
ABODI, È MEGLIO SE VAI IN FERIE – L’ULTIMO MESE PER IL MINISTRO DELLO SPORT È STATO UN DISASTRO: PRIMA DEL PASTROCCHIO SUL DECRETO SPORT, CON IL GOVERNO COSTRETTO ALLA RETROMARCIA PER I RIMBROTTI DEL QUIRINALE, AVEVA PERSO CON IL SUO GRANDE NEMICO, MALAGÒ, PER LA PRESIDENZA DEL CONI (ABODI PUNTAVA SU PANCALLI, HA VINTO BUONFIGLIO). E POI C’È STATA LA FIGURACCIA DI WIMBLEDON: PER LA PRIMA VOLTA HA VINTO UN ITALIANO, JANNIK SINNER, MA SUGLI SPALTI NON C’ERA NESSUNA AUTORITÀ…
Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”
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Un tris di sconfitte incassate nel giro di un mese o poco più, a cominciare dal voto di fine giugno al Coni e finito con il decreto Sport finito sotto gli strali del Quirinale. Con l’inframezzo della rumorosa assenza alla finale di Wimbledon. E mai le vacanze furono così propizie per allentare la pressione sul ministro dello Sport, Andrea Abodi.
La pausa agostana servirà per respirare un po’. L’ultimo mese non è stato proprio da incorniciare per il ministro, che finora ha saputo scalare le gerarchie. Tanto che più di qualcuno lo indica come possibile candidato della destra al Campidoglio per sfidare Roberto Gualtieri.
Intanto Abodi, prima di qualsiasi scenario futuro, si è posto l’ambizioso obiettivo di cambiare tutto, rovesciare il sistema sportivo. Lo ripete ai suoi interlocutori in ogni occasione utile.
Per i sostenitori si tratta di un progetto di rinnovamento, con gli underdog che arrivano ai vertici in stile Meloni. Per i detrattori, invece, è solo una scalata al potere, perché i nomi hanno una certa vicinanza, presente o passata, ad Abodi o comunque vantano un’estrazione a destra.
[…] Il ministro è finito suo malgrado sotto i riflettori. Dopo gli articoli di Domani e del Fatto quotidiano sullo scontro estivo con il Quirinale, in merito al contenuto del decreto Sport, la tensione è salita. Arrivando al pressing asfissiante per lo stralcio delle norme sgradite al Colle perché prive del carattere di urgenza.
La gestione del dossier non è andata giù a Palazzo Chigi. Giorgia Meloni ha fatto trapelare il proprio malumore, scaricando le responsabilità sul ministro, che comunque è sempre stato un protegé della premier. Uno degli intoccabili, a dispetto degli appetiti di molti – anche dentro Fratelli d’Italia – intorno al ministero.
Sulla vicenda del decreto Sport, però, un po’ tutti hanno perso la pazienza, anche quelli che nel governo – la Lega di Matteo Salvini in testa – non avrebbero voluto cedere su tutta la linea alle richieste di Sergio Mattarella. Le battaglie richiedono però una strategia, non un arrembaggio a tutto campo.
L’insistenza di Abodi sul decreto ha reso oltremodo complicato il dialogo con gli uffici del Colle. Il dibattito si è incartato sulla commissione indipendente per il controllo dei conti delle società sportive professionistiche, uno dei fiori all’occhiello del mandato del ministro.
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Il Quirinale ha chiesto la cancellazione della norma, che prevedeva pure il ricorso al giudice ordinario al posto della giustizia amministrativa (con tempi più lunghi). Il ministro ha resistito. Ma in modo troppo plateale. Una stranezza, per un profilo dai tratti manageriali come Abodi. Anche i più acerrimi nemici gli riconoscono modi miti. Invece ha fatto trasparire una certa irritazione di fronte all’interventismo del Colle.
A quel punto il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, ha dovuto cercare una mediazione più faticosa del previsto. Il risultato è stato quello di aver cassato tutto, compreso l’articolo su Sport e Salute, relativo al ruolo della società pubblica negli eventi beneficiari di almeno 5 milioni di euro di contributi statali.
[…] La retromarcia, in questo modo avventuroso, rappresenta una sconfitta per il ministro pure su un fronte caldo, quello aperto con le federazioni, in testa la Federcalcio di Gabriele Gravina.
La Figc non ha mai gradito l’idea di dover finanziare l’organismo – con 1,6 milioni di euro – e “concedere” il personale della federazione alla commissione. Più di qualcuno sostiene che sia a rischio l’autonomia delle federazioni. Per Abodi invece era un dovere: i controllati devono sostenere i controllori.
[…] L’estate di Abodi era iniziata sotto una cattiva stella con l’elezione al Coni di Luciano Buonfiglio, il candidato sponsorizzato dal suo avversario Giovanni Malagò, vincente su Luca Pancalli, preferito invece dal ministro che aveva schierato l’intero governo dalla parte sbagliata della competizione.
La debacle è costata un gelido rimprovero del sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, alla presenza di altri colleghi. Il gran consigliere di Meloni non ha apprezzato la scelta. Tra Abodi e Malagò c’era un conto aperto.
L’ex presidente del Coni ha chiesto in ogni modo una proroga per un altro mandato, almeno per arrivare a tagliare il nastro dell’Olimpiade invernale di Milano-Cortina. Il ministro ha posto il veto, ribadendo che la legge parlava chiaro: non c’era spazio per un prolungamento dell’incarico. E Malagò si è tolto il sassolino dalla scarpa puntando su Buonfiglio.
andrea abodi foto mezzelani gmt016
In mezzo […] c’è stato il pasticciaccio di Wimbledon con l’Italia che ha perso sugli spalti, senza rappresentanti istituzionali, mentre Jannik Sinner vinceva sul campo, diventando il primo azzurro a farlo sull’erba londinese. «A volte bisogna stare con la famiglia», è stata la motivazione fornita dal ministro, attirandosi ironie e attacchi […]