libri come

CAFONALINO - ALL'AUDITORIUM BARICCO, SITI, CAMILLERI, VELTRONI, CORRIAS, PENNACCHI PROVANO A RACCONTARE ROMA - CAMILLERI: “UNA CITTA’ SPORCA E DECADUTA. E I ROMANI SONO DIVENTATI PIU’ IRASCIBILI” - PENNACCHI: “ALLA SINISTRA NON SERVE UN NUOVO RENZI MA UN NUOVO MARX”

pierluigi battista e antonio pennacchipierluigi battista e antonio pennacchi

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Francesco Persili per Dagospia

 

«La città in cui mi sono sentito immediatamente a casa è Il Cairo. Lì ho conosciuto persone ben diverse da quei luridi assassini che hanno ucciso il nostro compatriota ricercatore Giulio Regeni».

 

andrea camilleri (4)andrea camilleri (4)

Il giro del mondo di Andrea Camilleri parte dalla capitale egiziana («Sono certo di avere antenati cammellieri», cognomen omen) passa da Parigi («una grande delusione»), Dublino («Un pezzo di Napoli portato in Irlanda»), Vigata, la Macondo del commissario Montalbano, e approda a Roma.

 

La settima edizione di “Libri come”, la festa del libro e della lettura che ha portato oltre 20 mila persone nel fine-settimana all’Auditorium, scivola via tra i racconti e le suggestioni offerte dal tema scelto quest’anno: “Roma e le altre (città):

 

pino corriaspino corrias

«Quando arrivai nel ’49 – ricorda lo scrittore siciliano - questa era una città aperta, magica». L’amicizia col pittore Mario Mafai, lo sguardo metafisico di Alberto Savinio («il brutto addormentato nel basco»), i colori dell’amarcord dalla terrazza del Pincio. «Oggi Roma la trovo molto decaduta, è una città sporca e i romani sono diventati più irascibili. Fare il sindaco della Capitale è la cosa più difficile del mondo».

 

marino sinibaldi walter veltroni ferruccio de bortolimarino sinibaldi walter veltroni ferruccio de bortoli

Se Roma piange, Milano ride. È il destino incrociato delle due più grandi città italiane: ogni volta che una metropoli ha dato un’immagine positiva di sé, l’altra era in crisi, e viceversa. Ai 5 anni «più brillanti e gentili della recente storia politica» di Milano (copy Michele Serra) fa da pendant il marciume di Mafia capitale. Sotto la Madonnina si festeggia l’Expo, all’ombra del Cupolone avvizzisce «una borghesia che si va imborgatando», per dirla con Walter Siti.

 

nicola lagioianicola lagioia

«Milano è una città di poteri plurali che hanno surrogato la debolezza della politica, a Roma, invece, tutto questo manca. Mi interrogherei sulla classe dirigente capitolina», rimarca l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che aggiunge: «La differenza tra le due città è anche infrastrutturale».

 

«Dieci anni fa i ruoli erano capovolti, Letizia Moratti mi chiamò ad illustrare il modello Roma», fa notare l’ex sindaco della Capitale Veltroni che riflette sulle dimensioni extra-large della Città Eterna («grande come Parigi, Berlino, Bruxelles e Stoccolma messe insieme») che «dovrebbe avere dieci volte le risorse di Milano». 

 

«Roma non riesce fino in fondo ad essere una città corrotta: troppi impiegati», sosteneva Flaiano a metà del secolo scorso. I tempi sono cambiati e arriva il j’accuse del magistrato ex assessore Alfonso Sabella: «Roma è una città molto più corrotta di quanto sia mafiosa. La mafia non controlla il territorio come avviene in tante altre realtà del sud ma trova la sua linfa vitale dalla corruzione».

 

marino sinibaldi con andrea camillerimarino sinibaldi con andrea camilleri

L’uomo della legalità si scaglia contro la logica del fancazzismo che regna(va) in Comune e la mancanza di anticorpi nella società civile: «Trovo inquietante che molte persone si siano rese conto che a Roma esiste la mafia dopo il funerale di Vittorio Casamonica». Marino? «Avrebbe dovuto dotarsi, sin dall’inizio, di una squadra forte e competente anche a livello burocratico. Vuoi fare il marziano a Roma, fallo! Ma non basta la bici, devi arrivare con l’astronave».

 

Una città offre infiniti e inediti punti di vista. Tutti hanno un pezzo di Roma da raccontare in soggettiva. L’attore Marco Bocci, il commissario Scialoja della serie tv “Romanzo Criminale”,  nel suo primo romanzo scrive: «A Tor Bella Monaca c’è sempre qualcuno più furbo di te». Non ci voleva “Scialoja” per scoprirlo.

gazebo il conduttore  diego bianchigazebo il conduttore diego bianchi

 

Edoardo Albinati, autore di un poderoso volume che si snoda per le vie e le atmosfere del quartiere Trieste, denuncia la sua difficoltà nel definire i confini di Roma Nord. Nonostante gli innumerevoli tentativi, l’enigma resta irrisolto.

 

Una città è anche una geografia di memorie. Il Foro Italico, Cinecittà, la Città Universitaria, il Colosseo Quadrato, il falansterio di viale XXI Aprile di “Una giornata particolare” di Scola: l’editorialista del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, rievoca i pellegrinaggi col padre fascista tra le reliquie urbanistiche del ventennio («L’Eur non mi è mai piaciuto e non mi piace neanche adesso») e la damnatio memoriae a cui sono state consegnate architetture e opere del periodo mussoliniano, che fanno parte, invece, della nostra storia nazionale.

francesco piccolo con edoardo albinatifrancesco piccolo con edoardo albinatifederica angelifederica angeli

 

«Il sentimento della storia può essere colto solo attraverso il romanzo», scandisce il “fasciocomunista” Antonio Pennacchi, che scodella il mito fondativo della nuova Latina (con citazione d’obbligo per “Big Boss”, detto così per il suo pene lunghissimo) piccona l’intellighenzia fighetta che in passato lo ha accusato di parlar bene del fascismo e radiografa la politica al tempo della crisi delle ideologie.

 

pierluigi battista  antonio pennacchipierluigi battista antonio pennacchi

«Oggi destra e sinistra non hanno più visione strategica. Quello che serve non è un nuovo Renzi ma un nuovo Marx. A Roma voterei Giachetti ma la crisi della Capitale è profonda – prosegue lo scrittore di Latina - Amministrare una città non significa pensare solo alle buche e alla monnezza. Il problema  è costruire un’idea di città per i prossimi 50 anni».

 

filippo sensifilippo sensi

Come si uscirà da questa crisi epocale? «Non faccio il filosofo, io scrivo romanzi ma sono convinto che la soluzione non sta nelle risposte reazionarie di chi dice no a tutto (no all’industria, no alle trivelle) ma nelle stelle, nella conquista dello spazio. Chi lo farà? Che cazzo ne so, io racconto storie…». Le stelle. Lo spazio. Mentre qui si fa ancora fatica a trovare i confini di Roma Nord.

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