figaro

'LE NOZZE DI FIGARO', UNA FARSA PESANTE COME UN ELEFANTE - ALL’OPERA DI ROMA PUBBLICO DIVISO PER IL CAPOLAVORO DI MOZART ATTUALIZZATO E TRASFORMATO DA GRAHAM VICK IN RETORICA SOCIAL-POLITIK: MASCHIO "TAMARRO UCCELLATORE", DONNA SOTTOMESSA O VELINA, TUTTI MERCIFICATI PER IL POTERE (SAI CHE NOVITA'...) – DA FERRARA A SONIA BERGAMASCO, CHI C'ERA PER LA PRIMA - VIDEO

sonia bergamasco (2)

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

Andrea Nebuloso per “il Messaggero”

 

Pubblico delle grandi occasioni al teatro dell' Opera di Roma per l' esordio de Le Nozze di Figaro di Mozart. Il nuovo allestimento del cartellone lirico era molto atteso perché prosegue il lavoro sulla trilogia Mozart/da Ponte iniziato dal regista britannico Graham Vick con Così fan tutte e che si concluderà nella prossima stagione con la sua lettura del Don Giovanni.

 

le nozze di figaro

Molti i personaggi che non hanno voluto mancare alla prima delle dieci recite lo spettacolo sarà in scena fino all' 11 novembre dirette dal maestro Stefano Montanari. Ad accoglierli il Sovrintendente Carlo Fuortes che ha salutato gli ospiti nel foyer del teatro intrattenendosi particolarmente con Fabiana Balestra, figlia dello stilista Renato, l' attrice Sonia Bergamasco - la Livia televisiva storica fidanzata del commissario Montalbano - e con l' affascinante giornalista Vira Carbone accompagnata dal marito Renzo Lusetti.

 

vira carbone renzo lusetti

Mondo del giornalismo rappresentato anche dall' ex direttore generale della Rai, Mauro Masi - in compagnia della moglie Ingrid Muccitelli - dall' elefantino Giuliano Ferrara, dal re del gossip Roberto D' Agostino e dallo storico Corrado Augias. Il direttore artistico dell' Opera, Alessia Vlad, ha presentato i due cast che si alterneranno nei ruoli principali: Andrey Zhilikhovsky e Alessandro Luongo nel Conte di Almaviva; Federica Lombardi e Valentina Varriale nella Contessa, Elena Sancho Pereg e Benedetta Torre nel ruolo di Susanna, Vito Priante e Simone Del Savio in Figaro, mentre Cherubino avrà le voci di Miriam Albano e Reut Ventorero.

 

 

 

QUESTO “FIGARO” BALLA CON GLI ELEFANTI

Alberto Mattioli per https://www.lastampa.it/2018/10/31/spettacoli/qusto-figaro-balla-con-gli-elefanti-u1hO4PFzylSdnnBm10Yk6O/pagina.html

 

stefano e daniela traldi

Quello che colpisce, al solito, è la caratterizzazione dei personaggi, portati ovviamente nel nostro mondo (esattamente come facevano Mozart & Da Ponte con il loro, per inciso). E qui siamo a una perfezione tanto più appagante perché perfida, e si sa che la cattiveria paga sempre nella vita, figuriamoci a teatro.

 

graham vick

Il Conte è un volgare arricchito belloccio per il quale il massimo piacere non è soltanto essere pieno di soldi, ma soprattutto ostentarli in orologi patacconi, mazzette di banconote, abiti griffati di pessimo gusto: un incrocio fra Fabrizio Corona, un calciatore tamarro, concesso e non dato che qualcuno non lo sia e un concorrente del «Grande fratello» e/o ospite della De Filippi.

giuliano ferrara

 

La Contessa è la velina che ha sposato il calciatore ma ha il problema di essere diventata adulta prima di lui. Cherubino, un ragazzino in piena tempesta ormonale con sneakers, capelli lunghi e occhiali (non osiamo ipotizzare le cause della perdita di diottrie). Don Basilio, com’è ormai diventato tradizione, è gayssimo sotto un caschetto biondo che sarebbe stato eccessivo perfino per la Carrà dei bei tempi.

 

Sono «Le nozze di Figaro» secondo Graham Vick, all’Opera di Roma. La scena è dominata da un enorme murale con un elefante nei primi due atti e dalle non meno enormi zampe della bestia negli ultimi due. L’allusione è a un modo di dire inglese, «Elephant in the room», l’elefante nella stanza, che indica una verità palese che però tutti fingono di non vedere perché sconveniente.

sebastiano rossi e moglie

 

Qui è l’erotomania del Conte, che già nella Sinfonia si porta in camera una delle cameriere impegnate in un fantastico balletto fra una passata di mocio e l’altra; più in generale, una serie di rapporti umani, sociali e affettivi tutti dominati dal denaro: «mercificati», si sarebbe detto in altre epoche in tutti i sensi più «sinistre».

simona antonucci e bernardo tosti crocesonia bergamasco (1)

 

È un Vick più modello «Bohème» di Bologna che «Zauberflöte» di Macerata, insomma più interessato a raccontare una storia che a spiegare il mondo. I primi due atti sono semplicemente perfetti, il terzo bello, il quarto deludente, come spesso succede nel «Figaro» e in generale in tutte le commedie dove lo scioglimento viene spostato all’aperto e al buio (per esempio, è di solito irrisolto così anche il secondo quadro del terzo atto di «Falstaff»).

 

nicoletta odescalchi

Qui la visione di Vick diventa talvolta criptica e sempre un po’ troppo nera, di un pessimismo sovradimensionato rispetto al testo, benché con un tocco geniale come Cherubino che compare indossando la stessa vestaglia da Casanova da loft che indossava Almaviva all’inizio: è brutto pensarlo, ma in effetti è possibile e forse probabile che il paggio possa diventare un nuovo Conte e finire in qualche talk tivù.

 

roberto d agostino mauro masi

Resta, indiscutibile, la bravura tecnica di Vick, una nota un gesto, tutti che recitano benissimo e sempre «sulla» musica, un elemento che sfugge ai quattro che alla fine l’hanno buato, e ci sta, ma anche alla maggior parte della critica italiana, e qui forse una riflessione non guasterebbe.

 

La direzione di Stefano Montanari è buona in generale e ottima, in particolare, per uno spettacolo del genere. I tempi sono frenetici, davvero da «folle journée», e di conseguenza rischiosi, un volteggiare senza rete che talvolta fa schiantare a terra qualche cantante.

 

isabella gherardi

Ma, posto che chi rischia è sempre preferibile a chi fa della routine, le agogiche estreme del direttore non sono scelte a caso o per épater qualcuno (a Roma, poi, non ci sono come a Milano i Custodi della Sacra Tradizione e dell’Ossobuco che è uno spasso scandalizzare), ma hanno sempre un senso, e forse più teatrale che musicale. Da segnalare la bellezza di alcune variazioni o abbellimenti, specie quelli della Canzone di Cherubino. Spettacolo nello spettacolo le mosse del direttore, su e giù dal podio per accompagnare di persona i recitativi secchi, infilandosi nel frattempo la bacchetta nella maglietta, insomma il solito Montanari show.

innocenzo cipolletta

 

Cast nel complesso buono. Lo domina Federica Lombardi, Contessa in jeans strappati ma griffati (o forse strappati perché griffati, comunque orrendi) di voce ampia, di bel timbro, ben emessa e capace anche di notevoli pianissimo in «Dove sono i bei momenti»; un po’ meno belle, però, le agilità: ci lavori e saranno perfette. Suo marito, Andrey Zhilikhovsky, è un’altra voce interessante che ancor più lo diventerebbe se la buttasse fuori con un’emissione più «alta» e immascherata.

 

ingrid muccitelli mauro masi

Vito Priante dà al suo Figaro una grande attenzione alla parola, ma manca un po’ di cattiveria. Non si vuole certo tornare ai Figari degli Anni Settanta o Ottanta, quelli con la camicia aperta sul petto in attesa di un tour alle ghigliottine, però per esempio una frase come «Io non impugno mai quel che non so» avrebbe bisogno di più mordente, di uno scatto di rivolta.

 

È un Figaro ben cantato ma troppo placido. La sua Susanna, Elena Sancho Pereg, è elegante, musicale, rifinita e manca, anche lei, di qualcosa: la sensualità. E visto che nelle «Nozze» è da lei che deve sprigionarsi, fa mancare di sensualità tutto lo spettacolo. Miriam Albano riesce a dare al suo Cherubino una grazia acerba, da sessualità in divenire, ancora irrisolta: credo sia giovane, ma sicuramente è già molto interessante. I comprimari funzionano tutti, ma bisogna almeno segnalare lo strepitoso Basilio di Andrea Giovannini, davvero un peccato tagliargli l’aria.

 

Teatro non pienissimo, forse sconcertato dall’inizio alle 19, troppo presto per Roma, e alla fine festante con qualche atteso buuu! per Vick e Montanari. Ma questo, come diceva Salvemini, «sapevamcelo» (o almeno «aspettavamcelo»...).

opera in programma

beatrice e nicola bulgariclaudio de vincenti con la moglie paola e carlo fuortesclaudio strinati con la moglie anna mattei

carlo fuortesvira carbone giulio maira renzo lusettigiovanni grasso e mogliedino trappetticlaudio de vincenti con la moglie paolaclaudio strinati con la moglie anna matteigiulio mairaantonio marinibeatrice e nicola bulgariinnocenzo cipollettaalessio vlad giuliano ferraraisabella gherardinicoletta odescalchistefano e daniela traldisimona antonucci e bernardo tosti crocesebastiano rossi e moglievira carbone renzo lusetti

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”