1. NON BASTANO BORGHEZIO E BOSSI, IL RAZZISMO POPULISTA E LE SAGRE DELLA POLENTA A FERMARE L'ASCESA CULTURALE E FINANZIARIA DEI NUOVI RICCHI NELLA CAPITALE LOMBARDA. NON SOLO L'INTER SE L'È CIUCCIATA UN SIGNORE CHE ARRIVA DALL'INDONESIA, MA LA GENTE CHE CONTA HA COGNOMI IMPRONUNCIABILI. MILANO NON È PIÙ DEI MILANESI 2. MILANO SE LA SONO PRESA ARABI, CINESI E RUSSI. A MILANO OLTRE IL 40% DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI È IN MANO A GENTE CHE IL MILANESE LO HA IMPARATO DA POCO. LA LEADERSHIP AD ESEMPIO NELLE ATTIVITÀ DELLA RISTORAZIONE È ARABA, O MEGLIO EGIZIANA 3. SIMBOLO DEL NUOVO POTERE ARABO NELLA CITTÀ DI DON ABBONDIO PISAPIA È IL RISTORANTE ‘RIAD YACUT’. QUI CI VIENE LA NUOVA BORGHESIA ARABO-MENEGHINA, QUELLI CHE MANDANO I FIGLI NELLE SCUOLE PRIVATE E SI FANNO I FINE SETTIMANA A PORTOFINO

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  • Video di Massimo Pusceddu per Dagospia

    A Milano si parla arabo. Sul cubo

     

    Alberto Dandolo per Dagospia

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    Allontanate Bossi e tenete calmi il Trota e Rosy Mauro. Fate un bendaggio gastrico a Borghezio e date qualche goccia di Lexotan a Salvini. Non ditegli che quasi 30 anni di pensiero leghista si sono sciolti come neve al sole e che forse non conviene più andare a Ponte di Legno a raccogliere l'acqua della sorgente del Po. Meglio farsi una passeggiata a Fiuggi, tutti assieme.

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    Qui l'acqua almeno fa bene ai reni e aiuta la diuresi. Il vero potere a Milano parla straniero. E non bastano le Bossi-Fini, il razzismo populista, le sagre della polenta a Brescia a fermare l'ascesa culturale e finanziaria dei nuovi ricchi nella capitale lombarda. Qua non solo l'Inter se l'è ciucciata un bel signore che arriva dall'altra parte del mondo, qui la gente che conta ha cognomi impronunciabili e portafogli gonfi di euro. Milano non è più dei milanesi.

    E non è manco più dei "terroni" ( come chi vi scrive) che si sono fatti la valigia e hanno cercato fortuna in sta città. Milano se la sono presa arabi, cinesi e russi. Fratelli leghisti fatevene una ragione! A Milano oltre il 40% delle attività commerciali è in mano a gente che il milanese lo ha imparato da poco più di 10 anni. La leadership ad esempio nelle attività della ristorazione è araba, o meglio egiziana.

    Se a Milano ti vuoi magiare una pizza come si deve o buon risotto devi sapere che in cucina lo chef è del Cairo o al massimo di Tunisi e che il proprietario del ristorante con ogni probabilità è di Alessandria. D'Egitto però. E tanto di cappello a questa gente che pur se sradicata per necessità dalle loro terre, si è alzata le maniche e si è messa a lavorare, fino a 20 ore al giorno, per costruirsi un avvenire. Questi non si lamentano, non si fanno troppe pippe.

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    Questi fanno e basta. Il sogno leghista di una Italia divisa a pezzi, senza stranieri e chiusa al "diverso" si è schiantata di fronte alla realtà. Al corso naturale degli eventi e della storia. Si è schiantata sotto le note della musica marocchina e agli ombelichi e ai culi tremanti delle danzatrici del ventre. A Milano non solo ci sono quasi più extra-comunitari ( tra regolari e non) che italiani. Ma a Milano sta nascendo addirittura una nuova borghesia ricca (e arricchita) con un passaporto che non è il nostro.

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    Qua tra un po' se non ti chiamerai Mohammed o Zinguan non ti faranno più entrare manco nei cessi della Stazione Garibaldi. Simbolo del nuovo potere arabo nella città di Don Abbondio Pisapia è il Riad Yacut, via Cadore 23 , tutto damaschi, ori e mosaici. Qui ci viene la nuova borghesia arabo-meneghina, quelli che mandano i figli nelle scuole private e si fanno i fine settimana a Portofino. Qua con cinquanta euro forse te magni solo l'antipasto e ti bevi una bella tazza di thè alla menta. Ad accoglierti all'ingresso ci sono due bestioni: Ebraim (egiziano) e Munir ( di Damasco).

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    Sono alti più di 2 metri. Brunetta gli arriverebbe ai polpacci. Entri e ti sembra di non stare più a Milano. Benvenuti in Medio Oriente! Prima di sederti a tavola una gnocca libanese ti fa fare il rito del lavaggio delle mani e poi ti fa una spruzzata di acqua di rose. Ha un bell'odore, forte. Pare il profumo che si mette la Ventura. Intenso e invasivo. Al centro del locale c'è una passerella di vetro con l'acqua sotto e in alto un fontanone a getto continuo. Sotto la fontana c'é una band giordana che canta e suona dal vivo per tutta la sera. Il locale si estende su tre piani.

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    Al terzo piano c'è il super privè. Tutto cuscini, candele e narghilè, con un camino gigante e un enorme tavolone di vetro. Qua ci vengono gli arabi più ricchi. Se vuoi ti puoi affittare una ballerina del ventre per tutta la sera. Con spettacolo personalizzato. Puoi scegliere di mangiare qualsiasi piatto che appartiene alla cultura araba. Si spazia dalla cucina marocchina a quella libanese.

    Bbboni i piatti siriani e quelli di tradizione egiziana. Tre sono le serate cult: quella del mercoledì che si chiama "Arabic jazz". Poi c'è quella del giovedì che è la serata "Le mille e una notte": c'è la danza del ventre, musica dal vivo e pure un cartomante e una tatuatrice. E poi c'è la domenica, la serata " Souk del pacha". Questa è la più figa. Si viene serviti ai tavoli da arabi travestiti da tuareg.

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    So' tutti mezzi nudi e c'hanno solo un turbante blu in testa. Se volete venire qua la domenica prenotate qualche settimana prima. Tutte le arabe arrapate di Milano qua sono fisse e non alzano i loro culoni dalle sedie. Al Riad Yacut è possibile incontrare anche molti russi e italiani benestanti appassionati di cultura araba (si proprio di cultura!).

    Tanti i personaggi noti che sono venuti qua a scrocco di qualche riccone arabo: da Eva Henger ad Alessia Fabiani, da Raffaella Zardo ad Aida Yespica. Enzo Iacchetti ha persino prenotato una sera l'intero locale e ci ha fatto una serata dal titolo "Non sono Lady Gaga". Era pieno di drag queen (vedi foto).

    L'altra sera abbiamo beccato la conduttrice Tessa Gelisio (a cena col fidanzato Massimo), la campionessa (è mezza malgascia) europea di box Anita Kamisy Torti e la produttrice Simona Stoppa. Dalla l'altra parte della pista c'era pure una di nome Beatrice professione giornalista free lance (per mancanza di prove).

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    Si era messa una parrucca rosa in testa, a suo dire in onore di Sara Tommasi e dei suoi pornazzi (chiamate la neuro!). E' arrivata accompagnata da un arabo saudita e da una ragazza congolese, fighissima, incontrata chissà dove. Hanno ballato per tutta la sera davanti agli occhi basiti e divertiti degli arabi in sala. Poi sono saliti tutti e tre (assieme alla parrucca rosa) nel super privè...

     

     

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