MALE ANTICO QUELLO DELLA BORSA: PAGA LA CURA MUSTIER

JEAN PIERRE MUSTIER

Un male quello di Borsa che arriva da lontano e che le scelte strategiche dell’amministratore delegato uscente Mustier non hanno sanato. Anzi la sfiducia del mercato è andata crescendo. Certo Mustier ha pulito i bilanci dalle sofferenze e rafforzato il patrimonio, ma a scapito del conto economico che ha sofferto anche per la continua campagna di cessioni che hanno ristretto il perimetro di attività. Operazione pulizia andata in porto, forse propedeutica a un abbellimento in vista di un matrimonio europeo, ma con una banca, sotto la guida di Mustier che ha perso terreno sul business tipico.

 

LA CRISI DEI RICAVI E DEI PROFITTI

UniCredit è in crisi di ricavi, infatti, e vede una forte decelerazione dei profitti. Solo negli ultimi 12 mesi ha visto un calo dei ricavi totali del 7,8%, trascinati all’ingiù sia dalla flessione del margine d’interesse che dalla caduta delle commissioni. Nel 2020 dovrebbe chiudere l’anno con utili attorno agli 800 milioni. In forte calo rispetto ai 3,3 miliardi prodotti nel 2019. E ancora più pronunciato rispetto ai 4,1 miliardi del 2018 e ai 5,47 miliardi del 2017.

fineco

 

Le preoccupazioni maggiori derivano proprio dalla scarsa tenuta dei ricavi. I primi 9 mesi del 2020 hanno chiuso con ricavi a 12,9 miliardi che proiettano l’intero 2020 poco sopra i 17 miliardi. Lontani i tempi, siamo nel 2017 e 2018, in cui UniCredit realizzava quasi 20 miliardi di ricavi. In pochi anni la banca ha perso per strada oltre 2 miliardi di ricavi. Business ordinario quindi in forte frenata negli anni a guida Mustier.

 

La forte pulizia di bilancio a fronte di una gestione operativa della banca che langue non è piaciuta evidentemente al mercato come l’attuale sottocapitalizzazione dimostra.

 

DA PREDATORE EUROPEO A PREDA

bnl bnp paribas

E quando perdi valore sul mercato da predatore rischi di diventare preda. Ed è quello che può accadere, secondo le intenzioni del Governo, a UniCredit lanciata verso un matrimonio in Italia con una banca come Mps che mostra una ancor più pronunciata caduta del business e dei ricavi che renderebbero ancora più fragile Unicredit.

 

Il rischio vero è che in questa finestra temporale, si inseriscano a sorpresa i giganti del credito transalpini. Una banca globale come Bnp Paribas potrebbe guardare di buon occhio a una calata clamorosa in Italia, via UniCredit. La banca francese vale in Borsa oggi 54 miliardi, oltre 3 volte il valore di mercato di UniCredit.

 

Con un colpo solo entrerebbe nel florido mercato italiano del risparmio gestito, e contemporaneamente in Germania, Austria ed Est Europa aree dove è presente UniCredit. Un altro papabile all’attacco frontale alla seconda banca italiana potrebbe essere il Credit Agricole, che già ha fatto incetta in Italia di piccole banche e ora potrebbe tentare il grande balzo.

CREDIT AGRICOLE

 

Il clima oggi è dei più favorevoli. La Bce spinge per fusioni paneuropee che creino pochi grandi gruppi sufficientemente robusti a reggere le nuove sfide portate dal Covid. In fondo il sistema bancario europeo è oberato da forte sovracapacità.

 

Fusioni e razionalizzazioni possono essere l’antidoto a reggere il nuovo scenario che vedrà quest’anno e nei prossimi anni calare la redditività a livelli più bassi del costo del capitale.  La sfida è aperta e chi si farà trovare poco capitalizzato rischia di venire mangiato.

Andrea Enria AB unicredit hypovereinsbankjean pierre mustier

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? INNANZITUTTO L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO BLOCCA DI FATTO OGNI POSSIBILE ASSALTO DELL’ARMATA “CALTA-MELONI” AL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI – CERTO, I MANAGER DECADONO SOLO DOPO UNA SENTENZA DEFINITIVA, MA GIÀ DA ADESSO LOVAGLIO E E COMPAGNIA POTREBBERO ESSERE SOSPESI DAL CDA O DALLA VIGILANZA DI BANKITALIA - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DEI PM DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE FAVORITA DA PALAZZO CHIGI DELLA COMBRICCOLA ROMANA, SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO'') - OGGI IN BORSA MONTE PASCHI SIENA HA CHIUSO PERDENDO IL 2,12%, MEDIOBANCA -0,15% MENTRE, ALLONTANANDOSI CALTARICCONE, GENERALI GUADAGNA LO +0,47%...

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?