IL MAGHEGGIO MONDIALE DI BLATTER – BEHA: ‘NESSUNO SI INDIGNA, ANZI IL SORTEGGIO LO VORREMMO TRUCCARE NOI, MA NON NE SIAMO CAPACI, SE NON ALL’INTERNO DELLA NOSTRA BOTTEGUCCIA NAZIONALE’

Oliviero Beha per "Il Fatto Quotidiano"

Sguinzagliatevi su Internet inseguendo i video sul sorteggio Mondiale di venerdì scorso e le notizie sugli hacker in perlustrazione dei segreti Fifa con violazione dei siti protetti: parlare di dubbi, di "torteggio" invece che di sorteggio pare il minimo.

Del resto quello che accade dietro le quinte è truffaldino in proporzione a quello che avviene al proscenio: voglio dire che se urbi et orbi Blatter e soci cambiano le regole come pare a loro creando e mischiando urne, figuriamoci nelle spire degli intrighi, con le palline "calde" di una volta o le riprese tv "artate" di oggi. I Mondiali sono un grande affare all'interno del quale ci sono interessi diversi da comporre. La sorte potrebbe metterli in difficoltà o ridurne la portata, ergo eliminiamo tali rischi.

Forse non ci siamo arrivati, forse: ma il giorno in cui convenisse, perché non stabilire a tavolino chi vince o almeno chi arriva in semifinale agendo affinché ci siano tutte le condizioni possibili, in campo e fuori, perché vada come stabilito, distribuendo in giro vantaggi sociopoliticoeconomici? Si obietta: la palla è rotonda.

Ma il problema va oltre la palla, e tutto il contesto può assumere tranquillamente la forma quadrata a condizione che agli aficionados, ai consumatori del business telesferico vada bene così. Cioè non se ne accorgano, o se ne freghino, assumendo calcio come nel west gli indiani alcool.

E mi pare proprio che vada bene così, in Italia e all'estero, all'Uefa di Platini come alla Fifa di Blatter. Nessuno si indigna particolarmente se si trucca un sorteggio o qualche partita (qualche?) viene "recitata" come in un incontro di wrestling. La parte emotiva scaccia il ragionamento. Il tifo, la passione, la distrazione di massa/e sono una calamita troppo forte specie in mancanza d'altro perché realisticamente si ripudi un pallone bucato.

E ovviamente peggio stanno le folle e i singoli nella crisi divorante più il calcio resiste ai suoi lati oscuri. Voglio dire che oggi neppure se il Blatter di cui sopra dal cognome onomatopeico ed entomologico, che sarebbe piaciuto a Landolfi (Tommaso, il più grande scrittore "azzurro" del secondo ‘900), dicesse in diretta tv: "Sì certo, il sorteggio era combinato: e allora?", a qualcuno verrebbe scucito un baffo. Dico di quel Blatter che si è professato grande amico di Mandela, con minuto di silenzio subito crogiuolato dagli applausi, nei confronti del quale il boss svizzero vanta una biografia semplicemente opposta.

Si preoccupi piuttosto di quel che accade in Brasile ai più poveri, e alle risse feroci negli stadi (l'ultima è di ieri). Di Mandela ha scritto invece il difensore dell'Atalanta, Stendardo, mai come in questo caso no-men omen per la passione vessillifera con cui si è riferito a "Madiba". Stendardo era quello punito per aver disertato una partita per sostenere gli esami di Stato da avvocato... Per dire... Fa parte di questa calciodipendenza che ci porta ad accettare tutto e gaberianamente a "far finta che il pallone sia sano" anche il tripudio di molti - troppi - tra gli addetti ai lavori per la qualità dell'ultimo Roma-Fiorentina.

Fa il paio con la stessa partita di un anno fa, finita sempre con la vittoria della Roma (stavolta 2-1, l'altra 4-2) che al tempo aveva Zeman semiosannato in panchina. Sia allora che oggi si sono sprecati gli ooh di maraviglia del tipo "che spot per il calcio!" e similia, al punto che il capace Garcia ha sviolinato l'insieme come "match da vera Champions League".

Bè, calma: se si parla da tifosi, meglio farlo per il pallone che per la politica come accade ormai da più decadi, certamente, ma il tifo è una indisciplina sportiva (?!?) particolare. Se lo fa Garcia, vende il suo prodotto. Se lo fanno i media, idem. Ed è il motivo per cui a nessuno andrebbe di fare un'eventuale campagna contro i sorteggi truccati e tutto il resto del calcio in ombra, ed è il motivo per cui la percezione popolare dei maneggi sul business continua a rimanere bassa o diventa sempre più bassa.

Ma per chi abbia un minimo di senso comune per come vanno le partite e come giocano davvero le squadre, sia questa che la Roma-Fiorentina di un anno fa sono state il festival delle lacune. Difese strapazzate da disposizioni tattiche senza cervello (la Fiorentina), folate da pila elettrica per cui o è luce o è buio (la Roma), e insomma squilibri macroscopici che un buon livello europeo davvero non dovrebbe prevedere. Non è un caso che tra oggi e domani rischiano chi pochissimo chi molto di andar fuori al primo turno tutte le tre squadre italiane in Champions, termometro della temperatura internazionale della nostra Rotondocrazia.

Un calcio in riserva, con una politica sportiva in riserva, a rimorchio dei Blatter e dei Platini, un calcio in cui la credibilità non è più da un pezzo un requisito necessario. Un sorteggio truccato, insomma, a noi starebbe non bene ma benissimo, solo che lo vorremmo truccare noi. E non ne siamo capaci, se non all'interno della nostra botteguccia nazionale, del nostro sistema mediatico, dei nostri arbitrelli ecc. ecc. Ma che volete, nel buco nero anche un pallone che pur sgonfio rimbalza ancora può tenere compagnia...

 

 

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